Estratto dell’articolo di Alessandro Bocci per www.corriere.it
La Thiagocrazia è un mondo quasi perfetto in cui la sostanza conta più dell’apparenza e il sudore, sul campo di allenamento, più dei soldi spesi sul mercato. Solo chi non conosce Thiago Motta può sorprendersi che Samuel Mbangula, un ragazzino di vent’anni senza nessuna esperienza in serie A, venga preferito a Douglas Luiz, pagato qualche settimana fa cinquanta milioni di euro.
È successo contro il Como, nella prima partita di campionato e succederà ancora perché la logica del nuovo allenatore è semplice, persino banale, eppure rivoluzionaria nel calcio di oggi: tutti sono uguali davanti alla legge del campo, giudice (implacabile) dell’ex tripletista dell’Inter. Gioca chi lo merita, la filosofia dell’italo brasiliano e più democratico di così non potrebbe essere. […]
[…] Difficile, quasi impossibile, prevedere cosa passa nella testa del Profe. A Bologna, dove aveva racimolato un punto nelle prime quattro partite, sollevando più di un mugugno, adesso lo rimpiangono. E i giornalisti sorridono: impossibile azzeccare la formazione.
Thiago è maniacale e feroce nelle proprie convinzioni: a tutti concede almeno un’opportunità, nessuno però si deve sentire intoccabile. A Spezia ha messo fuori Nzola che l’anno prima, con Italiano, aveva trascinato i liguri alla salvezza. A Bologna la sua prima vittima è stata il re Arnautovic. Tutti ne hanno fatto le spese, anche Calafiori che nella scorsa straordinaria stagione è finito spesso in panchina, ma con Thiago è diventato il giocatore per cui l’Arsenal ha investito quasi 50 milioni.
L’incertezza diventa una compagna di viaggio con cui imparare a convivere nelle lunghe settimane che portano alla partita. Soltanto il portiere, che cambia spesso, conosce il suo destino per tempo. Gli altri scoprono le scelte del tecnico all’ultimo istante, a volte persino sul pullman verso lo stadio. Motta è fatto così.
Lavora tantissimo, dalla mattina alla sera: studia i video, prepara gli allenamenti, raccoglie i dati, cambia spesso il capitano[…] Stiamo parlando di un predestinato. Enrico Preziosi, presidente del Genoa, il primo a dargli fiducia e a esonerarlo, nel momento in cui lo ha mandato via ha confessato: «Diventerà un grande allenatore». E Ivan Juric, che lo ha incrociato con il Torino, lo ha esaltato: «Guardiola in confronto a Motta è scolastico. Le squadre di Thiago non si riescono a leggere».
[…] Ora lo aspetta la sfida più difficile della sua giovane carriera: fare risultati attraverso il gioco. A Torino vincere non è più l’unica cosa che conta. Conta farlo divertendo e divertendosi.
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