CALCIO MARCIO! “HO SIMULATO UN INFORTUNIO PER NON ESSERE COINVOLTO IN UNA COMBINE" - L'EX AVELLINO ARMANDO IZZO, OGGI AL TORINO, È STATO ASCOLTATO DAL TRIBUNALE DI NAPOLI NELL'AMBITO DEL PROCESSO SU CALCIOSCOMMESSE E CAMORRA, IN CUI RISULTA INDAGATO – IL CASO DELLA PARTITA MODENA-AVELLINO DEL 2014 E I FRATELLI ACCURSO, ELEMENTI DI SPICCO DELLA CAMORRA DI SECONDIGLIANO E PARENTI DI IZZO – “VIDI UN'ARIA STRANA AL PUNTO TALE CHE…”
"Ho simulato un infortunio per non essere coinvolto in una combine". La clamorosa rivelazione viene da Armando Izzo, ascoltato ieri, nel Nuovo Palazzo di Giustizia di Napoli, dal sostituto procuratore antimafia Maurizio De Marco. Il 28enne originario di Scampia è indagato nell'ambito del processo su scommesse calcistiche e camorra.
"Ero ancora un ragazzino quando promisi a mio padre che gli avrei portato la maglia del Napoli sulla tomba. Perché era questo il mio sogno, il nostro sogno, quello di arrivare a giocare per la Serie A". Ma andiamo con ordine.
Tutto inizia in occasione della partita Modena-Avellino (serie B, 17 marzo 2014) quando Izzo, che veste la maglia degli irpini, non scende in campo. L'attaccante, oggi al Torino, ha chiarito il perché di quella scelta: "Ero a Secondigliano, a casa della mamma, ricevo una chiamata di Luca Pini, un collega calciatore che faceva anche il gioielliere, che doveva consegnarmi delle collane per moglie e figli. Con lui c'era Salvatore Russo, detto Geremia. Mi portano in un ristorante dove trovo Millesi con i fratelli Accurso". Si tratta di Umberto e Antonio Accurso, elementi di spicco della camorra di Secondigliano e parenti di Izzo.
Izzo e l'infanzia difficile a Scampia
"Loro mi dissero di accordami ma a me quel raduno mi puzzava, vidi un'aria strana al punto tale che dopo una trentina di minuti presi un taxi e andai via - ha continuato Izzo - Intuii che si trattava di qualcosa di strano". Non si tratta dell'unico approccio: l'ex Avellino ha ricordato anche un altro episodio simile, avvenuto diversi anni prima quando era a Trieste, anche questo però andato a vuoto. "Vennero da me - ha detto, senza ricordare i nomi delle persone coinvolte - Mi dissero che volevano truccare le partite, io dissi solo che volevo fare carriera, negando il mio contributo: fu allora che pensai alla promessa fatta a mio padre e alla mia infanzia nel lotto g".