Barbara Spinelli per il “Fatto quotidiano”
Sabato a San Giovanni le Sardine hanno annunciato il loro programma, non economico né sociale, ma incentrato quasi interamente sulla comunicazione e sull' uso nonché controllo dei social network.
Essendomi occupata di questo tema nella scorsa legislatura europea, come relatore della risoluzione dell' aprile 2018 sul pluralismo e la libertà dei media nell' Unione europea, non posso fare a meno di esprimere disagio.
Ricordo che le principali obiezioni a una piena libertà dei media e a un più scrupoloso rispetto del diritto internazionale sono venute - durante i negoziati che ho condotto con i vari gruppi del Parlamento prima che la relazione venisse adottata - dal Partito popolare, dai Conservatori e da buona parte dei Socialisti e dei Liberali. Le obiezioni non mi hanno permesso, tra l' altro, di mantenere nella sua integralità il paragrafo sul reato di diffamazione, di cui chiedevo la depenalizzazione.
mattia santori a piazza san giovanni
Meglio dunque i silenzi e il vuoto di messaggio delle prime manifestazioni di piazza che la nuova Costituzione distopica "pretesa" dalle Sardine (ma da chi, fra le Sardine?) nei 6 punti indicati a San Giovanni. Eccoli elencati, in ordine di gravità.
Il numero 5 ("La violenza verbale venga equiparata a quella fisica") non resisterebbe al giudizio di nessuna Corte: internazionale (Onu), europea o nazionale. Da anni - e soprattutto dall' inizio delle guerre contro il terrorismo - le Corti discutono e sentenziano su quale violenza sia condannabile, nei media offline e online: i verdetti invariabilmente e puntigliosamente separano la violenza verbale da quella fisica, pur fissando alcuni paletti molto ben definiti alla violenza verbale (in sostanza: la violenza che prelude inequivocabilmente a IMMINENTI violenze fisiche). L' equiparazione è un temibile novum giuridico, da evitare a tutti i costi e in tutte le sedi.
mattia santori sardina in chief 1
Il reato di diffamazione, criticato da diverse Corti europee e internazionali che raccomandano di sostituirlo con l' imputazione di illecito amministrativo, viene rafforzato.
I numeri 3 e 4 promettono male, contaminati come sono, e forzatamente, dal numero 5 che introduce il novum giuridico sulla violenza. Il numero 3 pretende "trasparenza nell' uso che la politica fa dei social network".
Il numero 4 pretende che "il mondo dell' informazione traduca tutto questo nostro sforzo in messaggi fedeli ai fatti". Si profila l' aspirazione a un vasto controllo/soppressione dei media e dei loro contenuti, soprattutto online. Tutto quello che viene ritenuto violento (da chi? Da quale istanza?) è passibile di azioni che limitano la libertà di diffondere e ricevere informazioni.
nibras asfa sul palco delle sardine
Il numero 6 pretende l' abrogazione dei decreti Sicurezza. È l' unico punto veramente sensato, ma se la pretesa sulla violenza contenuta nel numero 5 (applicata in vari ambiti: media online e offline, manifestazioni pubbliche etc.) viene inserita nei decreti riscritti, è meglio forse tenersi quelli di Salvini.
Il numero 2 ("Chiunque ricopra la carica di ministro comunichi solamente nei canali istituzionali") blinda le oligarchie e non le obbliga, come invece queste dovrebbero, a comunicare tous azimuts, anziché solo nei canali istituzionali. La comunicazione limitata le protegge da ogni sorta di attacco esterno, rinchiudendole in un recinto separato.
Il numero 1 recita: "Chi è stato eletto vada nelle sedi istituzionali a lavorare". È immaginabile che si faccia qui riferimento alle attività non istituzionali di Salvini ministro dell' Interno. Ma la pretesa viene generalizzata e ha un suono inquietante, soprattutto se legata al numero 2.
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