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DOVIZIOSO FAVOLOSO! IL PILOTA DELLA DUCATI CONCEDE IL BIS AL MONTMELO’ E ORA IN CLASSIFICA INSIDIA VIÑALES SOLO DECIMO: “POSSO LOTTARE PER IL TITOLO, PORTO SEMPRE A CASA I PUNTI..." - POI POLEMIZZA: “E’ LA RISPOSTA AI DISCORSI DA BAR DI CHI DICEVA CHE SOLO STONER POTEVA VINCERE CON QUESTA MOTO...” - ROSSI (8°) PUNGE LA YAMAHA-VIDEO

 

Alessandro Pasini per il “Corriere della Sera”

 

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L' uomo normale che fa cose eccezionali vola a un metro dall' asfalto, trasforma ogni curva in oro e si prende il lusso di ripetersi dopo appena 7 giorni. Dal Mugello al Montmelò cambia la terra ma non il suo signore, e adesso Andrea Dovizioso non è solo il primo ducatista a fare il back-to-back dai tempi del leggendario Stoner nel 2010 («La risposta ai discorsi da bar di chi diceva che solo lui poteva vincere con questa moto...»), ma è anche un serio candidato al Mondiale.

 

Respinto il duo hondista Marquez-Pedrosa, lasciato al 4° posto Lorenzo (di nuovo sotto il podio ad applaudirlo) e staccati di ore Rossi e Viñales, il Dovi zompa infatti a 7 punti da Maverick e, pur tra le solite cautele, acconsente: «Sì che posso lottare per il titolo, io porto sempre a casa i punti... Ma bisogna ancora trovare una base tecnica valida per tutte le gare».

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Di questo si parlerà ad Assen fra due settimane. Adesso si deve solo cantare la grandezza di un rider che se al Mugello aveva vinto con l' istinto e l' improvvisazione, qui lo ha fatto con scienza e lucidità clamorose. «Per preservare la gomma nei primi 15 giri non ho mai spinto, non forzavo le frenate, usavo le mappe meno potenti.

 

Spingere non serviva a niente», dice riferendosi all' inutile sforzo di Lorenzo, in testa 5 giri e poi precipitato 8° prima della resurrezione finale. Dovi invece è stato lo studioso della motocicletta che realizzava il suo esperimento: «Era tutto preparato. E quando non ho avuto più la gomma, l' avevano finita anche gli altri...».

 

Infatti, evaporato Pedrosa, Marquez ci ha provato giusto un paio di giri prima di mollare e poi commentare in ispano-romagnolo: «Diobo' che gara ha fatto il Dovi!». Riassumendo: molto cavallo nero dell' irrazionalità in Toscana, molto cavallo bianco della razionalità in Catalogna.

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Totale: il Dovi in purezza, completo, maturato, pronto per ogni situazione. E ovviamente sistematico nel seguire la regola del sette: 7 anni fra la prima e la seconda vittoria in MotoGp, 7 gare per la terza, 7 giorni per la quarta. «Ma non chiedetemi di correre fra 7 ore adesso...». No, piuttosto ci chiediamo di che cosa parleremmo oggi se nel 2016 in Argentina Iannone non lo avesse abbattuto senza scusarsi, perdendo la credibilità presso i capi di Bologna. Probabilmente oggi in Ducati ci sarebbe lui e Dovi chissà che moto avrebbe. Sliding doors, la vita ne è piena: «In quei giorni ho temuto di interrompere la mia storia con la Ducati e mi sarebbe spiaciuto: voleva dire gettare un lavoro che meglio non si poteva fare».

 

Ma è inutile pensarci adesso, e Dovi non lo ha certo fatto ieri notte alla Barceloneta dove ha festeggiato con la sua Alessandra e i vecchi amici del «Ten bota team», il gruppo storico che porta pure tatuato sul polso: «Mi seguono da sempre, li ho fatti soffrire tanto, non a caso si chiamano così: "tieni botta". Queste vittorie gliele dovevo». Ma i tempi adesso sono cambiati, e noi azzardiamo: tranquilli voi del team, non saranno le ultime che il vostro amico vi regalerà.

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