IL BENFICA TEME IL COMPLOTTO: ‘’LA UEFA VORREBBE SPEDIRE IN FINALE LA JUVE, PER QUESTIONI COMMERCIALI E PER IL PESO DEL CLUB BIANCONERO’’- STASERA IL RITORNO DELLA SEMIFINALE DI EUROPA LEAGUE

Massimiliano Nerozzi per La Stampa.it

«La Uefa vorrebbe spedire in finale la Juve, per questioni commerciali e per il peso del club bianconero», ribadisce il vicepresidente del Benfica, Silvio Cervan, che comincia il duello ben prima del calcio d'inizio. «Temo varie cose in questo gioco - dice Cervan, visitando il museo del Grande Torino - perché il calcio è bello se giocato dentro le quattro linee laterali, ma se si va oltre, e comandano altri interessi, allora non vale la pena giocare».

Tutto già deciso, insomma: «Non ho dubbi che l'Uefa, vorrebbe la Juventus in finale - sostiene il vicepresidente dei portoghesi - e vincesse, così che nell'albo d'oro finisse un club di peso e tradizione, anche per la Supercoppa di Cardiff». Il Benfica non ci sta: «Ma noi siamo un grande club, sesto nel ranking europeo e il nostro allenatore sa come giocare e segnare. Siamo a Torino per tentare di tornarci un'altra volta».

Delle polemiche, se ne frega invece Jorge Jesus: «In questo momento è più importante parlare della partita - attacca il tecnico del Benfica - questi problemi non ci interessano». Poche parole sulla condotta della gara: «Sappiamo che affrontiamo una squadra di grande valore, e che abbiamo un vantaggio, ma non cambieremo il nostro modo di giocare». Ovvero, all'attacco.

La qualificazione, passa dal gol: «Crediamo che dobbiamo segnare, per andare in finale bisognerà fare questo, e abbiamo giocatori che possono farci fare una partita offensiva. In difesa ci vorrà la solita attenzione, ma con la Juve dovremo avere degli accorgimenti diversi». Del nemico, non si preoccupa: «Se non gioca Vidal ci sarà Marchisio, due che possono fare la differenza: uno è un nazionale cileno, l'altro italiano».

E niente paura dell'arena bianconera: «In Portogallo seguiamo il campionato italiano, e conosciamo lo Juventus Stadium: ma noi siamo abituati al Da Luz, che ne tiene 60.000».

 

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