Renato Farina per “Libero quotidiano”
Cosa succede se si scopre che un cardinale prima impiccato dall' opinione pubblica come orco di chierichetti, quindi condannato in due gradi di giudizio a sei anni di carcere, è inconfutabilmente innocente? Non succede niente in Italia, dove pure sono apparsi sulle prime pagine articoli devastanti contro il porporato, George Pell, 78 anni, arcivescovo emerito di Melbourne e poi di Sidney, figura di primo piano dei pontificati di Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco, e da quest' ultimo chiamato a Roma come capo della segreteria per l' Economia e inserito nel C9, dal numero dei cardinali massimi consiglieri di Bergoglio.
Non commuove nessuno che Pell stia tuttora in carcere in Australia, circolino ancora sue fotografie con le manette ai polsi sotto la canizie macchiata dall' infamia della pedofilia, ora che è stata dimostrata essere una calunnia fumante, fumantissima che ha abbattuto la reputazione di un brav' uomo. Si tace. I tg stanno zitti. Quello che una volta ci insegnavano essere il "Continente Nuovissimo" è sottosopra, dopo che Andrew Bolt, reporter di Sky News Australia, ha ricostruito meticolosamente l' accaduto, con il lavoro più banale del mondo.
Ha preso tra le mani la sentenza, la testimonianza dell' accusatore, i tempi e gli spazi in cui si sarebbe consumato un duplice stupro, dimostrando l' impossibilità matematica, geometrica, fisica, chimica del crimine denunciato. E in vista dell' esame del ricorso invoca «che l' Alta Corte rimedi a questo scandalo». Lo scandalo non sta nell' errore, sbagliamo tutti, ma nell' evidenza negata da Procure e Tribunali forcaioli, che hanno ceduto alle richieste di linciaggio provenienti dalla stampa di tutto il mondo e dall' opinione pubblica locale.
A questo punto sono necessari una osservazione (1) e un mea culpa (2).
1. Gli abusi di minorenni perpetrati dal clero cattolico sono crimini abominevoli, così pure è stata gravissima l' omertà delle gerarchie. Certo che sì. È una vergogna abissale. Fosse vero anche un singolo caso, sarebbe troppo, ma non è questo il caso: le vittime - ragazzini e ragazzine - violate da sacerdoti e prelati sono tante.
È uno scandalo però anche attaccare al collo la macina di mulino a un cardinale innocente, affogandolo nella mala giustizia, perché c' è bisogno di un capro espiatorio importante, simbolico, lasciando che questa infamia si consumi di nascosto, nel silenzio di tutti e purtroppo anche dei confratelli porporati e vescovi e dai loro organi mediatici, tutti spaventati dalle aggressioni mediatiche che potrebbero subire per il fatto stesso di osare eccepire sui modi e la gaudente superficialità con cui si è giunti all' incriminazione e alla condanna (non definitiva).
Uno potrebbe dire, e già ci pare di udirne la voce: dinanzi a migliaia di ragazzini abusati che non hanno avuto giustizia, cosa vuoi che sia una strega bruciata per sbaglio? Riabilitare Pell sarebbe come accettare di allentare la stretta sulla giugulare della Chiesa cattolica, adesso che si sta arrendendo.
E il suo caso sia strumentalizzato dalla Chiesa per lavarsi la faccia.
CONDANNE PILOTATE
C' è un problema in questo ragionamento così popolare: la nostra civiltà giuridica. Fosse un caso solo, sarebbe troppo.
Ma il caso Pell non consiste in uno sbaglio che può riguardare anche magistrati scrupolosi, ma nel metodo che ha condotto allo scempio della verità. Altri casi di false accuse e di condanne pilotate dall' opinione pubblica potrebbero emergere (e me ne sono stati segnalati diversi) se magistrati e mass media rinunciassero alla furia della giustizia sommaria, restituissero al museo degli orrori il cappi che hanno rubato al Far West, e si esaminassero accuse e indizi con imparzialità.
