Indagato e salvato dalla prescrizione. Ma per Gaetano Manfredi, neo-ministro dell'Istruzione accusato di falso nell'inchiesta dei balconi marci a L'Aquila (prima udienza preliminare fissata solo nel febbraio 2020, a 6 anni dall'inizio delle indagini) il problema politico e di opportunità resta, eccome.
Paolo Becchi, che per primo su Twitter ha fatto notare il "dettaglio" nel silenzio sospetto dei parlamentari della maggioranza (cosa ne pensano, ad esempio, i manettari del M5s?) e dei maggiori organi di informazione, oggi ha due domandine da porre al Rettore della Federico II, nonché Presidente della CRUI. "È vero che prima della prescrizione il Rettore ha nominato come Revisore dei Conti il Procuratore della Corte dei Conti dell'Aquila?". E ancora: "È vero che il Rettore è stato denunciato da un collega della stessa Università per abuso di potere ed omissione di atti d'ufficio e che la magistratura ha archiviato la denuncia scrivendo che non sarebbe stato opportuno (!) sentire come testimoni professori citati come testi?".
LO SPACCHETTAMENTO FREGA DI MAIO
Doppia poltrona, una fregatura per il Movimento 5 Stelle. I retroscena sulla nomina di Lucia Azzolina all'Istruzione e Gaetano Manfredi all'Università e Ricerca, infatti, svela il malumore dei grillini per la decisione del premier Giuseppe Conte. Sabato sera, a qualche ora dalla conferenza stampa d'annuncio a Palazzo Chigi, dal Movimento filtra un virgolettato: "Abbiamo perso la maggioranza in Consiglio dei ministri".
La grillina Azzolina infatti sostituisce numericamente il collega (quasi ex) di partito Lorenzo Fioramonti, ma è il tecnico Manfredi (rettore dell'Università Federico II di Napoli e fratello di un ex deputato del Pd) a spostare gli equilibri: oggi, infatti, si contano 11 ministri per il centrosinistra (contando i dem e i renziani di Italia Viva) e solo 10 per il Movimento 5 Stelle, che pure è il primo partito in Parlamento ed è vitale, dunque, per la sopravvivenza della maggioranza giallorossa e di questo fragilissimo governo. Resta da capire se le conseguenze dello spacchettamento deciso dai Conte siano state sottovalutate (politicamente, fatto sconcertante) o se sia invece un disegno preciso del premier, un segnale mandato a Luigi Di Maio che nelle ultime settimane ha lanciato contro Palazzo Chigi messaggi sempre più ostili.
MANFREDI
"Io indagato? Un atto formale". Gaetano Manfredi, neo-ministro dell'Università e Ricerca designato sabato mattina dal premier Giuseppe Conte, è subito un caso spinoso per il governo e per i manettari del M5s. Il rettore dell'Università Federico II di Napoli si difende con un'intervista al Corriere della Sera, ma Franco Bechis sul Tempo.it ricostruisce nel dettaglio il caso sollevato poche ore prima da Paolo Becchi su Twitter.
Su Manfredi "pende una accusa di falso come collaudatore delle case che Silvio Berlusconi fece costruire a L'Aquila", inchiesta passata alla storia come quella sui "balconi marci" della ricostruzione post-terremoto. Il neo-ministro "aveva fatto da ingegnere collaudatore la perizia sui materiali delle case scrivendo una relazione ritenuta falsa dagli inquirenti".
Tra contrattempi ed errori tecnici vari, però, il processo non è mai stato istruito e dunque per i 29 imputati rimasti (Manfredi compreso) alla luce della data prevista per la prima udienza preliminare (5 febbraio 2020) è praticamente certa la prescrizione. Altra beffa per gli intransigenti grillini che hanno dovuto ingoiare un ministro indagato e pure prescritto, alla faccia del "fine processo mai" sognato dal suo nuovo collega alla Giustizia Alfonso Bonafede.
luigi di maio lorenzo fioramonti 1 luigi di maio lorenzo fioramonti