“SONO FAVOREVOLE AL VACCINO MA DEVE ESSERE TESTATO” - CRISANTI PRECISA LA SUA POSIZIONE DOPO L’INSURREZIONE DELLA COMUNITÀ SCIENTIFICA PER IL SUO SCETTICISMO SULL’IMMINENTE VACCINO PFIZER: “ALCUNI PRODOTTI SONO STATI IMMESSI NEL MERCATO E POI RITIRATI. MI VIENE IN MENTE QUELLO DEL ROTAVIRUS - I VACCINI PER IL COVID SONO STATI SVILUPPATI SALTANDO FASE 1, FASE 2, FASE 3. C'È BISOGNO DI UN PROCESSO DI REVISIONE” - LA REPLICA DI BURIONI, LOPALCO, LOCATELLI, MAGRINI E BASSETTI
1 - CRISANTI «MACCHÉ NO-VAX, ASPETTO I DATI PERÒ PRETENDO TRASPARENZA»
Serenella Bettin per “il Giornale”
Andrea Crisanti, 66 anni, microbiologo, direttore dipartimento di Medicina molecolare dell'Università di Padova, laurea in medicina alla Sapienza di Roma, specializzazione in Immunologia e Biotecnologia a Basilea, ricercatore di Biologia Molecolare a Heidelberg, l'uomo che ha studiato il caso Vo' Euganeo, si è espresso sul vaccino al festival di divulgazione scientifica Focus Live. «Lei se lo farebbe il primo vaccino che arriva a gennaio?». «Senza dati no», ha detto Crisanti. Ed è scoppiato il caos. Il Giornale l' ha intervistato.
Professore ha detto che non farebbe il vaccino a gennaio, ma l'Italia ha già opzionato 27 milioni di dosi di quello Pfizer. Vuol dire forse che siamo tutti in pericolo?
«No. Non ho detto questo. Mi è stato chiesto: lei farebbe il vaccino ora, adesso? E io ho detto: adesso sulla base delle dichiarazioni soltanto dei produttori no. Aspetto che venga valutato dalla comunità scientifica. Punto. Se a gennaio non ci saranno queste rassicurazioni non lo faccio».
E se queste rassicurazioni ci saranno?
«Se ci saranno lo faccio. Molto semplice. Io sono favorevole ai vaccini ma un vaccino deve essere testato. A me è stata fatta una domanda secca. A me è stato chiesto oggi lo farebbe il vaccino? E io ho detto: oggi il vaccino non lo farei perché non ci sono abbastanza dati».
Ma questi dati come devono essere?
«Io pretendo che i dati siano accessibili, completi e comunicati con trasparenza.
Ne ho diritto. Perché a oggi faccio affidamento solo sulle dichiarazioni stampa dei produttori, quindi io lo faccio quando sono rassicurato dalla comunità scientifica e dalle autorità regolatorie. Che ho detto di male? Non mi pare di aver detto niente di drammatico. Penso che lei sia perfettamente d' accordo con questa posizione o no?».
Quindi se non avessimo queste autorizzazioni, se non ci facciamo male col virus, secondo lei, finiamo col farci male col vaccino?
«No, io penso che se ci saranno le autorizzazioni, verranno valutate con molta attenzione.
Chi dà l' autorizzazione si prende una grossa responsabilità».
È mai accaduto nella storia che alcuni vaccini venissero ritirati?
«Sì, ci sono stati dei casi. Mi viene in mente quello del rotavirus (virus che causa gastroenteriti virali fra i neonati e i bambini sotto i cinque anni, ndr) che ha avuto una vita travagliatissima perché crea una complicazione nei bambini, poi si è scoperta la complicazione e si è rimesso in circolazione con l' avvertenza».
Ma quindi ci possiamo fidare di questo vaccino? Ci apre uno spiraglio?
«Se ci sarà il processo regolatorio, il processo immagino sarà rigoroso e valuterà tutti gli aspetti. Però pretendo che i dati siano accessibili, completi e comunicati con trasparenza».
Dati che una volta completi e disponibili potranno dare un' idea sull' efficacia del vaccino. E poi quanto tempo ci vuole per avere una validazione?
«Non lo so quando verranno pubblicati i dati, quando verranno resi noti. Quando la comunità scientifica li giudicherà, quando avranno completato il processo di autorizzazione, lo sapremo».
Mediamente quanto dura questo processo?
«Dipende, se fanno una cosa accelerata possono anche farlo in una settimana».
E invece per produrre un vaccino è vero che ci vogliono dai 5 agli 8 anni? Possiamo andare avanti cinque anni così?
«Ci vogliono dai cinque agli otto anni in condizioni normali, in questo caso è stato fatto uno sviluppo accelerato che ha permesso in maniera drammatica di accelerare i tempi di sviluppo. Ma sono stati sviluppati saltando fase 1, fase 2, fase 3. Si arriva prima sì, ma c' è bisogno di tutto un processo di revisione dietro».
