POSITIVI, MA NON TROPPO: “I DEBOLMENTE POSITIVI NON INFETTANO” - UNA RICERCA DEL SAN MATTEO DI PAVIA STOPPA L’ISOLAMENTO DI OLTRE 15MILA PERSONE: ANCHE SE IL LORO TAMPONE È POSITIVO, NON HANNO CAPACITÀ DI CONTAGIARE – IERI IN LOMBARDIA I DEBOLMENTE POSITIVI ERANO 83 SU 143. NUMERI CHE RIDIMENSIONANO L’ALLARME LOMBARDO, MA OCCHIO PERCHÉ IL VIRUS NON È MENO CATTIVO: CI SONO SEMPLICEMENTE MENO CONTAGIATI GRAZIE A DISTAZIAMENTO SOCIALE E MASCHERINE…
Simona Ravizza per il "Corriere della Sera"
Dopo il buio più totale, in Lombardia c'è un po' di ottimismo (senza, però, abbassare mai la guardia). I dati di una ricerca del San Matteo di Pavia presentati ieri possono essere utili: a liberare i pazienti di Covid-19 clinicamente guariti dalle quarantene infinite e - letti insieme con altri studi recenti - a farci capire perché al di là dei bollettini quotidiani anche la Lombardia stia uscendo dall'incubo dei contagi, anche se, attenzione, non è ancora del tutto fuori. L'uso della mascherina e del distanziamento sociale continuano a essere fondamentali.
«Nei pazienti che hanno superato i sintomi il virus ha una carica bassa, dunque chi è guarito non è più contagioso», spiega il virologo Fausto Baldanti del San Matteo di Pavia: «L'abbiamo scoperto mettendo dei campioni di virus di 280 tamponi in coltura e abbiamo visto che non è più in grado di infettare le cellule se non per la percentuale minima del 3% dei casi». È la prima volta in Italia che si arriva a una conclusione simile che - se raccolta dall'Istituto superiore di sanità - può permettere di tornare al lavoro e alla socialità agli oltre 15 mila guariti ancora oggi in isolamento in Lombardia.
Lo studio è stato svolto con la collaborazione del Policlinico di Milano, del Santa Maria delle Scotte di Siena, dell'Istituto zooprofilattico sperimentale della Lombardia e dell'Emilia-Romagna e dell'Usl di Piacenza. «Il tampone dei pazienti può risultare ancora positivo perché restano residui di virus - sottolinea Baldanti - ma senza più capacità di contagiare».
ingressi con mascherina e termo scanner a san pietro
Il fatto che chi ha una bassa carica virale non sia più contagioso è importante anche, come anticipato, per ridimensionare i numeri dell'allarme lombardo: dai report quotidiani del virologo di Regione Lombardia Danilo Cereda emerge infatti che dai primi di giugno circa la metà dei positivi comunicati giornalmente sono «debolmente positivi». Ieri 83 su 143. Ma chi sono concretamente i «debolmente positivi»? Baldanti sintetizza: «La stragrande maggioranza sono malati vecchi, scoperti con il test sierologico».
In un'intervista al Corriere della Sera la scorsa settimana il direttore dell'Istituto Mario Negri, Giuseppe Remuzzi, ha evidenziato: «Li chiamiamo contagi, ma sono persone positive al tampone. Commentare quei dati che vengono forniti ogni giorno è inutile, perché si tratta di positività che non hanno ricadute nella vita reale». Aggiunge Remuzzi: «In alcuni casi la carica virale può essere bassa probabilmente anche perché ci stiamo proteggendo con mascherine e distanziamento sociale».
Il presidente del San Matteo, Alessandro Venturi, tira le somme: «Tutto ciò dimostra che oggi in Lombardia la circolazione del virus finalmente è rallentata. I nuovi casi che vediamo sono una coda dell'epidemia che ci ha travolto come nessun'altra regione italiana».
L'equivoco da evitare: «Non bisogna pensare però che il virus sia meno cattivo del passato - dice -. Le percentuali restano le stesse di marzo: su 100 contagiati, 80 sviluppano la malattia in modo leggero, 20 finiscono in ospedale e di questi 5 in terapia intensiva». I ricoveri dunque, che ormai s' aggirano intorno ai 10 al giorno contro i 1.500 e più quotidiani di marzo, sono pochi perché poche sono le persone contagiate. E adesso la Lombardia vuole capire come deve comportarsi.
Motivo per cui chiede, in una lettera inviata ieri, ragguagli all'Istituto superiore di sanità: «Alla luce delle nuove scoperte scientifiche vogliamo sapere come dobbiamo comportarci nel conteggio dei casi e nelle politiche sanitarie da adottare nei confronti dei clinicamente guariti», osserva l'assessore alla Sanità Giulio Gallera. È destinato a continuare, comunque, verosimilmente fino al 15 luglio l'obbligo di indossare la mascherina anche all'aperto. L'allarme è ridimensionato, ma la battaglia non è ancora finita.
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