Mario Sconcerti per il “Corriere della Sera”
La prima volta che gli Stati Uniti batterono gli inglesi fu ai mondiali del 1950. Quando le agenzie di stampa dettero il risultato, 0-1, molti pensarono a un errore. Quelle inglesi decisero che il mondo si era sbagliato e annunciarono una vittoria dell'Inghilterra per 10-1.
Questa incredulità di base è sempre stata la vera palla al piede del calcio americano. Restava sempre lo sport degli altri, dei latinos, degli immigrati, della classe povera. E non portava qualcosa che per l'America è sempre fondamentale, l'orgoglio di vincere. Una grande nazione non può giocare per guardarsi, deve avere un senso forte.
Per trovarlo mescolarono a lungo il pallone con la palla ovale del rugby. Nacque il football americano, ma fu emarginato il calcio. Oggi molte cose sono cambiate, battere l'Inghilterra è sempre difficile, ma si può correre alla pari. Il calcio è lo sport più frequentato a livello scolastico, a vincere hanno pensato le ragazze.
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Non è così una grande sorpresa se americani e inglesi oggi corrano quasi alla pari. Hanno lo stesso mestiere, la stessa comprensione moderna del gioco, infatti anche stavolta si sono via via annullati dentro una partita non bellissima, ma di vitalità, con pochi tiri in porta, un gioco verticale abbastanza spettacolare. Ci si aspettava di più dall'Inghilterra che è stata messa a lungo in apprensione da Pulisic e Adams.
Ha sofferto invece a centrocampo e confermato poco ordine di gioco. Non una partita inutile, c'è stato anzi buon calcio, anche molti americani giocano in Premier, la qualità dell'organizzazione sul campo è stata sempre alta, di vero professionismo.
Cala su tutto l'infortunio di Neymar che sembra serio. Questo toglie molto al Brasile e all'intero Mondiale. Né alle sue spalle si conosce un sostituto all'altezza. Era poco immaginabile anche un'uscita così rapida del Qatar che non è anzi ancora nemmeno entrato nel torneo. Forse è normale così, ma il Qatar ha comunque un ranking Fifa accettabile, intorno al 50° posto. Ma sono sembrati sempre emozionati, come fuori posto. Forse era davvero così.
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