palenzona, nagel, milleri, caltagirone, fazzolari

DAGOREPORT! - ECCO ‘’FURBIZIO’’ PALENZONA, DA IMMARCESCIBILE DEMOCRISTIANO PIEMONTESE (“FALSO E CORTESE”), INFILARSI NELLA PARTITA MEDIOBANCA-GENERALI, INOLTRANDO UN SONORO INVITO DI DARSI UNA CALMATA A UN CALTAGIRONE MOLTO ASSETATO DI RIVINCITA - MENTRE A MILANO MILLERI AVREBBE APERTO UNA TRATTATIVA CON NAGEL, A ROMA L’EDITORE DEL “MESSAGGERO”, CON L’ARRIVO DI GIORGIA MELONI AL POTERE, HA TROVATO UNA LEVA PER I SUOI SOGNI DI GLORIA NELLA PERSONA DI FAZZOLARI - IL BRACCIO DESTRO (E TESO) DELLA DUCETTA E’ L’ARTEFICE DI DUE GENIALATE: L’EMENDAMENTO SUL DDL CAPITALI E LA TASSA SUGLI EXTRA PROFITTI BANCARI. E IL DIABOLICO PALENZONA, A NOME DEL SISTEMA BANCARIO, AVVISA IL LUNA PARK MELONI-SALVINI CHE BASTA UN NIENTE A RISPEDIRLI A CASA A PETTINARE LE BAMBOLE…

fabrizio palenzona

DAGOREPORT

 

"Furbizio" Palenzona torna a fare ciò che lo ha tenuto a galla attraverso qualsiasi tipo di potere si sia avvicendato a Palazzo Chigi: il mediatore di pace. Come ai tempi di Aiscat, quando si mise a fare il paciere tra i Gavio e i Benetton. Una volta che si mette in mezzo, i contendenti diventano burattini costretti a interpellarlo per risolvere ogni diatriba.

 

Ricicciato a sorpresa alla presidenza della Fondazione Cassa Risparmio di Torino (CRT), scalzando il predecessore Giovanni Quaglia che ha così pagato lo sconsiderato appoggio a Caltagirone nella fallita scalata di Generali, di cui CRT è azionista, l’astuzia da antico democristiano di Palenzona non ha perso smalto: ha subito fottuto, mettendolo in minoranza, chi l’aveva innalzato alla presidenza: l’ingenuo sindaco di Torino Stefano Lo Russo (con la moral suasion di Banca Intesa).

giovanni quaglia

 

In attesa di incrociare le lame con il Grande Vecchio delle fondazioni bancarie (Cariplo), l’inossidabile Giuseppe Guzzetti, voglioso com’è di occupare la poltrona in scadenza di Francesco Profumo all’Acri (destinata al guzzettiano Azzone), forte di padroneggiare una CRT che ha in pancia Generali 1,61%, Unicredit 1,9%, Bpm 1,8%, Palenzona si fa intervistare da “La Stampa” per proporsi “mediatore di pace” nel duello su Mediobanca e Generali che vede contrapposti, in teoria, Milleri/Delfin e Caltagirone, da una parte, Nagel e Donnet, dall’altra.

 

francesco profumo giuseppe guzzetti

"In teoria" perché Francesco Milleri, erede manageriale dell’impero di Leonardo Del Vecchio, non ha gli stessi obiettivi di un Caltariccone, ormai più immobiliarista-finanziere che editore.

 

La Delfin guidata da Milleri oggi è più vocata a un ruolo di azionista ‘’passivo’’, che punta a intascare i ricchi dividendi per far felici gli otto agitati eredi di Del Vecchio, quindi è più disponibile a un accordo e/o mediazione con il boss di Mediobanca, Alberto Nagel, e lo zar di Generali, Philippe Donnet.

stefano lo russo 1

 

 

Ed ecco infilarsi tra i litiganti, come “mediatore di pace”, lo scaltro Palenzona. Che, da immarcescibile piemontese “falso e cortese”, dopo aver fatto silurato l’alleato CRT di Calta, Giuseppe Quaglia, ora gli rifila un cucchiaino di miele: ‘’Sono un grande amico e un estimatore dell'ingegner Francesco Caltagirone”.

Alberto Nagel Caltagirone

 

Dopo il salamelecco, arriva il veleno, il “grande amico” gli ricorda il portone ricevuto in faccia da Nagel-Donnet a Trieste: “Ha lottato da par suo raccogliendo il consenso di tanti investitori. Le cose sono andate come sono andate e bisogna prenderne atto”. Prendi, porta a casa, e salutame il tuo “negoziatore” Fabio Corsico che per scalare Generali si era inventato Quaglia e Costamagna.

Donnet Caltagirone Del Vecchio

 

Ora è chiaro che il “paciere” Palenzona sta con Nagel (“Siamo di fronte a una società che tutti riconoscono essere ben gestita”), e in più con la Delfin in passato, quando era vicepresidente di Unicredit, aiutò la Luxottica di Del Vecchio nell’acquisizione dell’azienda produttrice dei Ray-Ban; e così, via intervista, “Furbizio” inoltra un invito di darsi una calmata a un Caltagirone molto assetato di rivincita in vista del nuovo Cda di Mediobanca in agenda a ottobre, di cui Delfin è primo azionista, con il 19,8% del capitale, e giocoforza gli equilibri di potere cambieranno.

