Roberta Amoruso per “il Messaggero”
Già da tempo il gruppo Terna prepara il terreno per la sfida dei prossimi cinque anni: spingere l'Italia a diventare il principale hub dell'elettricità in Europa. L'incremento degli investimenti (+55%) deciso l'anno scorso con il piano industriale al 2023 è la posta messa sul tavolo dalla società guidata dall'ad Luigi Ferraris per avere un ruolo da protagonista nella transizione energetica Ue, lì dove il nostro Paese punta a raggiungere entro il 2030 quasi il 60% di produzione da rinnovabili.
Luigi Ferraris e Catia Bastioli
In tal senso Terna ha pianificato 6,3 miliardi di impieghi entro il 2023: lo scopo è rendere ancora più robusta la rete elettrica nazionale. Una scommessa record per la storia di Terna, destinata anche a crescere con l'aggiornamento del piano quadriennale, nell'ambito del quale sfiorano 13,5 miliardi le risorse destinate al progetto decennale di sviluppo della rete elettrica del Paese.
Ma non si tratta solo di rendere la rete nazionale sempre più sostenibile, obiettivo peraltro raggiungibile solo passando attraverso un dialogo costante e costruttivo con il territorio (una prassi introdotta proprio da Ferraris che sta dando frutti apprezzabili), basti dire che sono ben 350 gli incontri che Terna ha organizzato nelle varie regioni nel 2018 e circa 450 nel 2019). Il suo obiettivo è anche favorire la piena integrazione delle fonti verdi garantendo, nello stesso tempo, l'adeguatezza e la sicurezza del sistema.
LA GEOGRAFIA DEGLI IMPIANTI
Si tratterà perciò di gestire le inevitabili congestioni di rete collegate alla penetrazione non omogenea in termini di geografia degli impianti rinnovabili, ma anche avere il controllo sull'aumento di generazione distribuita sul territorio. In questo senso un punto di forza da sfruttare è la posizione strategica del Paese come hub del Mediterraneo, un ponte verso i Balcani e verso l'Europa centrale che sarà rafforzato con l'avanzamento dei nuovi progetti interconnessione.
Su questo fronte è da poco entrato in esercizio il cavo con il Montenegro, oltre 445 chilometri di linea (di cui 423 sottomarini a una profondità di 1.200 metri), che di fatto aprirà il corridoio dei Balcani caratterizzato dall'alto potenziale a livello di rinnovabili. Inoltre, l'avvio di quello in Francia è previsto già quest'anno, come è già pianificato il cavo verso la Tunisia, un ponte in direzione del Nord Africa che dovrebbe entrare in esercizio nel periodo 2025-2026.
GLI OBIETTIVI
Ma il cuore della strategia di Terna non è solo il rafforzamento della rete e delle interconnessioni con l'estero (anche per ridurre le congestioni), fa gli obiettivi c'è lo sviluppare ulteriore della capacità di accumulo e nuove soluzioni di ricarica.
Oltre a disporre di sistemi come i contratti di acquisto a lungo termine che permettono a chi produce energia con le centrali termoelettriche e le rinnovabili di praticare prezzi adeguati nel lungo periodo.
Tutto ciò, promette la società, porterà a un'ulteriore crescita dei risultati, peraltro di tutto rilievo: dal 2017, dall'arrivo cioè di Ferraris, sono stati generati utili complessivi per 2,11 miliardi, mentre gli investimenti sono cresciuti del 40%, fino a 1,2 miliardi del 2019. Nello stesso periodo i molti piccoli soci del gruppo hanno potuto beneficiare di un ritorno dell'investimento pari al 46% a fronte del 43% dell'indice Dj Stoxx Utilities e del 25% del Ftse Mib, con un balzo del titolo da 4 a oltre 6 euro.
In più, secondo gli analisti, proseguendo nel solco tracciato dall'attuale gestione l'utility potrà garantire cedole sempre più generose. Basti dire che l'incremento nel periodo 2020-22 dovrebbe risultare superiore a quello annunciato dai competitor inglesi e spagnoli, secondo le previsioni degli analisti di Bank of America.