1 – IL MENU
Per il conclave grillino è stato predisposto un menu da 25 euro a persona. Partenza con un antipasto a base di frittata cipolle, pecorino col miele, lenticchie in insalata. Poi i primi: risotto con zucca e guanciale croccante e orecchiette melanzane, pomodori secchi e scaglie di pecorino. A seguire, arista con patate al forno e friggitelli. Dulcis in fundo, crostata di pesche.
2 – IL CONCLAVE DEL M5S: «SEGRETERIA IN FRETTA» LE CRITICHE A CASALEGGIO
Alessandro Trocino per il “Corriere della Sera”
ministri m5s all agriturismo cobragor
Un conclave al riparo delle orecchie rapaci dei cronisti, in un agriturismo alle porte di Roma, proprio come fece Beppe Grillo nel lontano 2013. Stavolta il gran cerimoniere è il capo provvisorio Vito Crimi, che ha chiamato a raccolta ministri e sottosegretari dei Cinque Stelle, in una tappa del percorso, che si annuncia estenuante, verso gli Stati generali. L'appuntamento è delicato e a porte sbarrate. Si devono decidere il percorso e la governance.
L'idea che si affaccia è che gli Stati generali rischiano di durare molto, troppo. L'opzione tre, quella scelta dagli eletti via mail, prevede che si parta dal basso, con riunioni locali e poi a poco a poco, dopo la presentazione di documenti, si vada a costruire un percorso che arrivi fino alla nomina di una leadership, che si vuole collettiva. Ma «bisogna fare in fretta» dicono in molti.
carlo sibilia luigi di maio federico dinca
Lo aveva detto Luigi Di Maio nei giorni scorsi, lo ripete Crimi in una pausa dei lavori: «Serve una struttura ben definita e che tutto sia fatto in tempi rapidissimi». Un'idea potrebbe essere quella di invertire i termini della questione: anticipare la nascita della segreteria collegiale e solo dopo partire con il dibattito. Ma molti sono contrari ed è probabile che si faccia solo in fretta, chiudendo la partita globalmente a fine ottobre.
Contrari a una scelta preliminare dei leader sono i 30-40 parlamentari dell'area Parole guerriere : «Prima di parlare di facce per la futura governance, si deve procedere all'individuazione di mozioni puntuali». Crimi nega che ci sia irritazione nei confronti del Pd: «Alzata di testa? Non mi sembra che ci sia da alzare la testa. Noi siamo insieme al governo e facciamo le cose insieme, non sto percependo questo alzare la testa da parte del Pd».
In effetti, l'irritazione è più diretta verso il premier Giuseppe Conte che in poche ore, dopo il voto delle Regionali che ha premiato i dem, ha smantellato - o dato l'impressione di farlo - molti dei capisaldi del Conte 1 e del Movimento, a cominciare dal reddito di cittadinanza. Anche se il capo politico ora prova a minimizzare: «Il reddito di cittadinanza va completato. Manca ancora tutta la parte legata alle politiche attive del lavoro. Non lo abbiamo mai nascosto».
Di Maio, dentro, avrebbe aggiunto: «Dovevamo attaccare, non giocare in difesa». Crimi annuncia un'accelerazione sulla riforma del fisco: «Dobbiamo riaprire il tavolo, è uno di quei temi che era stato aperto prima dell'arrivo del Covid e dobbiamo tornare a discutere, perché interessa tutti, famiglie, artigiani, commerciati».
L'impressione è che i 5 Stelle abbiano paura di trasmettere l'immagine di un partito ripiegato su se stesso, che discute di beghe interne.
Così è, in effetti, visto che anche ieri si è fatta una specie di seduta di autoanalisi, lamentando gli scarsi risultati ottenuti alle ultime elezioni e lo scarso appeal del Movimento. E si è contestato l'«eccessivo ruolo politico» assunto da Davide Casaleggio e da Rousseau: «Non deve più scegliere i candidati». Quello che è certo è che proprio per nascondere il travaglio del passaggio di governance e il calo dei consensi, il Movimento avrà bisogno di moltiplicare le proposte.
Va in questa linea il rilancio della riforma fiscale, ma anche il taglio dello stipendio dei parlamentari, altra tappa annunciata da Di Maio nella lotta anti «privilegi». Giuseppe Brescia ricorda che è in cantiere anche il referendum propositivo: «È fermo al Senato, ma è una priorità. Alla Camera l'abbiamo approvato, può essere migliorato ma va accelerato l'esame». Quanto al bicameralismo, il presidente della Commissione affari costituzionali non è per l'abolizione: «Per noi è un valore che una Camera corregga l'altra».
Ma si dovrebbe assegnare al Parlamento in seduta comune solo il compito di votare la fiducia al governo e la sfiducia costruttiva. E questa potrebbe essere anche la tesi portata avanti da Di Maio che, parlando con Fabio Fazio, ha incluso la riforma del bicameralismo tra le priorità.