FRANCESCO MILLERI LEONARDO DEL VECCHIO

 

Mentre a Milano il manager Milleri avrebbe aperto una trattativa con il manager Nagel, a Roma l’editore del “Messaggero”, con l’arrivo di Giorgia Meloni al potere, ha trovato una leva per i suoi sogni di gloria nella persona di Fazzolari.

 

E dopo vari incontri e cene, il braccio destro (e teso nel saluto romano) della Ducetta sta provando a farlo felice spingendo il pedale del freno alla prassi della “lista del cda”.

 

L’emendamento sul DDL Capitali (a firma del meloniano Melchiorre), che permetterebbe ai soci stabili di una società di moltiplicare il valore delle loro azioni per tre, lancerebbe Calta alla conquista delle polizze e degli immobili di Generali senza sborsare un euro.

 

vincenzo maranghi con palenzona

L’emendamento è ancora in discussione nella commissione parlamentare, e se passerà sarà in forma che più blanda non si può (anche perché con una tale norma “degenere”, ad esempio, Vivendi si metterebbe in tasca Tim; e nello stesso tempo il potere dei soci stabili allontanerebbe gli investitori ad entrare nelle società).

 

giorgia meloni e giovanbattista fazzolari

Ed è sempre il prode Fazzolari, trasformatosi di colpo in un esperto di finanza & mercati, che ha dato il là alla famigerata tassa sugli extra profitti bancari senza uno straccio di trattativa con l’Abi, facendo registrare un crollo in Borsa dei titoli bancari di 9 miliardi, per scucire agli istituti bancari quei 2,8 miliardi che serviranno al Mef per partecipare con Cdp alla Rete unica. Un “esproprio” che ha di sicuro fatto lievitare il rischio Italia tra gli investitori internazionali.

giovanbattista fazzolari pistolero

 

Ed ecco farsi avanti il diabolico Palenzona che, a nome del sistema bancario, avvisa il luna park Meloni-Salvini che basta un niente a rispedirli a casa a pettinare le bambole: “La tassa sugli extraprofitti delle banche danneggia il sistema e minaccia la credibilità”.

 

Quindi, presa la mira, spara: “Sembra che il governo abbia provato a dare un colpo al cerchio e uno alla botte: ha rivisto il reddito di cittadinanza suscitando molte critiche. e così han pensato di dare un colpo agli istituti del credito, che va sempre bene se a guidare è la demagogia. Un errore, perché di demagogia alla lunga si muore”.

fazzolari meloni

stefano lucchini fabrizio palenzona paolo cirino pomicino foto di bacco

 

Governo avvisato, mezzo salvato. Parola di un democristiano di lunga durata che conosce, e bene, la cultura del potere.

fabrizio palenzona 4

palenzona micciche

Ultimi Dagoreport

almasri giorgia meloni carlo nordio

DOMANDE SPARSE SUL CASO ALMASRI – CON QUALE AUTORIZZAZIONE IL TORTURATORE LIBICO VIAGGIAVA INDISTURBATO IN EUROPA? AVEVA UN PASSAPORTO FASULLO O UN VISTO SCHENGEN? E IN TAL CASO, PERCHÉ NESSUN PAESE, E SOPRATTUTTO L’ITALIA, SI È OPPOSTO? - LA TOTALE ASSENZA DI PREVENZIONE DA PARTE DEGLI APPARATI ITALIANI: IL MANDATO DI ARRESTO PER ALMASRI RISALE A OTTOBRE. IL GENERALE NON SAREBBE MAI DOVUTO ARRIVARE, PER EVITARE ALLA MELONI L’IMBARAZZO DI SCEGLIERE TRA IL RISPETTO DEL DIRITTO INTERNAZIONALE E LA REALPOLITIK (IL GOVERNO LIBICO, TRAMITE ALMASRI, BLOCCA GLI SBARCHI DI MASSA DI MIGRANTI) – I SOSPETTI DI PALAZZO CHIGI SULLA “RITORSIONE” DELLA CPI E IL PASTROCCHIO SULL’ASSE DEI SOLITI TAJANI-NORDIO

pier silvio giampaolo rossi gerry scotti pier silvio berlusconi

DAGOREPORT - È TORNATA RAISET! TRA COLOGNO MONZESE E VIALE MAZZINI C’È UN NUOVO APPEASEMENT E L'INGAGGIO DI GERRY SCOTTI COME CO-CONDUTTORE DELLA PRIMA SERATA DI SANREMO NE È LA PROVA LAMPANTE - CHIAMARE ALL'ARISTON IL VOLTO DI PUNTA DI MEDIASET È IL SEGNALE CHE IL BISCIONE NON FARÀ LA GUERRA AL SERVIZIO PUBBLICO. ANZI: NEI CINQUE GIORNI DI SANREMO, LA CONTROPROGRAMMAZIONE SARÀ INESISTENTE - I VERTICI DELLA RAI VOGLIONO CHE IL FESTIVAL DI CARLO CONTI SUPERI A TUTTI I COSTI QUELLO DI AMADEUS (DA RECORD) - ALTRO SEGNALE DELLA "PACE": IL TELE-MERCATO TRA I DUE COLOSSI È PRATICAMENTE FERMO DA MESI...

