UNA CULLA PER TRE – IN GRECIA UN BAMBINO È NATO CON TRE GENITORI BIOLOGICI GRAZIE ALLA FECONDAZIONE IN VITRO: SONO STATI UTILIZZATI GLI OVULI DI DUE DIVERSE DONNE, LA MADRE E UNA DONATRICE, E IL SEME DEL PADRE – IL PICCOLO, CHE PESA TRE CHILI E STA BENE, HA UNA PARTE DEL SUO CORREDO GENETICO APPARTENENTE ALLA DONATRICE, MENTRE I MITOCONDRI HANNO IL DNA DEI GENITORI - NON E' IL PRIMO CASO VISTO CHE...
Silvia Turin per "www.corriere.it"
È nato in Grecia un bambino con tre genitori biologici. Il piccolo, sano e del peso di 3 chili, è venuto al mondo grazie alla fecondazione in vitro effettuata utilizzando gli ovuli di due diverse donne (la madre e una donatrice) e il seme del padre.
Neonato sta bene
La tecnica degli embrioni «con tre genitori» è stata usata per risolvere un problema di infertilità e ha permesso di avviare la gravidanza per una greca di 32 anni operata più volte per endometriosi e che si era sottoposta a quattro cicli infruttuosi di fecondazione in vitro.
Suo figlio ha ora una piccola parte del suo corredo genetico appartenente alla donatrice, mentre i mitocondri hanno il Dna dei genitori. Lo ha annunciato la start up spagnola Embryotoolsche ha ideato e già usato questa tecnica per evitare la trasmissione di una malattia genetica e per curare un problema di fertilità.
Il primo bambino con tre genitori
Non è la prima volta che nasce un bebè con «tre genitori» anche se le tecniche sono leggermente diverse. Passerà alla storia Abrahim Hassan, di origini giordane, nato in Messico (dove non ci sono regole) nel 2016 con un dna risultato del mix del patrimonio genetico di tre persone grazie al lavoro di un team statunitense guidato da John Zhang del New Hope Fertility Center a New York.
L’annuncio fu però dato al mondo cinque mesi dopo la nascita, per assicurarsi che il piccolo fosse davvero in buona salute. In pratica Abrahim ha il dna della madre, quello del padre e un pezzo del codice genetico di una donatrice (che non influisce sul suo aspetto fisico).
La tecnica, e vale in generale, è stata concepita per evitare la nascita di bambini con gravi malattie ereditarie. L’obiettivo, nel caso specifico, era impedire che il neonato ereditasse la malattia della madre, la sindrome di Leigh, malattia che già aveva causato la morte di due figli della coppia
fecondazione in vitro tecnica sperimentale
Il primo in Europa
La donna greca è la prima arruolata in un vero e proprio test clinico approvato e condotto in Grecia. L’obiettivo è stabilire se il «Maternal Spindle Transfer» (MST), che consiste nell’estrarre il nucleo di un ovulo della paziente per trasferirlo in un ovulo di una donatrice sana, può aumentare le chance di gravidanza in alcuni casi di infertilità.
Gli otto embrioni realizzati con la Mst saranno impiantati dopo aver verificato l’esito della prima gravidanza. «Questa è una tecnica che è ancora in corso di validazione - spiega Gloria Calderon, cofondatrice della start up - vogliamo procedere con la massima prudenza».
Gran Bretagna pioniera
Una metodica simile al momento è stata approvata solo nel Regno Unito che è apripista per queste tecniche a livello mondiale che permettono a donne portatrici di malattie mitocondriali gravi la possibilità di avere bambini senza trasmettere loro queste patologie devastanti.
Il premier conservatore David Cameron aveva dichiarato il suo sostegno all’introduzione di questa tecnica. Nella sua scelta aveva influito sicuramente la sua esperienza personale: il figlio Ivan è morto nel 2009, all’età di 6 anni, per una rara forma di epilessia.
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