2 – DALLO STREAMING ALLA FUGA IN CAMPAGNA CON L'AUTOBLU IL CREPUSCOLO DEI GRILLINI
Mario Ajello per “il Messaggero”
«Siamo tornati alle origini», dicono più o meno tutti con Crimi più degli altri, «e ora ripartiamo da quelle». Ma se i 5 stelle - chiusi a conclave in un agriturismo - fossero davvero tornati alle origini, arriverebbero a cavallo di un bucolico asino. O arriverebbero in zoccoli francescani magari azionati a idrogeno nel loro nuovo ritiro, dentro il verde semi-periferico vicino all' ospedale San Filippo Neri, e non in autoblu.
E sarebbero muti davanti ai giornalisti, e non ciarlieri ma per non dire niente, se non cose del tipo: «Il movimento è sempre il movimento». Anche se precipitato dal 30 al 10 per cento. I ministri ci sono tutti in questo agriturismo dal nome un po' inquietante: Cobragor. Di Maio vuole il direttorio allargato, e non un capo unico, ma sa che nel direttorio il capo sarà lui. Bonafede assicura ai colleghi: «Al massimo tra un mese faremo gli Stati Generali».
E comunque ieri s' è deciso - ma non definitivamente - che gli Stati Generali dal 15 ottobre potrebbero durare fino a marzo. Ossia diluiti nel tempo (5 mesi, congresso extra-large!) per ammazzare il tempo e non decidere davvero? Questo lo strano crepuscolo stellato. Venato da recriminazioni verso Conte che ha semi-abolito il Reddito di cittadinanza e ciò non fa felici i grillini («Discuterne in Parlamento») ma accetteranno pure quello.
TODO MODO
Ma è il contenitore, più che il contenuto della giornata, a colpire. Il movimento che doveva aprire ossia sventrare la «scatoletta di tonno» chiamata Parlamento s' è chiuso in un agriturismo di periferia. Con tanto umido ma senza quelle pareti di vetro - «Faremo della politica una casa di vetro» - che stando alla predicazione originaria dovevano rappresentare il simbolo di un altro modo di fare politica: quello della trasparenza.
Altro che arcana imperii, solo streaming e guai a chi - da Letta e Bersani che docilmente ci si sottoposero - cercava di sfuggire all' occhio nudo del popolo a cui far vedere tutto. Chez Cobragor si vede solo un partito ormai tradizionale («Subito una segreteria politica che prepari gli Stati Generali», è la proposta che unisce tutti) e impauritissimo.
Dallo streaming a Todo Modo, cioè l' Eremo di Zafer, l' albergo dove si blindarono nel romanzo di Leonardo Sciascia ministri e politici democristiani per fare misteriosi riti spirituali? Andiamoci piano con i grandi paragoni. Qui il livello è un altro. Ma a giudicare per esempio dal volto soddisfatto della viceministra Castelli, s' è mangiato bene.
Per 25 euro a persona: antipasto a base di frittata di cipolle, pecorino col miele, lenticchie in insalata. Poi risotto con zucca e guanciale croccante e orecchiette con melanzane, pomodori secchi e scaglie di pecorino, arista con patate al forno e friggitelli. Dulcis in fundo, crostata di pesche. E quanto saranno fischiate le orecchie, tra una portata e l' altra a Casaleggio. Rispetto alle origini, i commensali vogliono rinunciare a Casaleggio (inteso come Davide) o almeno a Rousseau (inteso come piattaforma): «Ha assunto un ruolo troppo politico. Basta candidati scelti con i clic».
Agli albori della loro avventura parlamentare, nel 2013, i pentastellati si riunirono in un agriturismo con Grillo e Casaleggio padre. Ma ci arrivarono in autobus. «Ora la casta siamo noi?
Beh, un po' sì», ridacchiano alcuni ministri: «Ma che cosa c' è di male?». Nulla ovviamente. «La mia non è un' autoblu», precisa il sottosegretario Carlo Sibilia: «E' solo una semplice auto di servizio». E Bonafede: «Il M5S è cresciuto e accetta nuove sfide. Siamo qui per parlarne».
La sfida è quella di diventare partito tradizionale e un anziano cronista vedendo arrivare i «cravattoni» stellati sbotta: «Evviva, c' è odore di Udeur!». E guarda caso, ai colleghi, Di Maio mastellianamente caldeggia il proporzionale con sbarramento al 3 per cento con le preferenze (una parola averle, però). Lo streaming qui dentro non c' è. Mentre fuori il Dibba ha i social. E da lì, mentre Di Maio e gli altri sono nel bucolico bunker, i tifosi di Ale sparano via web sul quartier generale il tormentone anti-direttorio: #AdessoDibba.
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