elon musk sam altman

NE VEDREMO DELLE BELLE: VOLANO GIÀ GLI STRACCI TRA I TECNO-PAPERONI CONVERTITI AL TRUMPISMO – ELON MUSK E SAM ALTMAN HANNO LITIGATO SU “X” SUL PROGETTO “STARGATE”. IL MILIARDARIO KETAMINICO HA SPERNACCHIATO IL PIANO DA 500 MILIARDI DI OPENAI-SOFTBANK-ORACLE, ANNUNCIATO IN POMPA MAGNA DA TRUMP: “NON HANNO I SOLDI”. E IL CAPOCCIA DI CHATGPT HA RISPOSTO DI PETTO AL FUTURO “DOGE”: “SBAGLI. MI RENDO CONTO CHE CIÒ CHE È GRANDE PER IL PAESE NON È SEMPRE OTTIMALE PER LE TUE COMPAGNIE, MA NEL TUO RUOLO SPERO CHE VORRAI METTERE PRIMA L’AMERICA…” – LA GUERRA CIVILE TRA I TECNO-OLIGARCHI E LE MOSSE DI TRUMPONE, CHE CERCA DI APPROFITTARNE…

donald trump elon musk jamie dimon john elkann

DAGOREPORT – I GRANDI ASSENTI ALL’INAUGURATION DAY DI TRUMP? I BANCHIERI! PER LA TECNO-DESTRA DEI PAPERONI MUSK & ZUCKERBERG, IL VECCHIO POTERE FINANZIARIO AMERICANO È OBSOLETO E VA ROTTAMATO: CHI HA BISOGNO DEI DECREPITI ARNESI COME JAMIE DIMON IN UN MONDO CHE SI FINANZIA CON MEME-COIN E CRIPTOVALUTE? – L’HA CAPITO ANCHE JOHN ELKANN, CHE SI È SCAPICOLLATO A WASHINGTON PER METTERSI IN PRIMA FILA TRA I “NUOVI” ALFIERI DELLA NEW ECONOMY: YAKI PUNTA SEMPRE PIÙ SUL LATO FINANZIARIO DI EXOR E MENO SULLE VECCHIE AUTO DI STELLANTIS (E ZUCKERBERG L'HA CHIAMATO NEL CDA DI META)

antonino turicchi sandro pappalardo armando varricchio nello musumeci ita airways

DAGOREPORT – DA DOVE SPUNTA IL NOME DI SANDRO PAPPALARDO COME PRESIDENTE DELLA NUOVA ITA “TEDESCA” BY LUFTHANSA? L’EX PILOTA DELL’AVIAZIONE DELL’ESERCITO È STATO “CALDEGGIATO” DA NELLO MUSUMECI. IL MINISTRO DEL MARE, A DISPETTO DEL SUO INCARICO, È MOLTO POTENTE: È L’UNICO DI FRATELLI D’ITALIA AD AVERE I VOTI IN SICILIA, ED È “MERITO” SUO SE SCHIFANI È GOVERNATORE (FU MUSUMECI A FARSI DA PARTE PER FAR CORRERE RENATINO) – E COSÌ ECCO CHE IL “GIORGETTIANO” TURICCHI E L’AMBASCIATORE VARRICCHIO, CARO A FORZA ITALIA, SONO STATI CESTINATI…

friedrich merz donald tusk giorgia meloni trump emmanuel macron olaf scholz mario draghi

C’ERA UNA VOLTA IL TRENO PER KIEV CON DRAGHI, MACRON E SCHOLZ. ORA, COMPLICE IL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO DI GIORGIA MELONI, L’ITALIA È SPARITA DALLA LEADERSHIP DELL’UE - LA DUCETTA PREFERISCE ACCUCCIARSI AI PIEDI DI WASHINGTON (CHE VUOLE VASSALLI, NON ALLEATI ALLA PARI) CHE RITAGLIARSI UN RUOLO IN EUROPA - FRIEDRICH MERZ, PROBABILE NUOVO CANCELLIERE TEDESCO, HA "ESPULSO" L'ITALIA DAL GIRO CHE CONTA: A CHI GLI HA CHIESTO QUALE PAESE ANDREBBE AGGIUNTO A UN DIRETTORIO FRANCO-TEDESCO, HA CITATO LA POLONIA, GUIDATA DAL POPOLARE DONALD TUSK (NEMICO NUMERO UNO DEL PIS DI MORAWIECKI E KACZYNSKI, ALLEATI DELLA DUCETTA IN ECR) - “I AM GIORGIA” SOGNAVA DI ESSERE IL “PONTE” TRA USA E UE E SI RITROVA A FARE LA CHEERLEADER DELLA TECNO-DESTRA DI MUSK E TRUMP…