Riccardo Barlaam per www.ilsole24ore.com
donald trump giuseppe conte justin trudeau
E fanno due. Un secondo ministro del governo canadese guidato da Justin Trudeau, 47 anni, si è dimesso per protesta contro di lui. Dopo le rivelazioni che hanno investito il giovane premier e suoi stretti collaboratori accusati di aver tentato di condizionare gli esiti di un procedimento penale per corruzione di una multinazionale canadese che avrebbe pagato tangenti in Libia.
La ministra Jane Philpott, che guida il dicastero del Tesoro, ha scritto una lettera che è un potente j'accuse e ha il sapore di un sonoro schiaffone per Trudeau, la cui poltrona appare sempre più in bilico, così come il gradimento dei canadesi per lui e il suo partito, in queste ore in discesa libera: “Ho riflettuto a lungo sugli eventi che hanno travolto il governo nelle ultime settimane e ho concluso che devo dimettermi da membro di questo governo”.
Nella lettera la signora Philpott ricorda le accuse a Trudeau che avrebbe esercitato una impropria ed eccessiva pressione verso la ministra della Giustizia Jody Wilson-Raybould per cercare una sentenza favorevole alla società Snc Lavalin nel procedimento a suo carico per corruzione. Una storia degna di una Repubblica delle banane qualsiasi più che di un paese democratico e progressista come il Canada. Le autorità hanno accusato Sns Lavalin di aver pagato tangenti per 47,7 milioni di dollari canadesi a funzionari del governo libico per vincere alcuni appalti, e provocato perdite al fondo sovrano libico stimate in 130 milioni di dollari.
JUSTIN TRUDEAU CON LA FAMIGLIA IN INDIA
Il passo indietro di Philpott, che era una delle stelle del governo Trudeau - e probabilmente una delle candidate a prendere il suo posto alla guida del Partito Liberale - pesa anche perché la politica prima di guidare il Tesoro era stata anche responsabile del ministero della Salute e del dicastero che segue le popolazioni indigene. Le sue dimissioni seguono quelle della ministra della Giustizia Wilson-Raybould, tra i più stretti collaboratori di Trudeau, che dopo un primo momento di resistenza alle accuse di aver tentato di influenzare i giudici nel procedimento, si era dimessa in gennaio.
I CALZINI CON LE PAPERELLE DI JUSTIN TRUDEAU
Tra sette mesi in Canada si svolgeranno le elezioni politiche. Trudeau non rischia di perdere solo la poltrona da primo ministro, ammesso che riesca a resistere all'ondata di sdegno che sale nell'opinione pubblica canadese, ma mette decisamente in discussione anche la sua posizione di leader del Partito liberale a questo punto, che guida dal 2013 e che potrebbe terminare politicamente nel momento in cui esatto in cui dovesse presentare le dimissioni.
La pressione è fortissima. Il leader del Partito Conservatore, all'opposizione, Andreew Scheer, senza mezzi termini, continua a chiedere le dimissioni di Trudeau e ha invitato altri ministri a seguire l'esempio di Jane Philpott. Gli ultimi sondaggi danno il gradimento dei liberali sceso al 34% mentre i conservatori sono saliti al 36%.
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Trudeau aveva creato un governo delle pari opportunità nominando un esecutivo con il 50% di posti divisi tra donne e uomini. Le donne lo hanno abbandonato al suo destino. L'unica che finora resta al suo posto è Chrystia Freeland, la ministra degli Esteri, che ha guidato con successo i negoziati con gli Stati Uniti e il Messico per il nuovo accordo commerciale del Nord America.
Il primo ministro in queste ore appare sempre più isolato. Chiuso in un fortino tenta di resistere all'assedio come se nulla fosse accaduto: “Comprendo la decisione di Philpott, sono dispiaciuto”, ha detto ieri. Il premier ragazzino cerca di gettare acqua sul fuoco sulla questione, definita una “controversia politica che ha generato importanti discussioni”. E ha affermato che “ci sono altre domande a cui rispondere e ciò avverrà nei prossimi giorni e settimane”.
Trudeau è un predestinato della politica. Suo padre Pierre era stato primo ministro canadese quasi senza interruzione dal 1968 al 1984. Giovane leader dei liberali dal 2013, che ha portato a una crescita senza precedenti proprio con la bandiera della trasparenza e della lotta alla corruzione, il “kennedy canadese”, come è stato ribattezzato da qualcuno, è stato prima ministro dei giovani e dello sport e poi dal 2015 guida il governo del paese. La sua stella giovanilista sembra inesorabilmente in declino in queste ore. Difficile dire se, da navigato politico qual è, riuscirà a resistere e a non essere travolto dalle polemiche.
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