Francesco Persili per Dagospia
"Il Milan di Berlusconi? Ci andrebbe fatta una serie Netflix”. Nesta in diretta Instagram con Cannavaro torna sull’addio alla Lazio: “Al Milan mi hanno insegnato a interpretare la professione e a vincere. Se non ci fosse stato quel casino sarei rimasto alla Lazio tutta la vita. Quella era una squadra fenomenale che poteva giocarsi alla grandissima la Champions ma mancava di mentalità vincente. Sono andato al Milan e mi si è aperto un mondo che non conoscevo. Un’altra roba. C’era l’architetto che ti faceva scegliere addirittura i mobili. Tutto era organizzato, tu dovevi solo allenarti e vincere. In una società del genere non puoi mollare niente. Basti pensare che vincemmo la Champions e il club comprò Stam. Per restare lì dieci anni ti dovevi fare un culo…”
“C’è differenza tra giocare a calcio e vincere”, rimarca Cannavaro che cita le grandi “pressioni” alla Juve e al Real: “La Lazio di Nesta e il mio Parma erano due squadre che messe in altre strutture societarie avrebbero stravinto tutto. Abbiamo vinto ma poco”. Anche in Nazionale. “Abbiamo perso una grande occasione al Mondiale di Corea-Giappone e poi a Euro 2000”. Nesta, che oggi allena il Frosinone, ricorda la semifinale con l’Olanda: “Che barricate, non siamo usciti dalla metà campo. Sentivo ogni tanto che tiravano e prendevano il palo. Quella era una squadra tosta magari non bellissima…”
Football and fashion. Cannavaro ricorda i calzini bianchi alla Michael Jackson con cui Thuram si presentò a Parma, Nesta invece ironizza sulla camicia a fiori griffata Versace che sfoggiavano gli stranieri dell’Est. E il capitano della Nazionale al Mondiale 2006: “Ma io l’ho vista anche a Maradona, a Fonseca e a Ferrara…”.
I due difensori, tra i più forti della storia azzurra, parlano del look di quando giocavano: “Portavamo i capelli lunghi con le fascette, eravamo dei tamarri…”. Ma tutto cambia. Cannavaro, accostato alla panchina del Napoli per la prossima stagione, rivela di essere andato a cena con Gattuso: “Mi guarda e la prima cosa che mi dice è questa. ‘Ti sei fatto il trapianto di capelli?”. E io: “Ma sei scemo, se me lo sono fatto, è venuto male. Non vedi che i capelli non ce li ho più…”
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