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Estratto dell’articolo di Fabrizio Roncone per il “Corriere della Sera”
C’è da completare il racconto dell’altra notte. Perciò bisogna riprendere gli appunti e tornare con la mente a Gelsenkirchen, nella pancia dello stadio, la partita contro la Spagna era finita da un’ora. […]
Dovete immaginarvi un sentiero stretto tra le transenne, nella penombra, sorvegliato da steward e agenti in tenuta anti-sommossa, che i calciatori percorrono per raggiungere i pullman. Quarant’anni fa ci andavi a parlare mentre ancora erano in accappatoio, si rivestivano, ed era normale che stessero lì a risponderti, a spiegarti. Adesso preferiscono impomatarsi di gel e spalmarsi le loro cremine antirughe da soli e devi sperare che, mentre se ne vanno, abbiano poi voglia di fermarsi a dirti due cose. E, di solito, non hanno voglia.
luciano spalletti gianluca scamacca
Però questa mixed zone è un buon posto per osservarli da vicino. E per capire così anche meglio cosa può essere accaduto in campo. Adesso, per dire, è plasticamente molto più chiaro come e perché gli spagnoli ci abbiano potuto prendere a pallate, dandoci una lezione di calcio.
Te li vedi sfilare davanti e questo che avanza sì, è lui, è Rodri. Il più forte play d’Europa e, forse, del mondo. Guardiola, letteralmente, lo ama. Gli esperti di mercato sostengono che il City lo valuti intorno ai 120/130 milioni di euro. Stai lì a pensare che poco fa è passato Jorginho. Noi avevamo lui, a dirigere le nostre operazioni. A 32 anni, carriera oltre il tramonto, faticava a trovare posto anche nell’Arsenal.
Spalletti, ad un certo punto, gli ha pure urlato che doveva farselo almeno dare il pallone, «Altrimenti è inutile che giochi!». L’ha cambiato nell’intervallo. E ha fatto entrare Cristante, che però regista non è. La riserva naturale di Jorginho sarebbe, eccolo qui, Fagioli.
Nonostante il tanfo della squalifica che si porta addosso, Spalletti l’ha preferito a Ricci, perché dice che, tra i nostri giovani, è il play italiano più moderno. L’ha portato, ma non si fida. Fagioli ha 23 anni. Due in più di Williams. Un’ala sinistra che ha trattato Di Lorenzo, il capitano del Napoli, come fosse un birillo.
Williams compare ridendo con Yamal. Salutano una presentatrice della tivù spagnola e spariscono nel buio. Di Yamal sapete tutto. È un minorenne. E ha pure la faccia del minorenne. Solo che è un’ala destra minorenne e fantastica. Il Barcellona gli ha fatto firmare un contratto con clausola rescissoria da un miliardo di euro.
Poi arriva qualche divisa azzurra, passano le nostre ali. Quello è Zaccagni. Capito? Zaccagni. E dietro ecco pure El Shaarawy, che nella Roma fa la riserva. Spalletti, si suppone nella più completa mortificazione, era indeciso se preferirgli Orsolini.
La verità è che questi abbiamo. La dimensione attuale del calcio italiano è dentro una modestia concreta. Che ci ostiniamo a scardinare solo con le parole. Prendete Frattesi. Alla vigilia dell’Europeo sembrava l’azzurro più in forma. Deve giocare, diamo una maglia a Frattesi, se Spalletti non mette Frattesi, allora non capisce niente di pallone.
Solo che Frattesi, per un anno intero, ha fatto panchina all’Inter e infatti poi, verso la metà del primo tempo, Rodri e Fabian Ruiz e Pedri hanno deciso di metterlo in mezzo in una specie di penoso «torello». Fabian Ruiz è un calciatore sontuoso, che sprizza classe, e lasciamo stare il magnifico Pedri. Sapete quanti anni ha? Ventuno. Più o meno, nel suo stesso ruolo, con la pesante maglia numero 10 addosso, noi abbiamo Pellegrini, di sette anni più anziano. […]
Arriva ansimante un cronista, lavora per El Pais, chiede se è passato Morata. Sì, poco fa. Gli spagnoli sono già sul pullman. Lui cerca Morata, 31 anni, 7 gol distribuiti su tre Europei. Donnarumma con qualche lancione cercava Scamacca: 25 anni, 18 presenze e un gol. Scamacca non l’ha mai strusciata, mai. Retegui ha fatto anche peggio. Potremo raccontare di aver visto, in Nazionale, la staffetta tra Scamacca e Retegui.
Passano Cristante e Mancini. Seguiti da Chiesa (s’è capito perché Motta ha dato il via libera alla sua cessione) e Barella, l’unico — insieme a Donnarumma — ad avere una dimensione, un rango internazionale. Dietro di loro spunta Gatti. Capito? Gatti in azzurro. E Folorunsho. Se qualcuno riconosce Folorunsho, anche in foto, merita un premio.
Poi, nel riverbero dei lampioni, mentre tornavamo alle macchine, s’è sentito uno che diceva: «Io, comunque, fossi in Spalletti, Modric lo farei marcare a uomo…».
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