VUCINIC-GUARIN: L’UOMO DI JAKARTONE DICE NO - DOPO UNA TELEFONATA CON MORATTI E LA RIVOLTA DEI TIFOSI, THOHIR BLOCCA LO SCAMBIO – JUVE SCONCERTATA, GUARIN FURIOSO, CAOS INTER (SALTANO IL DG FASSONE E BRANCA?)

1. THOHIR HA DETTO NO
Alessandro Bocci per ‘Il Corriere della Sera'

Lo scambio non si fa più. «Internazionale informa di aver deciso di non procedere nella trattativa con la Juventus». Sono le prime parole del comunicato voluto da Erick Thohir che, alle sei del pomeriggio, sbriciola l'operazione più suggestiva e controversa del mercato di gennaio. Fredy Guarin resta all'Inter, Mirko Vucinic è già rientrato a Torino. I tifosi nerazzurri gongolano e festeggiano fuori dalla sede in corso Vittorio Emanuele. È la loro vittoria. Nella nota dell'Inter si legge che il nuovo proprietario ha fatto un passo indietro dopo essersi confrontato con Massimo e Angelomario Moratti.

«I vantaggi economici e tecnici per il nostro club non apparivano così evidenti», spiegherà più tardi lo stesso Thohir, più frastornato che mai. Ma la sensazione forte è che l'indonesiano si sia ricreduto per frenare la rivolta popolare. È impensabile che Fassone, Branca e Ausilio abbiano messo insieme e portato in fondo una trattativa così complessa senza il benestare della proprietà. Più facile credere che i tempi non collimassero: Thohir voleva che lo scambio in questione concludesse il mercato dell'Inter e non, come stava succedendo, lo inaugurasse.

Le conseguenze del mancato accordo saranno pesanti. Mazzarri è contrariato perché considerava Vucinic l'attaccante ideale per l'Inter. E Guarin, che aveva già l'accordo con la Juventus sino al 2018, ha speso parole importanti per andare da Conte. Il colombiano all'Inter non vuole più rimanere, lo ha detto lunedì e ripetuto ieri, anche a Massimo Moratti, chiedendo inutilmente di parlare con Thohir.

Ora bisognerà vedere con che spirito si presenterà questa mattina alla Pinetina e come lo accoglieranno i tifosi domenica a San Siro contro il Catania. L'Inter non avrà Vucinic e rischia di aver perso Guarin dal punto di vista piscologico. Anche i rapporti tra le società tornano freddi. «Spero che non siano tesi», smorza Marco Fassone, ex bianconero e ora uomo di fiducia della nuova proprietà interista.

In realtà i dirigenti della Juve sono furiosi, come si intuisce dal gelido comunicato messo in rete pochi minuti dopo quello dell'Inter: «Non commentiamo lo sconcertante accaduto». Sconcertante perché le società erano d'accordo, i due giocatori anche e Vucinic aveva addirittura sostenuto le visite mediche. Unico punto ancora in discussione era l'eventuale conguaglio: l'Inter, dopo aver avallato lo scambio alla pari, chiedeva cinque milioni mentre la Juve ne offriva uno più un altro di bonus.

Ma ieri mattina il divario era stato praticamente azzerato. Il dietrofront non è né tecnico, né economico. Solo di natura ambientale. Casomai possono avere inciso le non perfette condizioni fisiche di Vucinic. E ora? La Juve questa mattina, attraverso un comunicato dettagliato, potrebbe inchiodare i nerazzurri alle loro responsabilità. Mentre l'Inter, secondo le disposizione di Thohir, cercherà di rinforzare la squadra. Guarin resta sul mercato, l'obiettivo è Hernanes della Lazio sul quale lavora il Manchester United. Ranocchia al Borussia Dortmund potrebbe finanziare l'acquisto del brasiliano per il quale Lotito pretende 20 milioni. E su D'Ambrosio, già d'accordo con i nerazzurri per giugno, si starebbe lanciando la Juventus. Che sia il primo di una lunga serie di dispetti?

