CONI D’OMBRA - SPESE PAZZE, BROGLI E SOLDI SPARITI: TUTTI LE SPINE NEL FIANCO DI MEGALO’-MALAGO’ - IL RESPONSABILE CONI DI RAGUSA (AMICO DEL SOTTOSEGRETARIO RENZIANO FARAONE) SOSPESO PER USO DELLA CARTA DI CREDITO - I COSTI MILIONARI DELLA TV DEL TENNIS - E POI PASTICCI ELETTORALI E PRESIDENTI A VITA...
Giacomo Amadori per “Libero Quotidiano”
A pochi mesi dall' inizio delle Olimpiadi di Rio de Janeiro in tutto il mondo si discute del presunto doping di Stato degli atleti russi. Il nostro Comitato olimpico, presieduto da Giovanni Malagò, sembra dormire sonni più tranquilli anche se pure al Foro Italico non mancano i grattacapi.
In particolar modo per chi voglia fare pulizia in un mondo, quello dello sport, che muove centinaia di milioni di euro. Per capirlo basta esaminare la documentazione esaminata nell' ultima giunta nazionale del Coni, lo scorso 26 febbraio, dal responsabile dell' Ufficio Vigilanza, Marco Befera, figlio dell' ex presidente di Equitalia.
Si scopre così perché, nonostante i presidenti di federazioni abbiano stipendi di soli 36 mila euro lordi l' anno e molti incarichi appaiano quasi onorifici, ci sia tanto interesse a occupare poltrone e strapuntini anche in sedi periferiche e apparentemente marginali. Con votazioni che sono più taroccate delle primarie del Pd.
CASO SICILIA L' ultimo caso eclatante riguarda il Comitato provinciale del Coni di Ragusa. A gennaio l' ufficio Vigilanza ha concluso le verifiche, relative al periodo 2006-2015, sul conto corrente acceso dal comitato presso una banca cittadina. La relazione di Befera contiene «la segnalazione di gravi irregolarità amministrativo contabili» ed è stata inviata «alla procura della Repubblica presso il Tribunale di Ragusa in data 29 gennaio 2016 (poi seguita da denuncia querela dell' 11 febbraio 2016) e alla Corte dei conti (…) al fine di verificare eventuali ipotesi di condotte appropriative e distrattive».
Per questo è stato sospeso dal suo incarico il responsabile del Coni di Ragusa Rosario Cintolo. Un nome non insignificante nel panorama politico siciliano. Infatti è stato capogruppo di una lista che sosteneva l' ex sindaco Pdl Nello Dipasquale (il Comune nel 2012 è stato commissariato), passato dalla Dc al Ppi, dal Cdu a Forza Italia e infine nel 2014 al Pd, che oggi Dipasquale rappresenta nell' assemblea regionale siciliana.
Cintolo a margine dell' audizione in cui gli sono state contestate le accuse ha difeso il proprio buon nome e non ha nascosto gli stretti rapporti con la politica e con il sottosegretario Davide Faraone. Il quale, secondo una fonte di Libero, avrebbe personalmente contattato i vertici del Coni per chiedere chiarimenti sull' indagine in corso.
Cintolo aveva aperto il conto in questione dieci anni fa e in audizione ha dichiarato che «non ritenne di comunicarne l' esistenza (…) anche in considerazione del fatto che tutte le somme venivano spese al fine della gestione della Scuola regionale dello sport». Sul conto tra il 2006 e il 2012 sarebbero entrati 837 mila euro della Regione e ne sarebbero usciti 792 mila in assegni, di cui 5 circolari; 628 mila erano intestati al Comitato provinciale ragusano, a Cintolo, al segretario e alla Scuola. Trentasettemila sono stati invece prelevati in contanti.
Nel 2012, quando il Coni ha disposto la chiusura di tutti i conti correnti dei comitati locali, quello di Ragusa è rimasto aperto. A fine febbraio il responsabile della Vigilanza ha smontato la difesa di Cintolo:
«Ha reperito e fornito un insieme destrutturato di documenti (contratti, fatture…) incompleto (…) che non è oggettivamente relazionabile ai movimenti in uscita dal conto in esame (se non in minima parte)» e «non risulta identificabile, sulla base della documentazione fornita, la finalità istituzionale della spesa e non risulta tracciabile l' utilizzo del denaro che ne è seguito». Con queste carte in mano Befera ha denunciato Cintolo in procura. Senza preoccuparsi dei suoi amici.
IL CANALE COSTA CARO Anche le Federazioni più ricche a volte sono assillate dai problemi. A quella del calcio, per esempio, il Coni ha appena tagliato 20 milioni di euro di finanziamento, mentre la Federtennis, presieduta da Angelo Binaghi, è appena stata denunciata dall' Unione italiana sport per tutti (Uisp) all' Autorità garante della concorrenza per abuso di posizione dominante. Infatti i circoli Uisp sono costretti a pagare il triplo per affiliarsi alla federazione rispetto a quelli legati alla Federtennis (per esempio l' Aniene del presidente Malagò).
Ma forse i signori delle racchette hanno bisogno di incassare denaro extra per mantenere Supertennis, il canale televisivo specializzato di proprietà della federazione.
Per non chiuderlo, visti i dubbi espressi dal Coni, i vertici hanno chiesto un parere pro veritate della Bocconi e con quella valutazione hanno difeso la loro creatura. La verità è che la tv costa quasi 4 milioni l' anno e ha poche migliaia di telespettatori. Nel bilancio 2014 della Sportcast srl, la società editrice del canale, si legge che costi di produzione, trasmissione satellitare, frequenza sul digitale terrestre e diritti televisivi hanno pesato per 3.850.000 euro. Stampa e distribuzione di Supertennis magazine, lo sviluppo di siti e attività di marketing hanno appesantito i conti per ulteriori 2 milioni.
