PER SCOPRIRE L’ALZHEIMER BASTERÀ UN TEST DEL SANGUE? – UNO STUDIO PUBBLICATO NEGLI USA CHE POTREBBE CAMBIARE LA VITA A MIGLIAIA DI PERSONE: CON UN SEMPLICE ESAME DEL SANGUE SI POTRÀ DIAGNOSTICARE LA MALATTIA, ANCHE CON 20 ANNI DI ANTICIPO - IL KIT SARÀ NEGLI OSPEDALI AMERICANI NEL GIRO DI 2-3 ANNI E…
Giuseppe Sarcina per il “Corriere della Sera”
Un semplice esame del sangue per scoprire i segnali dell'Alzheimer anche con venti anni di anticipo o perfino se nascosti in pazienti che non accusano alcun sintomo.
La scoperta è considerata clamorosa, cruciale dagli scienziati, riuniti in collegamento virtuale nella conferenza mondiale sull'Alzheimer.
Metodo, analisi e conclusioni sono riassunti nell'articolo pubblicato il 28 luglio sul sito dello Jama, Journal of American Medical Association, una delle più antiche e importanti riviste mediche.
Si stima che da qui al 2050 salirà da 30 a 100 milioni il numero di persone colpite da una delle malattie più devastanti e mortificanti per l'essere umano: demenza, perdita di memoria, di identità. Una sofferenza sempre più profonda anche per i familiari del malato; una sfida finora impari per i medici e il personale sanitario.
Ventidue specialisti, tra i quali gli svedesi Sebastian Palmqvist, Oskar Hansson e Shorena Janelidze, hanno messo a punto il protocollo innovativo di un test sanguigno, sperimentandolo su 1.402 volontari divisi in tre gruppi omogenei in Svezia, Colombia e negli Stati Uniti. Il kit, però, sarà a disposizione di ospedali e laboratori nel giro di due-tre anni.
È bene chiarire che non stiamo parlando di una cura, ma di uno strumento che faciliterà la diagnosi precoce e quindi consentirà di predisporre con largo anticipo le sia pure poche difese finora a disposizione.
La ricerca di una terapia, però, potrebbe progredire rapidamente. Ed è questo l'aspetto più rilevante.
Oggi la sperimentazione di nuovi farmaci è molto complicata e costosa, poiché si fonda su informazioni sulla patologia raccolte con la Tac del cervello o con il prelievo e l'analisi del liquido cerebrospinale.
Si prevede che lo scenario cambierà radicalmente, quando i ricercatori potranno contare su una larga platea di campioni sanguigni, recuperabili con rapidità e con spese contenute.
Inoltre il nuovo esame permetterà di distinguere con chiarezza le tracce di Alzheimer da altre forme di demenza senile. Un particolare fondamentale, perché i medici spesso sono tratti in inganno da morbi simili, ma che richiedono farmaci e terapie diverse.
sebastian palmqvist, oskar hansson e shorena janelidze
La scoperta si basa sulla misurazione della proteina «tau» presente in quantità eccessiva nelle placche cerebrali dei malati di Alzheimer.
Questo metodo, si legge nella sintesi pubblicata da Jama, è largamente più accurato di quelli usati finora, basati sui livelli di amiloide, un'altra proteina.
La presenza di amiloide nel cervello non basta per prevedere lo sviluppo dell'Alzheimer, quella della proteina «tau» sì. Inoltre la quantità di «tau» consente di stabilire quanto rapidamente degenererà la condizione del cervello.
Nelle loro conclusioni Palmqvist e gli altri sollecitano ulteriori approfondimenti, per verificare che non ci siano caratteristiche specifiche in popolazioni ed etnie diverse da quelle esaminate nello studio. Il «New York Times», invece, si interroga sulle possibili conseguenze etiche e culturali della scoperta. È chiaro che l'avanzamento della ricerca dipenderà dalla diffusione del test. Ma come dovranno essere promosse le campagne per convincere le persone a sottoporsi all'esame? I medici dovranno informare i pazienti asintomatici se «leggeranno» casualmente nel sangue il salto, più o meno prossimo, nel buio dell'Alzheimer? Domande difficili che spesso accompagnano il progresso della scienza.
lo studio sulla diagnosi dell'alzheimer proteina taualzheimer 6alzheimer 4alzheimer 10alzheimer