lea pericoli

AMORI, DOLORI E BOLLORI DI LEA PERICOLI: "PIETRANGELI ANCORA OGGI MI CHIEDE PERCHÉ NON ABBIAMO AVUTO UNA STORIA. IO AVEVO SEMPRE AL FIANCO UN’ALTRA PERSONA, LUI ALMENO DUE! PANATTA NON ERA IL PIÙ BELLO. UMBERTO BITTI BERGAMO ERA IL PIÙ AFFASCINANTE. HO AVUTO UNA STORIA IMPORTANTE CON LUI" - "A WIMBLEDON VENIVANO TUTTI A VEDERE LE MIE MUTANDE DI PIZZO. MINACCIARONO DI SQUALIFICARMI. IL TENNIS MI HA DATO TUTTO, MENO I SOLDI "– INDRO MONTANELLI, IL TUMORE, I FIGLI CHE NON HA AVUTO (“NON HO FATTO IN TEMPO”) E II VESTITINI ESPOSTI AL VICTORIA & ALBERT MUSEUM – VIDEO

Gaia Piccardi per il Corriere della Sera

 

PIETRANGELI LEA PERICOLI

Macché numeri (27 titoli italiani tra singolare, doppio e misto), che banalità. Lea Pericoli è, da sempre, una questione di stile. «Non ho vinto tanto, a tennis. Però ero tignosa. E certe cose nessun’altra ha avuto il coraggio di farle». Di indossarle, soprattutto: piume di struzzo, brillantini, taffetà e pizzo a Wimbledon, il tempio della tradizione, lampi di luce bionda quando il bianco era il colore dominante e Nicola Pietrangeli il maschio alfa.

 

Natali a Milano ottanta e spiccioli anni fa (portati con classe infinita e raccontati con timbro ancora flautato), infanzia ad Addis Abeba dove il padre Filippo Pericoli, imprenditore, trasferisce la famiglia dopo la guerra d’Etiopia, adolescenza in Kenya. Sospira forte, la Lea: «Dal mal d’Africa non si guarisce mai...». Ecco, cominciamo da qui.

 

Un ricordo, su tutti.

«Uno solo? Impossibile. Ce li ho tutti conservati nel cuore. Era un’altra Africa, seconda metà degli anni 30, niente a che vedere con i safari e i torpedoni dei turisti. Avevo due anni. Papà è stato il primo civile a entrare a Addis Abeba: aprì una ditta di importazioni, diventammo ricchi ma scoppiò la guerra, arrivarono gli inglesi e lo fecero prigioniero. Doveva finire in India però ai tempi delle stragi di Graziani aveva salvato tante persone, tra cui il cameriere personale dell’Imperatore. E il Negus lo graziò».

 

Il tennis, in questa storia, come entra?

LEA PERICOLI PANATTA 5

«Loreto Convent, a Nairobi: la più grande fortuna della mia vita. Dieci cattivissime suore irlandesi che tenevano a bada 300 bambine scatenate. Giurami che non ti metterai mai in mezzo alle correnti, mi fa promettere mamma alla partenza. La prima sera mi ritrovo in una camerata con quattro finestre spalancate, un vento da regata. Penso: stanotte muoio. Ma sono bravina a cavallo, con il tennis appreso in Etiopia me la cavo. Era uno sport molto diverso, non si guadagnava una lira! Anzi: prendere soldi era proprio vietato. Infatti a me il tennis ha dato tutto, tranne il denaro. Però vedo che sono rimasta nel pensiero di molti, e i miei vestitini sono esposti al Victoria & Albert museum».

 

Musa di Ted Tinling.

LEA PERICOLI PANATTA 5

«Il sarto più in voga dell’epoca, che per me confezionò (con intelligenza) cose arditissime! Papà, che era un uomo coraggioso ma molto severo, s’incavolò di brutto: Lea, scostumata, adesso vai a lavorare! Il primo anno a Wimbledon, era il ‘55, venivano tutti in processione a vedere le mie mutande di pizzo. La Federazione italiana minacciò di squalificarmi!».