La Sportcast, controllata al 100 per cento dalla Federtennis, è una creatura di Binaghi, che nel primo quinquennio di vita vi ha versato quasi 14 milioni. Inizialmente era presiduta da suo zio Carlo Ignazio Fantola, oggi retrocesso a consigliere d' amministrazione. Il nuovo presidente è l' attuale capo di gabinetto del Coni, l' avvocato Francesco Soro, ex presidente del Corecom Lazio, vicino a Francesco Rutelli e genero di Mariotto Segni.
PURE IL BINGO Nello sport italiano ci sono numerose federazioni in crisi, da quella del baseball a quella del ciclismo (che ha presentato un piano di rientro), dagli sport invernali allo squash. Problemi anche per alcune delle 19 discipline sportive associate, tra cui il bowling. Su 500 mila euro di bilancio, 36 mila euro l' anno, circa il 7 per cento erano destinati all' affitto della sede. Il locatore era la cooperativa la Cascina, la stessa coinvolta in Mafia capitale e nell' inchiesta del Ros sulle Grandi opere.
Ma il Coni ha deciso il ribaltone al vertice della federazione anche per altri motivi. In primis per le presunte spese allegre dell' ex presidente Sergio Bellini, che nel marzo del 2013 si sarebbe dotato di carta di credito «in assenza di delibera del Consiglio federale». In due anni e mezzo di utilizzo ha presentato un conto di 156 mila euro, di cui 60 mila prelevati in contanti (378 ritiri per 157 euro di media), un terzo dei quali non rendicontati. Il Grande Lebowski de noantri ha dunque speso circa 5 mila euro al mese, di cui 2 mila cash. Ventuno operazioni per un totale di 3.200 euro riportano la dicitura "Mondo Bingo".
Nella relazione di Befera è spiegato che per Bellini quei soldi «costituivano somme che lo stesso si liquidava in modo autonomo e in assenza di qualsiasi controllo amministrativo» a titolo di rimborso spese. La commissione verifiche del Coni ha sollevato dubbi su almeno metà degli importi addebitati sulla carta: 54 mila euro non erano ammissibili e 26 mila andavano ulteriormente specificate. A ottobre Bellini ha rassegnato le dimissioni.
MAGHEGGI ALLE URNE Nonostante le misere retribuzioni ufficiali, certi incarichi, grazie a rimborsi spese e altri benefit, ingolosiscono molti. Anche perché molti dirigenti dello sport sono pensionati e diversi di loro sono invecchiati seduti sulla stessa poltrona: tre presidenti di federazione sono in carica da 23 anni, uno da 21, tre da 19, e dei restante 38 ben 27 sono in carica da più di due mandati.
I grillini hanno provato con un emendamento a ridurre a due i mandati, ma i membri della settima commissione del Senato, compresa la relatrice del ddl ed ex campionessa Iosefa Idem, sono riusciti a convincerli che quella norma non poteva essere retroattiva, per non diventare incostituzionale.
MALAGO PRESENTA LA CANDIDATURA AL CONI E SI DA UN AGGIUSTATINA
Un' argomentazione che in commissione avrà certamente appoggiato il senatore di Fi Cosimo Sibilia, dal 2009 presidente del Coni della Campania. Così quando la legge enterà in vigore tutti potranno farsi rieleggere per altri otto anni. Anche per questo nello sport per ottenere poltrone e incarichi c' è chi è pronto fare carte false.
Tre presidenti sono decaduti per pasticci elettorali: quello degli sport equestri, del pentathlon moderno e dell' hockey su prato. In quest' ultimo caso i voti ai candidati risultarono superiori al numero dei votanti. Ma sarebbero a rischio brogli un po' tutte le federazioni, persino quella del ping-pong, lo sport che si impara all' oratorio.
Infatti la Vigilanza del Coni ha acceso i riflettori sulle votazioni del tennis tavolo e l' indagine coinvolge atleti che dovrebbero partecipare ai prossimi giochi olimpici. Tutto parte da un esposto del 2015 di alcuni tesserati e riguarda il Centro sportivo dell' aeronautica militare che grazie al suo "peso politico" avrebbe conquistato il pacchetto massimo di voti disponibile in un' importante assemblea elettiva.
soro di tommaso foto mezzelani gmt158
Una forza elettorale conquistata grazie «all' attività agonistica svolta» da quattro nazionali e prossimi olimpionici: Leonardo Mutti, Marco Rech Daldosso, Mihai Razvan Bobocica e Nikoleta Stefanova, dal 2009 tutti arruolati in aviazione. Peccato che il gruppo degli avieri nel periodo delle elezioni non avesse «alcun tesserato per la federazione» e nessuna squadra in serie A.
INAMOVIBILI Lo sport italiano invece che unirsi si divide per generare poltrone. All' elenco delle 64 federazioni e discipline sportive bisogna aggiungere le associazioni benemerite, alcune guidate da figli d' arte come Maurizio Romiti e Claudio Ciampi.
Risultano separate le associazioni degli atleti olimpici e azzurri d' Italia, delle medaglie d' oro, delle stelle al merito sportivo, dei veterani dello sport, dei pensionati del Coni e delle associazioni centenarie.
Difficile crederlo, ma il Coni riconosce pure l' Unione italiana collezionisti olimpici e sportivi, i raccoglitori di spillette di eventi vari. La prova che in Italia un distintivo non si rifiuta a nessuno.