1. SEGNATEVI LA DATA
Estratto dell’articolo di Mattia Feltri per “La Stampa”
I primi giorni del dicembre 2020, la Börsen Zeitung, giornale di riferimento della Banca centrale tedesca, definì l'Italia di Giuseppe Conte una polveriera in grado di far saltare in aria l'intera Eurozona. Era uno dei tanti segnali, e tre mesi dopo a Palazzo Chigi c'era Mario Draghi.
Conte aveva avuto un ruolo importante nell'istituzione del Recovery Fund, ma i diffusi dubbi sulle sue capacità di impiegare oltre duecento miliardi […] stabilirono la sua fine. Ieri il ministro Raffaele Fitto ha confessato l'impossibilità di portare a termine alcuni progetti previsti entro il giugno '26. […] Rispetto a Conte, Giorgia Meloni ha due vantaggi. Primo, non c'è un altro Mario Draghi pronto per l'uso. Secondo […] ha una legittimazione popolare e una coalizione compatta […] l'ammissione di Fitto porta ora in capo all'attuale premier tutte le diffidenze allora riservate a Conte.
Intanto quasi sicuramente perdiamo un bel po' di denaro, poi sarà molto più difficile per il governo sovranista andare a Bruxelles a chiedere vincoli di bilancio un po' più laschi, o addirittura a portare avanti ipotesi di debito comune, cioè contratto dall'Unione europea anziché dagli Stati, per tenere in piedi le economie nazionali. […]
2. GETTARE LA SPUGNA DEL PNRR
Estratto dell’articolo di Francesco Manacorda per “la Repubblica”
È l’urlo del realismo preventivo o solo il gemito […] del disfattismo, quello che esce dalla bocca di Raffaele Fitto? Difficile pensare a un ministro che non con mesi, ma addirittura con anni di anticipo, getti la spugna sulle possibilità per il governo di effettuare tutti gli investimenti previsti dal Pnrr da qui al 2026. Difficile, ma intanto ieri è successo. C’è da capirlo, però, il povero Fitto.
Questi ultimi giorni sono stati un discreto calvario per il ministro degli Affari europei, che dovrebbe portare a casa oltre 200 miliardi di fondi Ue e si ritrova invece di fronte a una corsa a ostacoli tra piani in ritardo, moniti quirinaleschi con tanto di citazione di De Gasperi sulla necessità di «mettersi alla stanga», rimbrotti europei per bocca di commissari assortiti, docce gelate in arrivo da Bruxelles e infine – è storia di ieri – giudizi abrasivi della Corte dei Conti che sottolinea come nei prossimi due anni la spesa per il Pnrr dovrà aumentare sensibilmente per sfruttarne tutto il potenziale.
Dietro l’apparente precipitare degli eventi, c’è però un ampio e radicato pregresso che passa dall’amministrazione del sottopotere ministeriale alla sottovalutazione sistematica di alcune scadenze e procedure. Quando il nuovo governo è arrivato sulla pista del Pnrr non si è limitato a cambiare pilota della vettura in gara […] ma ha deciso che […] fino ai capi unità delle Missioni del Pnrr nei singoli ministeri fossero sottoposti a un rigoroso spoils system.
MARIO DRAGHI URSULA VON DER LEYEN
[…] Critica è stata anche la decisione di accorpare i denari del Pnrr con quelli del Fondo di Coesione, sebbene per definizione non abbiano le stesse modalità e obiettivi, visto che i secondi devono avere una ripartizione regionale. […] torna insistente la critica al lavoro del predecessore Draghi, che avrebbe fissato obiettivi irrealistici […] È sprovvedutezza di neo inquilini del potere o mossa meditata, l’inciampo continuo sul Pnrr? […] viene naturale inserire anche questo pasticcio in una più generale diffidenza della premier e del suo governo nei confronti dell’Europa.
[…] è la realtà politica di un’Unione a 27 con i suoi riti e anche le sue trappole, dove a battere i pugni sul tavolo si corre il rischio di ritrovarsi soli mentre i vicini distolgono lo sguardo. Dunque un più complesso gioco in cui si incrociano i flussi migratori e le responsabilità della prima accoglienza e della ricollocazione, la partita appunto dei fondi e quel Mes […]
[…] Chiedere un rinvio di un mese sui risultati a fine 2022 […] come ha fatto l’Italia non è in sé uno scandalo. Dal Lussemburgo alla Germania, altri Paesi hanno chiesto messe a punto dei loro piani nazionali, anche in funzione di un quadro economico diventato più complesso. Ma il rischio vero è quello di rinunciare ai fondi di quella che appare ancora come un’occasione unica per modernizzare l’Italia […]
ursula von der leyen consegna a mario draghi la pagella di bruxelles al recovery plan italiano 2
3. CUCÙ
Sebastiano Messina per “la Repubblica”
Ce l’aspettavamo, che prima o poi l’Europa bloccasse i bonifici. Nessuno credeva davvero che saremmo riusciti a rispettare tutte le scadenze del Pnrr. Perché l’Italia ha un problema con i soldi. Siamo bravissimi a ottenerli in prestito, a distribuirli a pioggia, a prestarli, a regalarli e persino a farceli fregare dai truffatori. Ma se si tratta di spenderli bene, progettando qualcosa di utile, in un tempo ragionevole, qualcosa va subito storto. Le cose semplici non fanno per noi.
ursula von der leyen consegna a mario draghi la pagella di bruxelles al recovery plan italiano