IO PENSO SIERO-POSITIVO – LA PROPOSTA DEL MINISTRO GRILLO: I MINORENNI POTRANNO SOTTOPORSI AL TEST DELL’HIV SENZA IL PERMESSO DEI GENITORI – IL CONDUTTORE RADIOFONICO ANTONELLO DOSE, SIEROPOSITIVO: “LA PROPOSTA E' GIUSTA. I RAGAZZI VANNO SALVATI E ASSISTITI QUANDO NE HANNO BISOGNO. DIRE A MAMMA E PAPÀ CHE POTRESTI ESSERE MALATO IN CONSEGUENZA DEI TUOI RAPPORTI SESSUALI È...”
1 – LOTTA ALL'AIDS, «TEST HIV AI MINORI SENZA PERMESSO DI MAMMA E PAPÀ»
Lorena Loiacono per www.leggo.it
Anche i minorenni potranno sottoporsi al test dell'Hiv senza dover necessariamente informare mamma e papà. Chissà quanti ragazzi, per paura di dover raccontare ai famigliari la loro vita sessuale, hanno infatti atteso senza ragione la maggiore età prima di scoprire l'infezione: si nascondono per non confessare sia rapporti sessuali occasionali (o comunque non protetti), sia la loro omosessualità.
Ma perdere tempo è l'errore peggiore che si possa fare, per la propria salute e per la possibilità di contagiare altre persone. Un ritardo che, insomma, gioca tutto a favore dell'Aids. Così il Ministero della Salute sta lavorando a una norma che cancelli la necessità del consenso dei genitori per il test sui minori, sostenuta anche dal Garante per l'Infanzia, per l'Hiv e per le infezioni sessualmente trasmissibili. «Per rendere più semplice l'accesso alla diagnosi per i giovanissimi ha spiegato il ministro Giulia Grillo - è essenziale intercettare precocemente l'eventuale contagio da Hiv o da altre malattie sessualmente trasmesse. Per questo sono molto soddisfatta della positiva risposta dell'Autorità Garante per l'Infanzia e l'Adolescenza».
Il test, che è gratuito e anonimo, d'ora in poi lo sarà anche per i ragazzi minorenni visto che la fascia dei giovani è quella maggiormente colpita dalle nuove infezioni. «Da anni chiediamo questo tipo di tutela per i giovani», spiega Fabrizio Marrazzo, portavoce del Gay Center e Responsabile Gay Help Line. Secondo quanto spiegato dal Garante per l'Infanzia, l'ordinamento italiano prevede la possibilità di derogare al concetto di maggiore età, per cui il ragazzo può prendere decisioni sulla propria persona anche prima dei 18 anni. «È necessario che i test avvengano in un contesto protetto, nell'ambito del Servizio sanitario nazionale.
Inoltre, in caso di positività ai test, i genitori o il tutore devono essere coinvolti per dare il giusto sostegno affettivo al minore - specifica infatti Filomena Albano, titolare dell'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza -. Inoltre è necessario promuovere capillarmente una cultura della prevenzione e l'educazione all'affettività e alle emozioni con una imponente campagna di informazione».
2 – TEST HIV, ANTONELLO DOSE: «IO,SIEROPOSITIVO, VI DICO CHE È GIUSTO. PRIMA DI TUTTO SALVIAMO LE VITE DEI GIOVANI»
Mario Fabbroni per www.leggo.it
Antonello Dose, conduttore del programma Il ruggito del coniglio su Radio2: da sieropositivo che ha superato la fase più pericolosa della malattia, come valuta l'iniziativa del ministro Grillo?
«Molto positivamente. I ragazzi vanno salvati e assistiti quando ne hanno bisogno, ovvero appena pensano di avere il sospetto di un contagio da Hiv».
I minorenni rappresentano il target più a rischio?
«Si. Anzi, nonostante quello che si crede, oggi hanno a disposizione meno informazioni rispetto ai minorenni della mia generazione».
È davvero così difficile confessare in famiglia di voler fare il test sulla sieropositività da Hiv?
«Credo sia il deterrente più fastidioso, psicologicamente pesante da sostenere: dire a mamma e papà che potresti essere malato in conseguenza dei tuoi rapporti sessuali. Direi che è inconcepibile aver consentito finora la prevalenza di una certa morale: invece bisogna solo puntare a salvare vite umane, iniziando subito le cure del caso. Perfino Papa Francesco ha detto che andrebbe fatta una corretta educazione sessuale nelle scuole».
Nel libro La rivoluzione del coniglio, lei ha affrontato proprio la tematica della confessione della sieropositività: che problemi ha avuto dopo aver fatto coming out?
«Per fortuna è andato tutto bene, al contrario di Nadia Toffa che viene continuamente attaccata sul web solo per aver detto come pensa di combattere il cancro. Probabilmente sono un personaggio molto amato dalla gente...».
La campagna di informazione sul rischio contagio da Hiv da chi dovrebbe essere fatta?
«Chiederei a tutti gli influencer di internet di unirsi e inviare messaggi convincenti. I ragazzi sono oramai tutti sui social. Ma anche trasmissioni popolari di radio e tv dovrebbero partecipare, oltre ai giornali».