 

Tutto tranne che una vita banale, cara Lea.

«Amo la vita in modo assurdo, ne sono follemente innamorata, peccato che un giorno dovrò andarmene: quando morirò sarò molto infelice. Tutto quello che mi è successo di negativo me lo sono fatto scivolare addosso».

 

Incluso il tumore.

«Mi venne un cancro, stavo male, ero triste, perché tacere? Ti vedo palliduccia, mi dicevano incontrandomi. E io: beh certo, ho un tumore. E quelli stupefatti, a bocca aperta! Parlarne, a quei tempi, era uno choc. Al professor Veronesi, un luminare, non parve vero: tappezzammo l’Italia di manifesti sulla prevenzione. Il cancro in fondo è come una partita a tennis: per batterlo preferisci avere tutto il pubblico che tifa per te».

LEA PERICOLI PAOLO PIETRANGELI 22

 

Che coraggio, però.

«Non fu coraggio, mi creda. Fu piuttosto una richiesta d’aiuto, uno sfogo. Se ti tieni tutto dentro, se passi il tempo a piangerti addosso, è peggio. E ti viene l’angoscia».

 

Cambiamo argomento: parliamo d’amore?

«Oh no, non mi piace rivangare gli amori finiti. Ho avuto molte storie belle, mi sono anche sposata, diciamo che sono stata brava a non lasciare che la gente parlasse male di me, inclusi i miei ex».

 

Perdoni l’indelicatezza: non avere avuto figli è stata una scelta?

«Non ho fatto in tempo, avevo troppe cose da fare. O forse non ci ho mai davvero pensato sul serio».

 

Come riuscì, 60 anni prima della generazione di Pennetta e Schiavone, a far uscire il tennis femminile dall’ombra di quello maschile?

LEA PERICOLI UMBERTO BITTI BERGAMO

«Era un altro mondo, in effetti: le donne erano molto, molto suddite degli uomini. Ma non ho mai apprezzato particolarmente le femministe, quelle che combattono a testa bassa i maschi. Agli uomini non va fatta la guerra: vogliono essere più forti, sentirsi più fighi, basta lasciarglielo credere. Io non ho mai voluto essere al pari degli uomini, ho voluto essere protetta semmai».

 

Con Nicola Pietrangeli vi conoscete da ragazzi: è difficile credere che tra voi non sia mai successo niente.

«Ha ragione, a volte ce lo chiediamo anche noi: non è che non ci abbiamo pensato, eh... Ma io avevo sempre al fianco un’altra persona, lui almeno due! In compenso è nata un’amicizia infinita, lunga un’esistenza intera. Ci siamo pianti sulla spalla tante volte. Nicola si arrovella ancora oggi che va per i novanta: Lea, perché io e te mai?».

 

Panatta è stato il più bello?

«No. Umberto Bitti Bergamo, prima tennista e poi imprenditore, era il più affascinante in assoluto. Ho avuto una storia importante con Bitti. Purtroppo se n’è andato troppo presto».

lea pericoli foto mezzelani gmt 073

 

Indro Montanelli la volle al «Giornale», firma della moda e del tennis.

«Fu così tenero con me... Soffriva di grandi depressioni, la segretaria mi chiamava: Lea, vieni subito che il direttore è in crisi. Lo portavo fuori a pranzo, si chiacchierava. Indro, vorrei scrivere di moda. E che ne sai, Lea? Tu mettimi alla prova. Cominciò così. Per la televisione invece devo ringraziare la voce e l’inglese: ai tempi nessuna lo parlava».

 

Ha rimpianti?

«Nicola dice che solo gli imbecilli non ne hanno. Ha ragione ma che vuole che le dica? Sarò imbecille. Forse sono stata una donna molto fortunata, al netto dei dolori che non sono mancati. La vita sa essere cattiva, soprattutto quando si parla di malattie. Ma io vedo sempre il bicchiere mezzo pieno, mi sono riempita l’anima di positività. È un atteggiamento che mi porto dietro da bambina».