E sul vaccino sperimentale che viene somministrato in Cina?
«Non lo so, non posso commentare perché non conosco il vaccino cinese».
2 - LO SCONCERTO DEGLI SCIENZIATI: “I VACCINI? SICURI DA SUBITO”
Daniela Uva per “il Giornale”
Le prime dosi potrebbero arrivare nella seconda metà di gennaio, mentre sono già otto al momento i vaccini anti Covid che in tutto il mondo hanno raggiunto la fase tre della sperimentazione. La maggior parte dei medici è ottimista, ma rimbalzano ancora le dichiarazioni di giovedì di Andrea Crisanti: «Io il primo vaccino di gennaio non lo farei».
Parole che Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità (Css), definisce «sconcertanti». «Io - avvisa - se ci fosse il vaccino lo farei senza la minima esitazione». Stessa autocandidatura per Pierpaolo Sileri, viceministro della Salute, che tranquillizza: «Credo che Crisanti su questo sbagli: il vaccino sarà sicuro».
E Daniele Magrini, direttore generale dell' Aifa (l' agenzia del farmaco), va giù duro: «Le affermazioni attribuite al professor Crisanti sono molto gravi, in quanto provengono da una persona che ha spesso parlato da esperto in questa pandemia, ma da quello che dice non lo sembra affatto. Credo che con le sue parole rechi un danno grave al Paese, oltre che a se stesso».
Quasi tutti la pensano come loro. «Siamo in emergenza e questo sta facendo correre veloce la sperimentazione dice Fabrizio Pregliasco, virologo dell' università Statale di Milano -. Le evidenze che abbiamo al momento dicono che i vaccini sono sicuri, quanto all' efficacia e all' utilità complessiva ci vorrà invece più tempo. In ogni caso questi prodotti sono uno strumento utile per fermare la diffusione del virus, per questo bisogna avere fiducia». Della stessa opinione è Andrea Gori, direttore Malattie infettive del Policlinico di Milano: «I dati non li abbiamo ancora visti, ma è verosimile che siano positivi. Se c' è un vaccino che copre al di sopra del 90 per cento siamo qui ad aspettarlo.
presidente del Consiglio Superiore di Sanità Franco Locatelli
Ovviamente sono necessarie le dovute precauzioni rispetto alla rigorosità nella conduzione degli studi». Invita alla massima cautela Carlo Federico Perno, direttore di Microbiologia e Diagnostica di immunologia dell' ospedale Bambino Gesù: «Abbiamo bisogno di sapere tutto di questi vaccini perché manca una base dalla quale partire. I vaccini devono essere somministrati a persone sane, quindi non può essere accettata una loro tossicità rilevante. Siamo in emergenza, ma occorre equilibrio fra rispetto delle regole, garanzie e necessità di fare presto.
Non ho la certezza che entro gennaio questa condizione sia possibile». Prosegue Roberto Cauda, direttore Malattie infettive del Policlinico Gemelli: «Credo nella vaccinazione come unico approccio per uscire da una situazione molto difficile, perché tutte le misure messe in campo finora si limitano a mitigare. Sono molto fiducioso, in passato ci volevano almeno dieci anni per arrivare a un vaccino, adesso la scienza permette di andare più veloci».
Della stessa opinione è Massimo Clementi, direttore del laboratorio di Virologia e Microbiologia dell' Irccs San Raffaele: «I vaccini rappresentano l' arma più potente per la lotta contro questa infezione nel 2021. E ritengo che siano tre le categorie a dover avere priorità: over 65, persone fragili e operatori sanitari. Dopo tutti gli altri, giovani inclusi».
Ottimista è anche Paolo Bonfanti, infettivologo dell' università Milano-Bicocca: «I vaccini proposti vengono regolarmente valutati dagli organi competenti, come l' Ema per l' Europa e l' Fda per gli Stati Uniti, che hanno stabilito criteri e regole precisi per decretarne la sicurezza.
Un vaccino che rispettasse tali criteri, pur avendo seguito un follow-up minore, io lo consiglierei vista la gravità di questa malattia». Prosegue Roberto Burioni, immunologo del San Raffaele: «Se tutti ci vaccineremo tra non molto il Covid 19 avrà fatto la fine della poliomielite. Se l' ok dell' Ema dovesse arrivare a dicembre, il giorno dopo dovranno cominciare le somministrazioni. Senza fermarsi neanche a Natale e Capodanno».
Da parte sua, l' epidemiologo e assessore alla Sanità della Regione Puglia, Pierluigi Lopalco, assicura che «è fuori discussione il fatto che non mi farò il vaccino. Mi sono perfino offerto di far parte della sperimentazione». Mentre il direttore della clinica di Malattie infettive del policlinico San Martino di Genova, Matteo Bassetti, conclude: «Mi vaccinerei già oggi. E lo faranno anche i miei collaboratori, che non vedono l' ora».