2. Accade in Australia, ma non abbiamo proprio il diritto di tacere. Nell' agosto scorso, anche Libero pubblicò la notizia, senza enfasi. Chiediamo scusa anche noi di non aver sollevato dubbi a suo tempo.
L' aria dei tempi toglie lucidità.
Nel mio piccolo, sapevo che molte cose non quadravano.
Conoscevo Pell, l' avevo incontrato a un Meeting di Rimini, non ho investito energie e reputazione sporgendomi nel dichiarare le accuse a dir poco traballanti. Si può affermarlo persino di un politico. Ma di un cardinale accusato di pedofilia, guai. Sei marchiato come complice. Non a caso, dopo che altri avevano manifestato forti perplessità su questa storia, ilfattoquotidiano.it dedicò il 28 febbraio scorso questo titolo, come diserbante preventivo della pianticella del dubbio: «Cardinale Pell, mi sembra incredibile che un giornalista possa difenderlo». Invece esiste ancora un giornalista in Australia. Ha preso in mano le sentenze, le deposizioni dell' accusatore, e le duecento pagine di dissenso radicale di uno dei tre giudici d' appello che non ha voluto sottomettersi alla sentenza già stabilita a priori dal totalitarismo giustizialista. Ne è uscita una storia pazzesca.
GEORGE PELL PAPA FRANCESCO BERGOGLIO
LO STUPRO IMPOSSIBILE
Sintetizza Bolt: «Pell è stato accusato di aver molestato un ragazzo di tredici anni e un altro ragazzo di tredici anni con la porta aperta in una sacrestia normalmente affollata dopo la Messa». Sarebbe entrato lì, e vedendo che i due chierichetti stavano bevendo il vino da messa, li avrebbe intimiditi e costretti - mentre lui teneva i paramenti addosso - a subire uno stupro. Chiunque abbia fatto il chierichetto e servito la messa di un vescovo sa che è im-pos-si-bi-le.
Continua Bolt, nel servizio tivù che è stato tradotto dal quotidiano internet Nuova Bussola Quotidiana, a firma di Marco Tosatti: «Ma è ancora più incredibile, perché avrebbe secondo l' accusa fatto questo nonostante altre persone abbiano testimoniato che era loro dovere non lasciarlo mai solo, finché non lasciava l' edificio. E hanno detto che Pell era sulla porta della chiesa, a parlare con i parrocchiani, non nella sacrestia. E notate questo: tutto si regge sulla sola parola non supportata di quel ragazzo che dice di essere stato abusato. Il suo compagno, che ha detto a sua madre di non essere mai stato abusato, ora è morto».
Bolt ha ripercorso e cronometrato i tragitti dei chierichetti, quelli di Pell. Conclusione: «Non è solo improbabile che Pell abbia attaccato quei due ragazzi. È impossibile». Bolt dice che i colpevolisti hanno obiettato: «Come è possibile che sia così semplice, e che i giudici non se ne siano accorti, e che invece lei, un giornalista se ne sia accorto?». Risponde Bolt: «È davvero semplice, e questo è lo scandalo».
Bolt dimostra altre assurdità trascurate dai giudici in quello che è una specie di versione australiana dei processi Tortora e Dreyfus. Si scusa di averci messo tanto a spiegare queste bestialità, ma si spiace anche di più «che ci siano degli attivisti che abbiano cercato di punire Sky quando io sottolineo i problemi incredibili di questa condanna fuori da ogni norma del cardinale Pell.
Ma, dannazione! La giustizia deve contare qualcosa in questo Paese! Dobbiamo protestare, ciascuno di noi, in questo Paese, quando un uomo o una donna sono messi in galera per un crimine che non possono aver compiuto. Pensate a come si deve sentire il cardinale Pell, nella sua cella, coperto di vergogna. Ma ricordate: se foste accusati ingiustamente e condannati ingiustamente, sareste contenti se ci fosse qualcuno che vi difende contro la folla».
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Io sì, voi?