Rita Fatiguso per “Il Sole 24 Ore”
Taiwan è talmente strategica per posizione geografica e forza economica che nessuno può farne a meno. La stessa Cina in questi giorni carichi di tensione continua ad accogliere investimenti taiwanesi ingenti, tra cui uno stabilimento nuovo di zecca per semiconduttori da 800 milioni di dollari.
La Cina è il più importante partner commerciale di Taiwan, con una quota superiore al 26% del commercio totale. Dietro ci sono gli Stati Uniti con il 13%, seguiti da Giappone (11%), Unione europea e Hong Kong (entrambi all’8%).
Un microstato pari allo 0,4% della superficie degli Stati Uniti, e una popolazione pari all’1,7% di quella della Cina vanta un peso specifico ben superiore alle dimensioni fisiche. Le fonderie taiwanesi dominano quasi due terzi del mercato dei semiconduttori, Tsmc, Taiwan Semiconductor Manufacturing Company, controlla l’84% della produzione dei chip più avanzati ed efficienti senza i quali il mondo si blocca. Taipei controlla anche un decimo della capacità di spedizione marittima globale grazie a colossi del calibro di Evergreen, Yang Ming Marine e Wan Hai.
Mezzo mondo corteggia l’Isola Stato che, non a caso, è il Paese con il maggior numero di titoli tecnologici quotato nei listini di borsa. Taipei si difende, ha ripreso il controllo del business della sicurezza e gestione dei dati, riportandoli in patria. Ma per il resto attacca e fa affari ovunque. Esporta tecnologia ma controlla anche il 10% circa della flotta commerciale mondiale. Ha due porti tra i più grandi del mondo, Kao-hsiung e Taipei.
Stati Uniti e Cina hanno un interesse vitale a che le operazioni nello Stretto di Taiwan si svolgano senza intoppi. Taipei, dal canto suo, esercita un notevole soft power nel Mar Cinese Meridionale. L’Australian Strategic Policy Institute stima che circa un terzo della navigazione globale – e dunque quasi un quarto dell’intero commercio globale in termini di volumi – passa da lì.
Le prospettive? Per il 2022 l’ufficio statistico di Taiwan stima un Pil pro capite di quasi 35mila dollari, pari a oltre il triplo della media mondiale. Il Paese spende il 3,5% circa del proprio Pil in attività di ricerca e sviluppo – superato solo da Israele e Corea – e vanta uno dei tassi di produttività del lavoro più elevati al mondo pari a oltre 2.000 ore annue nel 2020.
I beni ad alta tecnologia come le attrezzature e i macchinari elettrici, le attrezzature meccaniche - qui è concentrata la maggiore produzione mondiale di telai in carbonio per le bici - e, in misura minore, le attrezzature ottiche e mediche rappresentano più di due terzi delle esportazioni taiwanesi. Il totale delle esportazioni di beni si è attestato a 347 miliardi di dollari, mentre le importazioni sono state di 287 miliardi di dollari.
Alcuni dei settori interessanti, non direttamente collegati all’attuale forza trainante economica di Taiwan, sono la biomedicina, l’Internet of Things, l’energia verde e l’economia circolare. Ma i semiconduttori restano in cima alla lista.
A fine 2021, ad esempio, Tsmc ha annunciato la costruzione di un nuovo impianto a Phoenix, Arizona, da 12 miliardi di dollari, in produzione non prima del 2024. Complessivamente, intende investire 100 miliardi di dollari in tre anni per espandere la propria capacità.
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