 

pericoli 1

L’Africa è stata maestra anche in questo.

«Sarà che quando sopravvivi alla savana e al fanatismo delle suore cattoliche irlandesi di Nairobi, poi non hai più paura di niente».

 

 

lea pericolilea pericolilea pericolilea pericolipericolilea pericoli 9lea pericoli 7lea pericoli 6lea pericoli 5lea pericoli 4lea pericoli

Ultimi Dagoreport

donald trump joe biden benjamin netanyahu

DAGOREPORT - SUL PIÙ TURBOLENTO CAMBIO D'EPOCA CHE SI POSSA IMMAGINARE, NEL MOMENTO IN CUI CRISI ECONOMICA, POTERI TRADIZIONALI E GUERRA VANNO A SCIOGLIERSI DENTRO L’AUTORITARISMO RAMPANTE DELLA TECNODESTRA DEI MUSK E DEI THIEL, LA SINISTRA È ANNICHILITA E IMPOTENTE - UN ESEMPIO: L’INETTITUDINE AL LIMITE DELLA COGLIONERIA DI JOE BIDEN. IL PIANO DI TREGUA PER PORRE FINE ALLA GUERRA TRA ISRAELE E PALESTINA È SUO MA CHI SI È IMPOSSESSATO DEL SUCCESSO È STATO TRUMP – ALL’IMPOTENZA DEL “CELOMOLLISMO” LIBERAL E BELLO, TUTTO CHIACCHIERE E DISTINTIVO, È ENTRATO IN BALLO IL “CELODURISMO” MUSK-TRUMPIANO: CARO NETANYAHU, O LA FINISCI DI ROMPERE I COJONI CON ‘STA GUERRA O DAL 20 GENNAIO NON RICEVERAI MEZZA PALLOTTOLA DALLA MIA AMMINISTRAZIONE. PUNTO! (LA MOSSA MUSCOLARE DEL TRUMPONE HA UN OBIETTIVO: IL PRINCIPE EREDITARIO SAUDITA, MOHAMMED BIN SALMAN)

giorgia meloni tosi matteo salvini luca zaia vincenzo de luca elly schlein

DAGOREPORT - MENTRE IL PD DI ELLY, PUR DI NON PERDERE LA CAMPANIA, STA CERCANDO DI TROVARE UN ACCORDO CON DE LUCA, LEGA E FRATELLI D’ITALIA SONO A RISCHIO DI CRISI SUL VENETO - ALLE EUROPEE FDI HA PRESO IL 37%, LA LEGA IL 13, QUINDI SPETTA ALLA MELONI DEI DUE MONDI - A FAR GIRARE VIEPPIÙ I CABASISI A UN AZZOPPATO SALVINI, IL VELENO DI UN EX LEGHISTA, OGGI EURODEPUTATO FI, FLAVIO TOSI: ‘’IL TERZO MANDATO NON ESISTE, ZAIA NON HA NESSUNA CHANCE. TOCCA A FDI, OPPURE CI SONO IO”

emmanuel macron ursula von der leyen xi jinping donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT – PER TRUMP L'EUROPA NON E' PIU' UN ALLEATO MA SOLO UN CLIENTE PER IMPORRE I SUOI AFFARI - ALL’INAUGURATION DAY CI SARÀ SOLO GIORGIA (QUELLA CHE, TRUMP DIXIT, "HA PRESO D'ASSALTO L'EUROPA") MA NON URSULA VON DER LEYEN - CHE FARE DI FRONTE ALL'ABBANDONO MUSK-TRUMPIANO DI UNA CONDIVISIONE POLITICA ED ECONOMICA CON I PAESI DELL'OCCIDENTE? - CI SAREBBE IL PIANO DRAGHI, MA SERVONO TANTI MILIARDI E VOLONTÀ POLITICA (AL MOMENTO, NON ABBONDANO NÉ I PRIMI, NÉ LA SECONDA) - L’UNICA SOLUZIONE È SPALANCARE LE PORTE DEGLI AFFARI CON PECHINO. L'ASSE EU-CINA SAREBBE LETALE PER "AMERICA FIRST" TRUMPIANA

