BENI COMMERCIALI- FIRENZE AFFITTA IL DAVID, SAN SEPOLCRO PIERO DELLA FRANCESCA E ORA ANCHE LA SISTINA DIVENTA SCENARIO PER EVENTI DELLA PORSCHE. IL VATICANO SI DIFENDE: SON DUECENTOMILA EURO DA DARE AI POVERI
Tomaso Montanari per Il Fatto Quotidiano
Negli scorsi giorni si è tenuto un evento privato nella location della Sistina. Sì, avete capito bene: non al Teatro Sistina, ma alla Cappella Sistina in Vaticano. Quella dove si eleggono i papi. Quella affrescata da Michelangelo, quella con le pitture più alte e terribili della vicenda umana.
Il Daily Telegraph ha rivelato che, nello scorso fine settimana, la Cappella Sistina è stata affittata al Porsche Travel Club, che vi ha organizzato un concerto, seguito da una cena di gala nei Musei Vaticani. I quaranta facoltosi viaggiatori hanno pagato questo inaudito privilegio 5.000 euro a testa. E i 200.000 euro così ricavati sono stati destinati a finanziare – ha comunicato il Vaticano – la carità del papa verso i poveri e i senzatetto.
Il Telegraph ha notato che “sembra la prima volta che la Cappella Sistina è noleggiata a un’azienda per un evento commerciale”. Una constatazione in paradossale contrasto con la precisazione del responsabile amministrativo dei Musei Vaticani, monsignor Paolo Nicolini, il quale ha dichiarato che “la Cappella non è un luogo commerciale”. Forse il monsignore avrebbe dovuto usare l'imperfetto: la Sistina non era un luogo commerciale, prima di venire noleggiata alla Porsche.
SI SAREBBE tentati di addebitare lo sconcertante episodio al direttore degli stessi Musei Vaticani: quell’Antonio Paolucci che – da soprintendente di Firenze e da ministro per i Beni culturali – ha creato il modello commerciale del Polo Museale Fiorentino, dove il noleggio a pagamento di luoghi simbolo della nostra storia dell’arte è divenuto una prassi consolidata. E si potrebbe ricordare, ai molti che già interpretano questo episodio come una benedizione papale alla mercificazione del patrimonio pubblico italiano, che il Vaticano rimane una teocrazia assoluta, mentre noi abbiamo una Costituzione che assegna al nostro patrimonio culturale una missione diversa. Insomma, potremmo forse avere un’aspirazione democratica un po’ più alta di quella che alberga nei cuori dei monsignori d’Oltretevere.
Ma la presenza di papa Francesco solleva ben altri interrogativi. Ammettiamo per un attimo che questo papa finalmente “evangelico” fosse a conoscenza del noleggio, e lo approvasse. E che, magari, il movente fosse il desiderio (sacrosanto) di mettere il patrimonio artistico della Chiesa al servizio del Vangelo. La domanda, allora, sarebbe: il modo per riuscirci è quello di noleggiarlo ai ricchi per ricavar soldi da dare ai poveri?
Una domanda che mi fa venire in mente una vignetta di Mafalda, argentina come papa Bergoglio, in cui la meravigliosa e terribile bambina chiede alla mamma se la beneficenza sia quella cosa per cui i ricchi si trovano a mangiare molte cose deliziose per raccogliere dei soldi che permettono di dar da mangiare ai poveri poche cose cattive.
È DAVVERO urgente far sì che la Cappella Sistina “faccia del bene”: ma è giusto chiedersi se il bene coincida perfettamente con il denaro. Certo, questa è la verità del mondo: ma è anche la verità del Vangelo? E la carità è solo quella economica, o forse Michelangelo potrebbe essere usato per produrre conoscenza, emancipazione , uguaglianza?
E avallare un sistema che associa l’arte e la bellezza al lusso e al privilegio non rischia forse di mandare un messaggio diametralmente opposto a quello evangelico? Se con il denaro si può “comprare” letteralmente tutto – e financo il luogo, consacrato, dove si elegge il papa – come sarà poi possibile spiegare che il denaro non può comprare la dignità, la libertà, i diritti fondamentali delle persone?
Paolo VI, or ora beatificato da Francesco, convocò il più grande mercante d’arte del mondo e gli chiese una valutazione della Pietà di Michelangelo, carezzando l’idea di venderla, dando poi i soldi ai poveri. Neanche quella era una grande idea, ma aveva una sua nobile, folle, grandezza: in linea con il filone più pauperistico e spirituale della storia della Chiesa. Ma trasformare la Sistina in una location per la Porsche, beh, questo ricorda invece un’altra tradizione: quella simoniaca della vendita delle indulgenze. Una tradizione davvero lontanissima da papa Francesco.