IL 77% DEI CONTAGI SONO IN FAMIGLIA E I RISTORATORI S'INCAZZANO: ''PAGHIAMO NOI LE COLPE DI ALTRI'' - GESTORI DI BAR E PUB, ANIMATORI DELLA ''MOVIDA'' NON ACCETTANO LE NUOVE RESTRIZIONI IN ARRIVO: ''NOI SIAMO ATTIVI DA MAGGIO E NON ERA SUCCESSO NULLA'' - CHIUSURA A MEZZANOTTE, VENDITA DI ALCOLICI CONSENTITA FINO ALLE 22, DIVIETO DI ASSEMBRAMENTO DAVANTI AI LOCALI DALLE 21 ALLE 6
Niccolò Carratelli per ''La Stampa''
La vivono come una punizione ingiustificata. Ristoratori, gestori di bar e pub, animatori della movida, si sentono di pagare per colpe non loro. Non accettano le nuove restrizioni che, salvo ripensamenti del governo, verranno previste nel Dpcm in arrivo. Chiusura a mezzanotte, vendita di alcolici consentita fino alle 22, divieto di assembramento davanti ai locali dalle 21 alle 6. In teoria l' impatto sui ristoranti dovrebbe essere limitato. Anche se, con le regole anti Covid e la riduzione di tavoli e posti a sedere, molti si sono organizzati con un doppio turno di prenotazioni e il secondo gruppo di clienti spesso finisce di mangiare ben oltre mezzanotte, soprattutto al Sud.
Più pesanti le ripercussioni per pub e locali notturni, che di fatto iniziano a lavorare bene dalle 22 e vedrebbero ridursi l' orario di maggior frequentazione. Ancora peggio per le attività più piccole, quelle con poco spazio interno, che vivono soprattutto grazie all' asporto e alimentano la movida in piazze e strade. Esattamente quella che si vuole cercare di arginare. «È sbagliato il presupposto, l' aumento dei contagi dell' ultimo mese non dipende certo da noi, che siamo ripartiti a maggio - dice Lino Enrico Stoppani, presidente della Fipe Confcommercio - penalizzare il nostro settore sarebbe autolesionista per il Paese».
Un settore che comprende «300mila imprese e dà lavoro a un milione e 200mila persone», che sta faticosamente cercando di riprendersi dopo il lockdown, con «cali del fatturato del 30-40% rispetto al periodo pre-Covid. Per questo qualsiasi nuova limitazione imposta ora ci taglia le gambe». Insomma, si sbaglia bersaglio, rischiando di affossare molte attività senza frenare la diffusione del virus. «La mala movida si svolge fuori dai locali, anzi spesso dopo la loro chiusura, quando le piazze diventano terra di nessuno - spiega Giancarlo Banchieri, presidente della Fiepet Confesercenti - e poi chi può garantire che, quando pub e bar chiudono, la gente vada a casa? Quello che serve è una maggior presenza delle forze dell' ordine nelle zone della vita notturna, più controlli e più multe».
I gestori sono arrabbiati perché «ci siamo impegnati per applicare le norme, abbiamo investito per adeguare gli spazi, garantire distanze e sicurezza - attacca Banchieri - non possiamo essere puniti perché vogliamo fare il nostro lavoro, non ci stiamo a fare il capro espiatorio di tutti i mali». Ma c' è anche chi prova ad aggirare le regole, come quei locali in cui viene consentito il ballo, nonostante il divieto di «attività danzanti» previsto dall' ordinanza del 16 agosto del ministro della salute Roberto Speranza, che aveva chiuso le discoteche. «Chi viola le norma va sanzionato - dicono in coro Stoppani e Banchieri - ma per pochi che sbagliano non si può criminalizzare un intero settore».
movida a ponza alla faccia del virus 1
La prospettiva di un' altra fase di restrizioni deve necessariamente essere accompagnata da un nuovo piano di aiuti: «Da una parte per sostenere il costo del lavoro, il pagamento degli affitti e delle bollette, a cominciare dalla Tari - precisa Banchieri - dall' altra con ulteriori forme di credito, prestiti più elevati rispetto a quelli previsti dal decreto di aprile e con tempi di restituzione più lunghi. L' incertezza sui prossimi mesi è un macigno».