Alessandro Barbera per ''la Stampa''
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Il ministro del Tesoro Roberto Gualtieri le giudica stime «pessimistiche» e dice che la riapertura delle attività dopo la fine del lockdown sta dando «effetti tangibili». Gli economisti del Fondo monetario la vedono purtroppo in modo diverso. Parlano di conseguenze «catastrofiche» del virus sul mercato del lavoro mondiale e di 300 milioni di posti di lavoro bruciati. Entro la fine dell'anno stimano il Pil italiano in picchiata del 12,8 per cento, quasi quattro punti in più rispetto ad aprile. La conseguenza più grave è sui conti pubblici: se il dato fosse confermato, il debito italiano quest' anno salirebbe dal 134,8 per cento al 166,1.
Siamo ai livelli ai quali - pochi anni fa - la Grecia si ritrovò sul baratro finanziario. Per fortuna le condizioni di contesto sono completamente diverse e la Banca centrale europea è il principale acquirente di titoli pubblici italiani. In compenso il Fondo rivede anche le stime del rimbalzo nel 2021, previsto al 6,3 per cento. C'è un solo Paese nell'intero pianeta che quest' anno non andrà in recessione, ed è la Cina che crescerà di appena un punto percentuale.
Ci aspetta insomma un autunno duro. La Corte dei Conti parla di situazione «grave», invoca «credibilità» da parte del governo, una strategia rapida per la ripresa e, nonostante la situazione del debito, una riforma che abbassi le tasse. Con le elezioni amministrative alle porte - in settembre -la maggioranza avrebbe da guadagnarci, ma il governo sembra ancora con la testa dentro l'emergenza. Gualtieri va in commissione Bilancio e annuncia per luglio un nuovo decreto. Il clima con le opposizioni è incandescente, al punto da costringere il presidente leghista Claudio Borghi a sospendere la seduta dopo la contestazione del collega di partito Igor Iezzi.
Gualtieri non entra nel dettaglio delle cifre, ma fonti di governo parlano di 15, forse 20 miliardi per il rifinanziamento della cassa integrazione, l'aumento delle risorse ai Comuni, del fondo di garanzia per le imprese che chiedono liquidità alle banche, lo slittamento delle prossime scadenze fiscali. C'è anche l'ipotesi di una riduzione dei contributi previdenziali per le aziende, un modo per ridurre il costo del lavoro ed evitare i licenziamenti. Di tagli delle tasse per famiglie e pensionati (la richiesta della Corte dei Conti) a sostegno della ripresa non c'è traccia.
Né sono all'ordine del giorno modifiche alle norme sul reddito di cittadinanza il quale - parole del procuratore generale - ha dato lavoro ad appena il due per cento dei suoi beneficiari. In Commissione c'è da discutere delle modifiche al decreto rilancio, ma il testo procede a rilento, troppo a rilento. Secondo il calendario il testo avrebbe dovuto essere già in aula, e invece non ci arriverà prima del 3 di luglio. Il decreto ha 266 articoli: impossibile entrare nel dettaglio in così poco tempo. Per accelerare i tempi verrà imposto il voto di fiducia.
Due le modifiche già decise: la prima prevede la possibilità per le aziende di anticipare sin d'ora quattro settimane di cassa integrazione dell'autunno, ed evitare così ulteriori tensioni attorno ai ritardi dell'Inps. La seconda riguarda i cosiddetti "superpoteri" concessi a Gualtieri. Il decreto permette al ministro del Tesoro di spostare poste di bilancio (seppur dentro ai saldi) senza passare dal Parlamento. L'emendamento conferma il potere ma scrive che il ministero, se e quando deciderà di prendere fondi da un capitolo per l'altro, dovrà trasmettere la variazione alle commissioni per un parere.