Valeria Arnaldi per il Messaggero
L'ANNIVERSARIO«Non è il cemento, non è il legno, non è la pietra, non è l' acciaio, non è il vetro l' elemento più resistente. Il materiale più resistente nell' edilizia è l' arte», affermava Gio Ponti, milanese classe 1891, architetto, designer, art director, nonché scrittore e critico, che ha firmato strutture simbolo dell' architettura italiana moderna, come il grattacielo Pirelli a Milano e la concattedrale di Taranto, e ha contribuito allo sviluppo del design di produzione nazionale, con l' attività per Richard-Ginori, Christofle, Fontana e altri, senza dimenticare la rivista Domus, che fondò nel 1928 e diventò riferimento per il dibattito su architettura e design nella seconda metà del Novecento.
LO SPAZIO ABITATOProprio nell' arte, o meglio forse nelle arti, come punto di vista, strumento di osservazione e metro di validità progettuale, è il cuore della sua filosofia di un' architettura capace di unire tradizione e tecnologia, radici e prospettive, solidità e leggerezza. E soprattutto, della sua idea dell' architetto come figura in grado di muoversi di scala in scala - Dal Cucchiaio alla Città, secondo la nota espressione di Ernesto Rogers - fondendo estetica e comfort in una rilettura e riscrittura dello spazio abitato, inteso sia come casa, sia come città.
L' urbe ideale, nella sua concezione, è quella «la cui immagine sia confortevole agli occhi e alla vita». L' architetto cui guarda Ponti e, più ancora, che Ponti incarna, è di fatto una figura di ispirazione rinascimentale che spazia tra linguaggi e codici espressivi nel nome di un più alto sentimento di creatività, non solo diffusa ma, ben più rilevante, da diffondere.
LA LEZIONEA quarant' anni dalla sua morte, avvenuta a Milano il 16 settembre 1979, quella visione che dell' Italia, con i suoi canoni, ha saputo fare fondamento e modello, si dimostra lezione profondamente attuale ma non ancora completamente indagata, specie nella visione architettonica. «Ponti è stato un unicum nella storia del 900 italiano e non solo in quella dell' architettura: ha attraversato il secolo con la straordinaria capacità di mettere insieme linguaggi delle diverse discipline legate alla creatività, dalle arti applicate al design, dall' architettura alla città. In un certo senso, ha anticipato la dimensione contemporanea, fluida e integrata», spiega Margherita Guccione, direttore del Maxxi Architettura di Roma.
«Il suo lavoro nelle arti applicate è stato ampiamente indagato, la sua visione architettonica invece non è mai stata organicamente studiata. Ponti è stato molto importante per la cultura italiana ma la storiografia non lo ha sufficientemente considerato. È stato ritenuto un architetto della borghesia in un momento storico in cui si credeva che l' architetto dovesse essere anche un intellettuale impegnato e perciò è stato valutato come ottimo professionista ma tenuto un po' in disparte. Oggi che queste categorie sono superate può essere guardato con occhi nuovi».
LA RETROSPETTIVAProprio sulla sua idea di architettura, il Maxxi dal 27 novembre al 26 aprile incentrerà la grande retrospettiva Gio Ponti. Amare l' architettura, realizzata con CSAC di Parma e Gio Ponti Archives, a cura di Maristella Casciato, Fulvio Irace con Guccione, Salvatore Licitra, Francesca Zanella.
Ecco allora, la Scuola di Matematica a Roma degli anni 30, Villa Planchart a Caracas e Casa Ponti a Milano dei 50, il Denver Art Museum dei '60 e così via. Sotto i riflettori, pure il disegno di oggetti quotidiani e la casa moderna. Centrale, nella ricerca di Ponti è il tema dell' abitare. «La ricostruzione postbellica ha consentito di applicare alla città idee sgombre da qualsiasi pregiudizio - prosegue Guccione - Ponti ha saputo cogliere nel momento storico una straordinaria occasione di innovazione e ricerca. La sua visione di città rispondeva a esigenze funzionali ma anche psicologiche e sociali».
LA POLTRONA MOLTENI DI GIO PONTI
LA CREATIVITÀUna rivoluzione. «Ci sono idee architettoniche che ora sembrano ovvie ma erano all' avanguardia, come la smaterializzazione dei volumi. Sono intuizioni pure urbanistiche. Ponti ha prodotto un avanzamento della cultura architettonica. È stato tra i primi architetti italiani a osservare con attenzione la dimensione internazionale e a sviluppare progetti all' estero.
Fondatore e direttore di riviste, ha contribuito a promuovere il design made in Italy». «Essere conservatori italiani in architettura significa solo conservare l' antica energia italiana di trasformarsi continuamente», diceva - creando un sistema.
«Ha espresso la sua creatività in tantissime direzioni, è difficile attribuirgli etichette - conclude Guccione - Il suo lavoro si può definire solo per negazioni: non è classico, né moderno. Forse, Ponti è stato l' ultimo intellettuale del 900».
GIO PONTI PADOVA GIO PONTI DESIGN GIO PONTI PADOVA gio ponti gio ponti gio ponti gio ponti gio ponti gio ponti maria mulas GIO PONTI gio ponti mostra parigi 1 GIO PONTI PADOVA