Stefano Montefiori per corriere.it
Perché il ministro degli Esteri Sergei Lavrov continua a evocare la guerra nucleare? La definisce devastatrice, ma questo lo sappiamo dagli anni Cinquanta. Perché questa insistenza?
«La deterrenza è un dispositivo umano, sociale, abituale, che consiste nell’impedire a qualcuno di fare qualcosa. La retorica dissuasiva russa nel contesto nucleare consiste nell’impedire ai Paesi della Nato di reagire in un modo che metta a rischio il successo delle loro operazioni militari in Ucraina», dice uno dei massimi esperti francesi di armi nucleari, il politologo Benjamin Hautecouverture della Fondation pour la Recherche Strategique.
A dispetto di quel che dice Lavrov, gli occidentali non sembrano raccogliere la provocazione. Gli Stati Uniti hanno rinviato le esercitazioni del missile nucleare Minuteman, Francia e Gran Bretagna non rispondono a tono.
«Penso che sia un’ottima scelta. Anche il silenzio è una risposta, è un modo per dire che la deterrenza nucleare reciproca è una cosa seria, mentre parlarne con troppa facilità in pubblico è inutile e controproducente. Il presidente francese Macron ha ignorato questa questione quando si è rivolto ai francesi, ma ha inviato un messaggio all’esercito, disponibile sul sito dell’Eliseo, in cui indica l’avventurismo militare di Putin con una frase molto breve ed efficace. "Manterremo le nostre posizioni permanenti che garantiscono la sicurezza dei francesi". È una risposta indiretta a Putin, per ricordare in modo più sottile che la deterrenza nucleare ce l’abbiamo anche noi».
Perché le uscite di Lavrov sul nucleare sono controproducenti?
«Perché sono spacconate che trasmettono impotenza più che potenza. La dissuasione non si proclama, o c’è o non c’è. È una disciplina seria, con le sue regole. Siamo nell’ambito di un messaggio, da chi parla a chi ascolta. Per convincere chi ascolta, il messaggio deve essere convincente. A furia di ricorrere alla retorica nucleare, paradossalmente il messaggio dissuasivo perde di forza, si banalizza. I silenzi occidentali sono più eloquenti».
La Russia parla di atomica per scoraggiare l’Europa e in generale l’Occidente dall’aiutare l’Ucraina. Ma qual è la linea rossa da non superare?
«La linea rossa è l’invio di truppe, che infatti nessun Paese aderente alla Nato manderà. Poi c’è una linea arancione scuro, rappresentata dai sistemi di armamento pesanti, offensivi».
Per questo si specifica che le armi inviate dalla Ue all’Ucraina sono armi «difensive»?
«Sì, l’indicazione che si tratta di armi difensive risponde a questa logica. Non stiamo inviando carri armati».
E anche sugli aerei da combattimento c’è stata una marcia indietro.
«Da un lato Ue e Stati Uniti vogliono inviare armi che gli ucraini possano utilizzare immediatamente, e un aereo da caccia, comunque, richiede un minimo di conoscenza del mezzo. Dall’altro, credo che la marcia indietro in particolare della Polonia risponda anche a questo ragionamento: meglio limitarsi ad armi leggere, difensive, per non oltrepassare quella linea che possiamo definire arancione scuro».
L’invasione russa dell’Ucraina, con relative minacce nucleari esplicite da parte della Russia, rappresenta una rottura della teoria della dissuasione reciproca per come l’abbiamo conosciuta finora?
«No, direi non ancora. Per il momento la deterrenza nucleare è preservata, nessuno vuole ricorrere all’atomica perché sa che la risposta sarebbe ugualmente atomica e immediata. La guerra in Ucraina è passata da bassa a alta intensità, ma siamo ancora sotto la soglia nucleare. La deterrenza classica è ancora in funzione e lo sarà finché la Russia non attaccherà un Paese della Nato, per esempio i Paesi baltici o la Romania o la Polonia».
Il contingente Nato in questi Paesi sta aumentando, la Francia ha appena mandato 600 soldati in Romania.
«È appunto per sottolineare l’altra linea rossa da non superare, l’attacco a un Paese Nato che farebbe scattare l’articolo 5 del Trattato con il rischio di arrivare a quel punto a un conflitto nucleare. Comunque, per adesso la dissuasione nucleare sta funzionando, e i suoi codici non sono cambiati. Bisognerà vedere tra qualche settimana».
Che cosa pensa della teoria che Putin sia diventato paranoico e abbia perso l’equilibrio mentale?
«Ci vorrebbe uno psichiatra per stabilirlo in modo certo. Dal punto di vista strettamente militare, mi pare che le mosse della Russia per ora ubbidiscano a una logica: l’80/90 per cento dello spazio aereo è in mano alla Russia, aeroporti distrutti, centri di comando ucraini attaccati, un corridoio in creazione tra la Russia e la penisola di Crimea.
Non siamo ancora nella situazione della battaglia di Stalingrado e di Hitler che cambia i generali perché gli dicono il contrario di quel che desidera. Sono piani tattici che avanzano magari meno velocemente del previsto, ma che sono coerenti e purtroppo continuano a essere messi in atto. Non penso che allo stato si debba avere paura di un Putin impazzito che scatena la terza guerra mondiale. Possiamo temere che le cose per lui peggiorino a tal punto da volere uccidersi e portare il mondo con sé, ma per adesso sono congetture».
La Russia potrebbe passare a uno stadio superiore e scegliere di usare armi atomiche tattiche, di potenza inferiore, se non riuscisse a vincere la guerra convenzionale?
«È una teoria che è stata discussa in seno al Cremlino, l’idea dell’“escalation per la de-escalation”: usare un’arma atomica di bassa intensità, per esempio equivalente a 10 kiloton (quella di Hiroshima è stimata in 15 kiloton, ndr), per ottenere effetti operativi militari diventati fuori portata con le armi convenzionali. È uno scenario non impossibile, ma lo definirei poco probabile. Questa teoria è molto discussa anche negli Stati Uniti durante la presidenza Trump, ma per il momento non è entrata nella dottrina nucleare della Russia».
vladimir putin emmanuel macron giuseppe conte
La Francia è l’unico Paese dell’Unione europea dotato dell’arma nucleare. Questo la pone in una situazione particolare rispetto alla guerra in Ucraina?
«Non direi, mi sembra che la Francia sia come l’Italia, la Germania e gli altri, cioè che goda dell’ombrello della Nato e dell’articolo 5 che prevede la risposta di tutta l’alleanza nel caso che un Paese venga attaccato. È vero, la Francia dispone anche di una deterrenza nucleare “centrale”, legata ai suoi interessi nazionali vitali, ma in questo caso entra in gioco quella “estesa”, legata alla Nato».
putin QUANTO COSTA LA GUERRA ALLA RUSSIA PUTIN