Testo di Paolo Becchi e Giovanni Maria Leotta per Dagospia
24 giugno 2020
Abbiamo letto l’articolo di Luca Ricolfi e lo studio della Fondazione Hume (https://www.fondazionehume.it/societa/landamento-dellepidemia-nelle-province/), rilanciato subito da Huffingtonpost e abbiamo confrontato i dati ivi commentati con quelli pubblicati dalla Protezione civile. E ci siamo concentrati sui dati che fanno riferimento alla Regione Lombardia, la regione più colpita dall’emergenza sanitaria.
Nell’articolo si lancia l’allarme di un aumento dei nuovi contagi in 8 province della Lombardia nei primi 18 giorni di giugno ma non è affatto chiaro se e con quale diverso periodo di tempo siano confrontati tali dati di giugno. Commentare dei dati in termini di valori assoluti senza confrontarli con un periodo temporale precedente o, almeno, con un periodo analogo di un anno (o di una media di anni) precedente non è corretto perché manca un termine di paragone per calcolare il distanziarsi del nuovo dato rispetto a un dato consolidato.
Noi abbiamo, invece, analizzato i dati rilasciati dalla Protezione civile dei nuovi contagi riferiti alle ultime sei settimane per la Lombardia, scorporandoli poi per ciascuna delle 11 province e per la città metropolitana di Milano. Purtroppo, l'unico dato a disposizione a livello provinciale è il numero dei nuovi contagi giornalieri e di questo dobbiamo accontentarci; ma è già qualcosa (ed è d’altronde lo stesso dataset cha ha a disposizione Ricolfi). Sono state, poi, elaborate tabelle e grafici con l’andamento giornaliero e relative aggregazioni settimanali.
Orbene, dai dati della Protezione civile analizzati emerge in maniera chiara che in tutte (sì, proprio tutte!) le province della Lombardia (e anche nella città metropolitana di Milano) i numeri dei nuovi contagi delle ultime tre settimane (cioè il periodo 1-21 giugno, che comprende il periodo considerato da Ricolfi: 1-18 giugno) sono inferiori rispetto a quelli delle tre settimane precedenti (periodo 11-31 maggio).
Qui sono pubblicati i dati ufficiali della Protezione civile dal 24 febbraio al 21 giugno 2020 con i valori giornalieri e le aggregazioni settimanali dal 24/02 al 21/06:
https://github.com/coronaviruscontagi/lombardia/blob/master/LOMBARDIA_REGIONE_E_PROVINCE.pdf.
Non conosciamo con esattezza, non essendo stato indicato, se e con quale periodo temporale Ricolfi abbia confrontato i dati dei primi 18 giorni di giugno ma dai confronti che sono stati fatti da parte nostra risulta che non c’è stato alcun aumento dei nuovi contagi in Lombardia nell’ultimo mese, dopo la dismissione della chiusura del paese, c.d. lockdown. E non capiamo, pertanto, sulla base di quale valore medio di possa segnalare l’aumento.
In particolare, a livello di Regione Lombardia, che sembrerebbe il contesto più preoccupante, si cala da 7.461 nuovi contagi nel periodo dall’11 al 31 maggio a 4.000 contagi dal 1° al 21 giugno con le seguenti partizioni provinciali:
Bergamo: da 1.625 a 754;
Brescia: da 1.218 a 711;
Como: da 357 a 200;
Cremona: da 211 a 118:
Lecco: da 257 a 74;
Lodi: da 203 a 83;
Mantova: da 106 a 87;
Milano: da 1.700 a 1.085;
Monza e Brianza: da 463 a 213;
Pavia: da 561 a 204;
Sondrio: da 176 a 104;
Varese: da 437 a 238;
province in via di definizione: da 257 a 74.
CORONAVIRUS AL MARE CALDO ESTATE
Siamo consapevoli che una nuova eventuale risalita del contagio possa porre problematiche serie rispetto alla sanità pubblica, ma prima di lanciare l’allarme occorre riscontrare una risalita effettiva del contagio, che al momento, non risulta essere in atto. È tuttavia da stigmatizzare chi vuole colpevolizzare le molte famiglie italiane le cui madri hanno portato i figli in spiaggia o nei centri estivi. “Finite le scuole, i giovani hanno cominciato a sciamare per le città, le mamme hanno cominciato a portare al mare e nei centri vacanze i loro pargoli», quasi che “der Willen zum Leben” , la “volontà di vivere” fosse, di per sé, colpevole!
Non tutti hanno a disposizione una villa con giardino in collina – come quella nella quale è ripreso il brillante docente nell’articolo postato – nella quale lasciare sollazzare i figliuoli; ci sono migliaia di famiglie in Italia che hanno più di un figlio in un appartamento in città con poche decine di metri quadrati e non riteniamo ragionevole che siano queste persone a essere fatte oggetto degli strali allarmistici senza alcun fondamento che abbia un riscontro nella realtà epidemiologica oggettiva.
Si consideri poi che ci sono moltissime famiglie che coi proventi stagionali del turismo si mantengono, così come i ristoratori e i gestori dei bar et similia. Insomma, a colpevolizzare la libera intrapresa degli “untori”, senza alcuna motivazione, si finisce per annichilire l’economia nazionale senza alcun riscontro epidemiologico fattuale.
È evidente che questo governo deve la sua sopravvivenza al virus e quindi “la seconda ondata” a Settembre è sicura e se non ci sarà saranno costretti ad inventarsela, un po’ come adesso si sta facendo con l’aumento dei contagi che non c’è. Non contano i fatti ma le interpretazioni. Hume non sarebbe molto d’accordo, ma pazienza. Oggi è Nietzsche a dettare la linea.
A Settembre sarà di nuovo chiuso tutto, le università hanno già preventivamente deciso di chiudere per sempre, tutto “blended”, ok , ma almeno lasciateci vivere due mesi in pace senza tormentarci, anche ai detenuti sono concessi permessi-premio e noi siamo stati bravi con guanti, mascherine, preservativi, distanziamenti, sanificazioni, telelavoro, videochiamate e videochiavate, ma ora per favore non rompete i coglioni almeno nei mesi di luglio e agosto. Se proprio non sapete cosa fare occupatevi del “virus degli altri”.