CALCIONOMICS – SI SCRIVE GOL MA SI LEGGE BUSINESS: IL MANCHESTER UNITED CACCIA MOYES PER AVER FALLITO TUTTI I TARGET AD INIZIARE DALL’OBIETTIVO CHAMPIONS: UNA POSTILLA DEL CONTRATTO PERMETTEVA DI FARLO FUORI A BASSO COSTO IN CASO DI MANCATA QUALIFICAZIONE

Massimo Sideri per ‘Il Corriere della Sera'

Fa un certo effetto leggere sulla prima pagina del Financial Times : «Il più grande problema del Manchester United non è Moyes (il manager-allenatore appena silurato, Ndr) ma money», i soldi.

Il gioco di parole è dell'esperto di pallone Simon Kuper e scatena una reazione di incredulità: mancano i soldi a una delle vecchie Signore della Premiere League inglese, il campionato che ha preso il posto di quello «più bello del mondo»? (Per la cronaca, quello italiano, una volta...). La Premiere League è stata citata come benchmark assoluto in occasione del recente e sofferto rinnovo dei diritti tv del calcio italiano. Famosa la frase di Marco Giordani, amministratore delegato di Rti-Mediaset: «Sento parlare dei confronti con la Premier League inglese. Ma loro sono una Mont Blanc, noi dobbiamo vendere una Bic».

Sempre per la cronaca, due mesi fa Mediaset ha pagato 700 milioni di euro (una cifra considerata cara) per l'esclusiva sulla Champions che è sì il più importante appuntamento europeo ma che ha un maggiore valore economico per la tv nazionale se in finale c'è un club italiano. Benvenuti nella «Calcionomia», nuova disciplina dove il calcio si misura in bonus, target, benchmark e capacità manageriali. Pallone, pallone, pallone per 90 minuti alla settimana, va bene. Ma tutto il resto del tempo soldi, soldi, soldi. I club di calcio sono sempre più delle «Spa», società anomale per certi versi, ma meno artigianali di una volta.

Il caso del Manchester United, da questo punto di vista, sembra destinato a fare scuola.
Pare che la pallonata che ha fatto traboccare il vaso per David Moyes sia effettivamente stata calciata sul campo da gioco con la sconfitta subita domenica scorsa da parte della sua ex squadra, l'Everton.

Ma il vertice aziendale dove è stato silurato non faceva invidia alle riunioni di emergenza di qualche banca di fronte a un crac: il pollice verso sarebbe stato girato in un hotel tra la proprietà americana, la famiglia Glazer, e il padre-padrone del club per 24 anni Sir Alex Ferguson. Nel calcio inglese, peraltro, ad amplificare l'effetto «calcionomics» c'è anche la figura dell'allenatore un po' manager (la maggior parte delle squadre non ha un direttore sportivo come succede in Italia) che deve gestire tattiche, calciomercato, club, spogliatoio e tifoserie.

Moyes aveva iniziato male, nonostante fosse stato voluto come delfino proprio da Ferguson che in 24 anni al Manchester ha praticamente vinto tutto, archiviando 13 titoli di Premier League e portando il Manchester United ad essere il club più titolato del campionato inglese nonché il terzo al mondo per fatturato (349,8 milioni di euro). C'è anche chi dice, maliziosamente, che dopo 24 anni Ferguson abbia lasciato chirurgicamente una squadra che poteva solo scendere.

Negli ultimi anni l'arrivo dei capitali arabi (sì, anche qui: soldi) avevano permesso al Manchester City di passare da equipe di retrovia a leader del campionato. La squadra allenata da Roberto Mancini è stata acquistata nel 2008 dalla Abu Dhabi United Group di Mansour Bin Zayed. Dall'avvento della facoltosa compagnia la squadra è stata al centro delle più clamorose trattative di mercato tra cui 32,5 milioni di sterline per il fuoriclasse del Real Madrid, Robinho, e un tentativo fallito di «takeover» su Kakà per 120 milioni.

Certo anche Moyes ha avuto il suo budget per il calciomercato. Ma è uscito dalle Coppe inglesi e dalla Champions (il costo-opportunità è 50 milioni di sterline). Moyes era stato messo sotto contratto per 6 anni e lascia dopo 10 mesi. Ma pare che una postilla del contratto permettesse di farlo fuori a basso costo proprio a causa del fallimento dell'obiettivo Champions. Soldi, soldi, soldi: si dirà pure gol, ma si legge target. E il manager-allenatori li ha falliti.
Ps. Peraltro molte aziende non calcistiche potrebbero anche imparare la lezione .

 

 

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