2. IL RUOLO DECISIVO DI MORATTI
Fabio Monti per ‘Il Corriere della Sera'

Non appena Massimo Moratti ha fatto un passo indietro obbligato, dopo il passaggio di proprietà del 15 novembre, si è vista la consistenza dello staff che dovrebbe raccogliere le indicazioni di Erick Thohir e renderle operative. Nonostante il parere contrario della curva Nord, Moratti è stato per anni un bell' ombrello per ogni situazione. Anche la più scomoda. Di Vucinic nerazzurro (ma in prestito) si parlava da sei giorni, visto che Mazzarri aveva indicato un attaccante come la priorità per gennaio. Per questo è da escludere che Thohir fosse all'oscuro di tutto.

Poi, quando la Juve ha chiarito che avrebbe voluto Guarin, la coppia Fassone-Branca, invece di temporeggiare, ha accelerato, prendendo iniziative non autorizzate e accettando una fuga in avanti, che è diventata un'autorete. Prima ha trattato lo scambio alla pari, poi di fronte a obiezioni di ogni genere, in anticipo rispetto all'ira degli ultrà, ha capito che sarebbe stato il caso di chiedere un conguaglio. L'Inter era talmente convinta dell'operazione, che aveva deciso di sottoporre Vucinic alle visite mediche che poi non hanno offerto un quadro del tutto rassicurante, in rapporto alla necessità di averlo subito a disposizione.

Quando Thohir, che non poteva immaginare una rivolta popolare per uno scambio con la Juve (viene da Giacarta ed è esperto di basket), ha capito che la situazione stava degenerando, ha parlato a lungo al telefono con il presidente onorario e con il vice-presidente, Angelomario Moratti, unici interlocutori in grado di indicargli la strada per uscire dal tunnel. Ha avuto un quadro chiaro della situazione e ha studiato come limitare i danni (almeno in attesa della risposta della Juve).

Fra i tanti difetti dell'operazione, l'acquisto di Vucinic era anche fuori dai parametri fissati da Thohir per la «sua» Inter risparmiosa; lo era per età, per ingaggio, perché offriva una plusvalenza di 4 milioni (non molto alta; contro i sei che la cessione di Vucinic avrebbe garantito alla Juve). Arrivare allo scambio Vucinic-Guarin, incassando un forte conguaglio e dopo aver preso un centrocampista (Hernanes) aveva un senso; inaugurare il mercato di gennaio con un'operazione con la Juve no. La consegna di Thohir era chiara: prima il centrocampista, poi l'attaccante e la cessione di Guarin.

Dopo la pesantissima contestazione, mentre Branca era come una primula rossa (nel pomeriggio non era nemmeno in sede, il tempo sta per scadere) Fassone, reduce dall'incontro con una delegazione degli ultrà, ha regalato frasi poco rassicuranti per il futuro della società. «Abbiamo condiviso la decisione con l'allenatore. Abbiamo spiegato agli ultrà l'impegno che stiamo mettendo nel lavoro. C'è un progetto per riportare in alto l'Inter presto e rapidamente. Dimissioni? Assolutamente no, voglio dimostrare che il mio ruolo è dirigere al meglio la società».

Thohir arriva venerdì e troverà nuovi problemi: bisognerà individuare un'altra squadra a Guarin; cercare un centrocampista e un attaccante; tranquillizzare allenatore e squadra; evitare che Inter-Catania coincida con una contestazione furiosa. Ma la vicenda servirà a chiudere l'avventura nerazzurra di chi ha dimostrato di essere inadeguato e a dare alla società un assetto in linea con il nuovo quadro societario, a cominciare dalla scelta di un uomo che rappresenti a pieno titolo Thohir.

 

 

THOHIR THOHIR PREGA MIRKO VUCINIC RESTA IN MUTANDE DOPO UN GOL CON IL MONTENEGRO CONTRO LA SVIZZERA VUCINIC IN JUVENTUS ATALANTA jpegduello tra Pogba e Guarin THOHIR MAZZARRI MASSIMO MORATTI STRAMACCIONI MASSIMO MORATTI jpegGIAN MARCO E MASSIMO MORATTI jpegMARCO BRANCA MARCO BRANCA MARCO BRANCA

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE ARRIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…