Francesco Spini per “La Stampa”
Dopo un lungo braccio di ferro, arriva una prima schiarita sulla rete unica, il progetto per fondere l'infrastruttura di Tim, una volta scorporata, con Open Fiber. Sarebbe stato trovato l'accordo per firmare, già settimana prossima, la lettera di intenti («memorandum of understanding») con modi e tempi dell'operazione.
Alcuni giorni fa Tim ha trovato un'intesa con Cdp - che ha il 60% Open Fiber oltre al 9,8% di Telecom - superando le discussioni relative al perimetro della futura società di rete, NetCo. Nessun ostacolo, poi, è giunto dal fondo australiano Macquarie, al 40% di Open Fiber. Nelle ultime ore, piuttosto, si sarebbe sbloccato anche il «sì» di Kkr, il fondo Usa col 37,5% di FiberCop.
Gli americani per giorni hanno tenuto sulle spine gli altri protagonisti della vicenda, prima chiedendo (e ottenendo) garanzie sull'accordo commerciale tra FiberCop e Open Fiber nelle aree bianche, poi mettendosi di traverso alla decisione di Tim di adeguare all'inflazione i prezzi ultracompetitivi del coinvestimento FiberCop.
A convincerli a dare il via libera potrebbe essere stato il contenuto della lettera, che non affronterebbe i nodi cruciali delle valutazioni e della governance, rimandandone la discussione.
Ieri il cda di Tim - preceduto in mattinata da quello FiberCop - si è riunito per un'informativa tanto sulla lettera quanto sulle trattative in corso per rimodulare il contratto sul calcio con Dazn. Open Fiber, allo stesso modo, ha tenuto una riunione ordinaria. La settimana prossima i consiglieri di tutte le società, inclusa Cdp, dovranno probabilmente ritrovarsi per deliberare sulla lettera di intenti.
Secondo l'ad di Fastweb, Alberto Calcagno, «se l'obiettivo è fare sinergie» la rete unica dovrebbe concentrarsi solo su aree grigie e bianche. «Lì ha senso mettere insieme i piani di sviluppo, lasciando fuori problemi di valutazione e di governance che rischiano di rallentare l'obiettivo industriale»
ALBERTO SIGNORI - KKR FIBERCOP open fiber 3 open fiber 1