ABBIAMO O NO IL DIRITTO DI BESTEMMIARE? - DOPO LA SQUALIFICA PER AVER INVOCATO DIO INVANO, SERSE COSMI ESPLODE: “FINO A PROVA CONTRARIA SIAMO IN UN PAESE LAICO ANCHE SE GIORDANO BRUNO PER TANTI È L’EX CENTRAVANTI DEL NAPOLI” – DOTTO: "PERCHÉ CRISTANTE, LAZZARI E COSMI SI BECCANO LA SQUALIFICA, MENTRE SIMONE INZAGHI SE LA CAVA PATTEGGIANDO UN’AMMENDA? SAREBBE POI INTERESSANTE APRIRE UN CAPITOLO SU QUELLA MATERIA COMPLICATISSIMA CHE È LA 'PAROLA'..."
Giancarlo Dotto per il Corriere della Sport
Un casino totale. Questo nostro Paese ha un talento unico nell’imbrogliarsi la vita, calandosi nelle mischie più bizantine. Prendi le bestemmie. Dal ’99 bestemmiare Dio in tutte le sue varianti (parola bellissima, di questi tempi peggio di una bestemmia) non è più un reato. Si rischia, tutt’al più, una sanzione amministrativa. Ma, attenzione, la storia è più complicata.
Non si può bestemmiare contro Dio, ma si può contro la Madonna e i Santi. In questo caso non rischi alcunché. Ha un senso? Qualcuno, teologo, giurista o asino, ce lo piò spiegare? Se fossi una di Metoo, ma anche se non lo fossi, sarei furibonda e armerei un baraonda planetaria nei social. Costringerei il mondo intero a interrogarsi su questa disparità nel maltrattamento del Divino.
Punto due. Chi stabilisce cosa è e cosa non è una bestemmia? Se, in piena temperie emotiva, dico “Porco Diaz” o Porco Zio”, non sono blasfemo? Semplicemente perché ho furbescamente alterato il nome di Dio, non invano? Dovrei cioè essere premiato per questa mediocre furberia tutta latina, invece che essere doppiamente punito? Uno per la “mediocre furberia”, due perché alterare il nome di Dio non cancella la bestemmia, casomai la amplifica, la rende più enorme proprio per la sua pretesa di sminuirla. Ancora. E qui cascano asini, giudici e teologi.
Se io, avendo appena subito un rigore iniquo, urlo ai microfoni e in faccia alle telecamere la seguente frase: “Dio non hai il diritto di esistere, tu hai il dovere di esistere!”, magari aggiungendo per rendere più espressivo il concetto un “Boia ladro!” o un “Porca paletta!”, di che si tratta? Un quiz innocente o, come sembra più probabile, ho appena formulato una bestemmia raffinata e dunque più perseguibile per quanto intrisa di un dubbio che attenta alla radice il concetto di fede?
Disquisizione, in queste ore, più Cosmica che Teologica, nel senso di Serse Cosmi. L’ultimo bestemmiatore da stadio impallinato. Serse, bestemmiatore tra l’altro recidivo, avrebbe nominato il nome di Dio invano tra il primo e il secondo tempo di Crotone-Torino, per questo squalificato per una giornata. Da me strappato per un attimo alla sua giornata di pace familiare, alla civile protesta del giorno prima (“Sino a prova contraria siamo in un Paese laico…”) si è lasciato solo causticamente aggiungere: “Mi sembra tutto così logico e normale quello che ho detto, ma Giordano Bruno per tanti è l’ex centravanti del Napoli…”).
simone inzaghi foto mezzelani gmt003
Cosmi a parte, gli ultimi colpevoli di vilipendio nei confronti del Sacro sono stati Simone Inzaghi, Bryan Cristante e Manuel Lazzari.
Pare anche Gigi Buffon, ma qui i casi sono due: o la sua bestemmia è meno bestemmia degli altri o è stata meno udibile o labialmente meno leggibile delle altre. E qui entriamo in un altro ginepraio. La questione è sottile, l’ipocrisia sovrana. Io, giudice, punisco solo le bestemmie che intercetto. Ma, dando per scontato, che dal ’96 a oggi sono state pronunciate dagli addetti ai lavori, solo in serie A, non meno di 190.000 bestemmie, calcolando un minimo di 20 a partita, ed essendo stati i puniti non più di una cinquantina, facciamo a esagerare anche 100, si deduce che a fare la differenza è la prova tv. Vale a dire la tecnologia, il suo posarsi casuale sugli uomini. Ne consegue che, nella lodevole missione di tutelare il nome di Dio e la sensibilità degli italiani cattolici, si finisce per celebrare il trionfo del Caso, cioè dell’Ingiustizia, ovvero della negazione di Dio. Ce lo vedete Dio che estrae a sorte inferni, paradisi e limbi?
GIGI BUFFON E VALERIO STAFFELLI
Non finisce qui. Il garbuglio si complica. La giungla dei distinguo si fa soffocante. Perché Bryan Cristante, Manuel Lazzari e Serse Cosmi si beccano la squalifica, mentre Simone Inzaghi se la cava patteggiando un’ammenda? Spiegazione, si fa per dire. Le bestemmie di Bryan, Manuel e Serse erano plateali, “individuabili e udibili senza margini di ragionevole dubbio”, mentre per quella di Simone si è dovuto “aprire un fascicolo”, avviare cioè un’indagine suppletiva. Ne convenite che i fratelli Marx erano, al confronto, dei dilettanti?
Non voglio infierire e, soprattutto, mi manca lo spazio per farlo, ma sarebbe poi interessante aprire un capitolo su quella materia complicatissima che è la “parola”. Che in certi casi, quando non comunica ma sbotta, è paragonabile allo sfiato innocente di una valvola guasta. Un banale automatismo. Tutto meno che un atto turpe e consapevole di smoccolare il Divino. Non condannabile per l’intenzione, tantomeno per gli effetti (che non tengono conto della non intenzione). Sarebbe come mettere in castigo la “Talkin Turleen”, la bambola trash americana di moda a inizio millennio, che diluvia parolacce e bestemmie. Basta premerle l’ombelico.
DOTTO 5cosmiserse cosmi e maurizio crozza