GLI "EREDI" DI MANDELA NON SANNO GOVERNARE - SECONDO I SONDAGGI IL PARTITO DI MANDELA, L'AFRICAN NATIONAL CONGRESS, NON OTTERRÀ LA MAGGIORANZA DEI VOTI ALLE PROSSIME POLITICHE (DEL 29 MAGGIO) E DOVRÀ FORMARE UN GOVERNO DI COALIZIONE: È LA PRIMA VOLTA DOPO 30 ANNI - I SUDAFRICANI SI SENTONO TRADITI DA CHI DOVEVA "LIBERARLI DALL'OPPRESSIONE DEI BIANCHI" E INVECE HA PENSATO SOLO AL MAGNA MAGNA: LA DISOCCUPAZIONE E' A LIVELLI RECORD, L'ECONOMIA VA MALE E LA CORRUZIONE DILAGA...
Elena Caputo per l’ANSA
Per il partito di Nelson Mandela in Sudafrica le prossime elezioni politiche e presidenziali, previste il 29 maggio, potrebbero segnare la fine di un'era. L'African National Congress, il partito anti apartheid al potere da 30 anni consecutivi, secondo i sondaggi non perderà la maggioranza, ma potrebbe vedersi costretto a formare un governo di coalizione. Al voto andranno 26,7 milioni di aventi diritto chiamati ad eleggere i 400 deputati della settima legislatura. Sulla scheda elettorale, troveranno i simboli di 52 partiti.
L'Anc si prepara al voto più importante dall'avvento dell'era democratica nel 1994. I sondaggi sono unanimi nel non attribuirgli più del 40% o 50% delle preferenze, in netto calo dal 57,5% delle ultime elezioni nel 2019. Con una mossa inusuale il presidente Cyril Ramaphosa ha fatto un discorso alla nazione domenica sera elencando una serie di successi, nel tentativo finale di convincere l'elettorato a dare un'altra chance al suo partito, nonostante il Sudafrica sia oggi considerato dalla Banca Mondiale come il Paese con il più alto coefficiente di diseguaglianza al mondo.
Il tasso di disoccupazione ha raggiunto il livello record del 32,1% sfiorando il 45% tra i giovani, l'economia è stagnante e anni di cattiva amministrazione e corruzione nelle istituzioni ha portato al degrado degli enti statali. Il governo di Ramaphosa è osteggiato sia dalla destra liberale che dalla sinistra radicale.
La Democratic Alliance (Da), primo partito di opposizione di centro-destra, ha promesso di "salvare il Sudafrica". Il leader John Steenhuisen ha concluso la campagna elettorale con la speranza che, insieme ad altri partiti minori di simile inclinazione politica, si possa formare una coalizione del 50% in Parlamento.
Il Da dovrebbe ottenere tra il 21 e il 27% delle preferenze. I risultati delle elezioni dipenderanno anche dall'affluenza alle urne che i sondaggi prevedono tra il 55% e il 60%. Oltre al diffuso malcontento della popolazione, l'ennesima spina nel fianco per l'Anc è stata la formazione del partito uMkhonto weSizwe, guidato dall'ex presidente Jacob Zuma. Mk è stato fondato nel dicembre del 2023 dall'82enne ex presidente populista, che ha sulle spalle multiple cause per corruzione pendenti, ma che gode ancora di grande popolarità nella grande provincia del KwaZulu Natal.
La sua campagna per l'abolizione dello stato di diritto incoraggia il ritorno a un governo di stampo quasi tribale che ha l'intento di riportare Zuma alla presidenza e scagionarlo da ogni accusa. Il partito Mk potrebbe concludere con l'8-9% dei voti a livello nazionale e possibilmente vincere l'intera provincia del KwaZulu Natal.
Nel frattempo, il leader dell'attuale terzo partito del Paese, Economic Freedom Fighters (Eff), partito radicale estremista di sinistra che chiede la nazionalizzazione dei beni e l'esproprio della terra, ha perso diversi punti a favore del Mk di Zuma. Ciò non ha impedito al capo del partito, l'impetuoso Julius Malema, di autoproclamarsi presidente del Paese durante l'ultimo raduno ieri nella provincia del Mpumalanga.
I risultati finali non sono previsti prima del fine settimana e per legge devono essere finalizzati e annunciati entro sette giorni dal voto. Il nuovo Parlamento dovrà riunirsi entro il 14 giugno ed eleggere il nuovo presidente del Paese durante la seduta di apertura. Oggi sono stati aperti i seggi ai circa 600.000 cittadini aventi diritto al voto anticipato: anziani, malati, lavoratori essenziali e detenuti, dando il via di fatto alla tornata elettorale.