giorgia meloni daniela santanche galeazzo bignami matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT - ‘’RESTO FINCHÉ AVRÒ LA FIDUCIA DI GIORGIA. ORA DECIDE LEI”, SIBILA LA PITONESSA. ESSÌ, LA PATATA BOLLENTE DEL MINISTRO DEL TURISMO RINVIATO A GIUDIZIO È SUL PIATTO DELLA DUCETTA CHE VORREBBE PURE SPEDIRLA A FARE LA BAGNINA AL TWIGA, CONSCIA CHE SULLA TESTA DELLA “SANTA” PENDE ANCHE UN EVENTUALE PROCESSO PER TRUFFA AI DANNI DELL’INPS, CIOÈ DELLO STATO: UNO SCENARIO CHE SPUTTANEREBBE INEVITABILMENTE IL GOVERNO, COL RISCHIO DI SCATENARE UN ASSALTO DA PARTE DEI SUOI ALLEATI AFFAMATI DI UN ''RIMPASTINO'', INDIGERIBILE PER LA DUCETTA - DI PIU': C’È ANCORA DA RIEMPIRE LA CASELLA RESA VACANTE DI VICE MINISTRO DELLE INFRASTRUTTURE, OCCUPATA DA GALEAZZO BIGNAMI…

giancarlo giorgetti francesco miller gaetano caltagirone andrea orcel nagel

DAGOREPORT – CON L'OPERAZIONE GENERALI-NATIXIS, DONNET  SFRUTTA UN'OCCASIONE D'ORO PER AVVANTAGGIARE IL LEONE DI TRIESTE NEL RICCO MERCATO DEL RISPARMIO GESTITO. MA LA JOINT-VENTURE CON I FRANCESI IRRITA NON SOLO GIORGETTI-MILLERI-CALTAGIRONE AL PUNTO DI MINACCIARE IL GOLDEN POWER, MA ANCHE ORCEL E NAGEL - PER L'AD UNICREDIT LA MOSSA DI DONNET È BENZINA SUL FUOCO SULL’OPERAZIONE BPM, INVISA A PALAZZO CHIGI, E ANCHE QUESTA A RISCHIO GOLDEN POWER – MENTRE NAGEL TEME CHE CALTA E MILLERI SI INCATTIVISCANO ANCOR DI PIU' SU MEDIOBANCA…

papa francesco spera che tempo che fa fabio fazio

DAGOREPORT - VOCI VATICANE RACCONTANO CHE DAL SECONDO PIANO DI CASA SANTA MARTA, LE URLA DEL PAPA SI SENTIVANO FINO ALLA RECEPTION - L'IRA PER IL COMUNICATO STAMPA DI MONDADORI PER LA NUOVA AUTOBIOGRAFIA DEL PAPA, "SPERA", LANCIATA COME IL PRIMO MEMOIR DI UN PONTEFICE IN CARICA RACCONTATO ''IN PRIMA PERSONA''. PECCATO CHE NON SIA VERO... - LA MANINA CHE HA CUCINATO L'ENNESIMA BIOGRAFIA RISCALDATA ALLE SPALLE DI BERGOGLIO E' LA STESSA CHE SI E' OCCUPATA DI FAR CONCEDERE DAL PONTEFICE L'INTERVISTA (REGISTRATA) A FABIO FAZIO. QUANDO IL PAPA HA PRESO VISIONE DELLE DOMANDE CONCORDATE TRA FABIOLO E I “CERVELLI” DEL DICASTERO DELLA COMUNICAZIONE È PARTITA UN’ALTRA SUA SFURIATA NON APPENA HA LETTO LA DOMANDINA CHE DOVREBBE RIGUARDARE “SPERA”…