1. GLI AMERICANI A ROMA: RETROSCENA DALLA MISTERIOSA VISITA DI BARR E DA QUELLA STROMBAZZATA DI POMPEO
DAGONOTA - Non capita tutti giorni di vedere un ministro della Giustizia americano ''in incognito'' a Roma, soprattutto alla vigilia di una molto strombazzata visita ufficiale del Segretario di Stato. Invece Bill Barr, in prima linea nella difesa di Trump dalle varie indagini che gli stanno scatenando addosso i democratici, è atterrato nella capitale e avrebbe incontrato i vertici dei servizi segreti e della diplomazia (Benassi, consigliere diplomatico del Presidente del Consiglio), per discutere di temi molto sensibili.
Una cosa simile può succedere solo con Paesi che l'America vede come ''sudditi'', nel senso che in Francia, Germania o Regno Unito queste cose non avvengono. Però il governo Conte è nato (anche) grazie al tweet di Donald Trump, e a Washington non sembra che il favore sia stato ricambiato.
Così l'avvocato Barr, oltre a discutere dei temi del Russiagate di cui hanno parlato anche i giornali, ha chiesto conto dei legami con la Cina, di chi sono gli uomini di Pechino in Italia, e si sarebbe anche lamentato di una collaborazione non più ''morbida'' come un tempo tra i servizi segreti dei due paesi. Un tempo la Cia era di casa, mentre l'assetto odierno sembra voler smarcarsi da quel legame così stretto.
Pompeo, arrivato oggi, chiederà la prova d'amore contro la Cina, visto che i suddetti altri paesi europei non si sono schierati con Trump nella guerra commerciale e tecnologica contro l'Oriente. Per entrambi i ministri, l'Italia è vista come una ''Allegra Brigata'', una nazione simpatica ma inaffidabile.
Ad esempio, perché sbandierare urbi et orbi la Via della Seta, ospitando in pompa magna Xi Jinping per la firma di un protocollo che peraltro è rimasto finora lettera morta? Altri paesi come la Germania fanno affari con la Cina ma non lo gridano, la Merkel ha fatto molti, ma molti più viaggi in Cina che negli USA, ma di quello che viene concretamente deciso si sa pochissimo.
Sono tanti i punti di frizione tra l'America e l'Italia nella gestione dei rapporti con la Cina. Ultimo esempio, il forum Italia-Cina. In passato al vertice c'era Marco Tronchetti Provera, oggi Fabrizio Palermo. Ma se il primo è l'amministratore delegato di una società privata, la Pirelli, partecipata da un azionista cinese, il secondo è al vertice di una controllata dallo Stato, Cassa depositi e prestiti. Metterlo in una posizione simile è un segno chiaro di vicinanza non solo economica ma anche politica tra i due paesi.
Comunque, tenete gli occhi aperti per il 3 ottobre sera, quando a Villa Taverna, residenza dell'ambasciatore americano a Roma, si terrà una cena in onore di Pompeo. Invitati tutti gli amici degli USA, dalla Belloni a Riotta, dalla Gruber a Descalzi e Starace. Pare che del Pd ci sarà solo Vincenzo Amendola, già sottosegretario agli Esteri e ora ministro per gli Affari Europei.
2. BARR A ROMA PER LA CONTRO-INDAGINE TRUMPIANA SU CIA E FBI
Barr personally asked foreign officials to aid inquiry into CIA, FBI activities in 2016
Barr ha chiesto aiuto a intelligence anche ITALIANA, nella contro-inchiesta contro Robert Mueller.
— jacopo iacoboni (@jacopo_iacoboni) October 1, 2019
Dal profilo Twitter di Jacopo Iacoboni:
Barr ha chiesto aiuto a intelligence anche ITALIANA, nella contro-inchiesta contro Robert Mueller.
la iena alice martinelli consegna un pezzo di parmigiano a mike pompeo 4
Presidente
@GiuseppeConteIT
, può confermare o smentire quanto scrive il WaPo, e cioè che il ministro della Giustizia di Trump ha chiesto all’intelligence dell’Italia di aiutarlo nella sua famigerata “contro-inchiesta” sulla Cia e sul FBI?
Lei, presidente Conte, ne è al corrente?
è a Roma in queste ore anche Sebastian Gorka, già consigliere di Trump, uno dei più convinti sostenitori della teoria cospirazionista secondo cui Joseph Mifsud sarebbe stato un asset del deep state, e non della Russia, contro Trump
Molto ruota attorno alla Link University e alla figura di Joseph Mifsud. per entrambi rimando al capitolo 12 de L’Esecuzione
@editorilaterza
3. INCHIESTE E SOFFIATE ARRIVANO FINO A ROMA
Giuseppe Sarcina per il ''Corriere della Sera''
la iena alice martinelli consegna un pezzo di parmigiano a mike pompeo 5
A Washington si fa quasi fatica a tenere il conto dei fronti aperti. L'ultima notizia tocca anche l'Italia. Il New York Times scrive che Donald Trump ha inviato il ministro della Giustizia William Barr a Roma per raccogliere informazioni utili a screditare le indagini sul «Russiagate», condotte dal Super Procuratore Robert Mueller. Barr, riferisce il quotidiano newyorkese, ha incontrato «funzionari del governo italiano» venerdì 27 settembre. Non è ancora chiaro se il ministro americano abbia parlato delle elezioni presidenziali del 2016. Oggi vedremo se ci sono reazioni da parte del governo italiano.
Oltre all'Italia, l'Australia: La missione di Barr fa parte di una manovra più ampia, gestita direttamente da Trump il quale - su richiesta del ministro della Giustizia - avrebbe fatto pressioni sul premier australiano Scott Morrison per ottenere informazioni utili a screditare il lavoro di Mueller, che non ha trovato «prove sufficienti» sulla collusione tra il comitato elettorale di Trump e il Cremlino per danneggiare la candidatura di Hillary Clinton.
La traccia: Barr si è mosso seguendo la traccia fornita da George Papadopoulos, giovane consigliere nella prima fase della campagna, condannato per aver mentito all'Fbi. Papadopoulos ha raccontato agli inquirenti che fu Joseph Mifsud, professore attivo anche in Italia, a informarlo sull'interesse dei russi per la campagna presidenziale del 2016 (Mosca era in possesso di materiale compromettente su Hillary). Papadopoulos incontrò Mifsud a Londra; e ne parlò con l'ambasciatore australiano nel Regno Unito. Ecco perché ora Trump fa pressione sul premier australiano e Barr vola a Roma inseguendo la pista Mifsud, che nel frattempo si è volatilizzato.
Perché è importante: Trump è già l'oggetto di una procedura di impeachment per il «favore» chiesto al presidente ucraino Volodymyr Zelensky (riaprite l'inchiesta sul figlio di Joe Biden). Ora tutte queste trame alimentano l'accusa dei democratici:il presidente usa i suoi poteri costituzionali per i suoi interessi elettorali o per screditare le istituzioni del Paese, Fbi compresa.