frieze londra 2017

FRIEZE ART FAIR 2017 – RIELLO REPORT: VIDEO-INSTALLAZIONI, SCULTURE E PARECCHIA CERAMICA (E’ TORNATA DI MODA!): A LONDRA DIVERSE LE GALLERIE ITALIANE, SCOMPARSE QUELLE CINESI, DUE SOLE GIAPPONESI, MOLTISSIME BRASILIANE. C’E', PER LA PRIMA VOLTA, UNA SEZIONE CRIPTO-PORNO DENOMINATA "SEX WORKS" - VIDEO

 

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Antonio Riello per Dagospia

 

Questo e’ un periodo complicato per Londra (crisi politica, Brexit, sterlina debole) e Frieze Art Fair era attesa con trepidazione per capire, ben al di la’ dell’arte, come stanno andando le cose qui. Alla ricerca di un segno per poter interpretare meglio le incertezze e i dubbi del momento.

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Attese socio-economiche e mondanita’ si integrano bene a vicenda stavolta. Si va per vedere (e capire) ma naturalmente anche per essere visti. Grande presenza di sponsor di “peso”. Roboanti presentazioni e convegni (anche noiosetti, qualche volta) accompagnano inesorabilmente il tutto.

 

Mercoledi’ 4. Inaugurazione solo per VIP che sono pero’ a loro volta divisi in tre distinte sottocategorie che corrispondono, piu’ o meno, alle classi dei viaggiatori di un aeroplano. Ognuna con un suo pass particolare che offre diversi privilegi. Dalle 11 di mattina in poi possono entrare quelli della prima classe (l’aristocrazia dei VIP), dalle 2 del pomeriggio la “premium economy” (la “classe media”) e poi dalle 5 in poi quella che qui chiamano “working class”

 

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E’ evidente che tra chi puo’ entrare solo alle cinque c’e’ anche chi vive la faccenda con un certo disagio. Si sente discriminato. Dunque ecco chi spende tutta la giornata aggirandosi intorno all’entrata nella speranza di essere rimorchiato/a dentro grazie a qualche “buonsamaritano” (il pass e’ sempre per due persone). Una questua tutta tra VIP piuttosto avvincente e antropologicamente molto istruttiva.  

Invece una grande folla genuinamente energetica e curiosa a partire da giovedi’ 5.

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La qualita’ della fiera e’ ottima, probabilmente la migliore degli ultimi 3 o 4 anni e gli affari sembrano andare a gonfie vele. Mancano certe esibizioni muscolari di potere che erano frequenti negli anni scorsi da parte di gallerie particolarmente importanti. Le uniche che giocano la carta “sono cosi’ potente che non me ne importa nulla di vendere spendo un sacco di soldi qui solo per farti vedere che me lo posso permettere” sono Hauser & Wirth (con uno straordinario ambiente dedicato alla scultura in bronzo dove ci si potrebbe intrattenere per ore, curato tra l’altro da Mary Beard) e (forse) Marian Goodman con una singolare installazione museale a pavimento molto affascinante “Under the Surface” (2011) dell’artista spagnola Cristina Iglesias.

 

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Gli altri “grossi calibri” come White Cube, Lisson, Gagosian, Blain & Southern, Ropac hanno naturalmente stand grandi e significativi ma hanno operato con un certa (saggia) prudenza a non strafare. Bello comunque la proposta della Pilar Corrias Gallery con Mary Reid Kelley e Patrick Kelley. Molto interessante quello di una giovanissima galleria britannica, Emalin, gestita da un brillante e coraggioso Leopold Thun Infine la classica Pace Gallery fa un imperdibile e robusto omaggio al leggendario illustratore newyorkese Saul Steinberg.

 

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Tutto sembra alla fine in un certo senso piu’ normale e meno “dopato”, seppure di notevole interesse. Ci sono ovviamente i vari Damien Hirst e la (costosa) compagnia bella. Vediamo un po’ di prezzi. Per un “Glazing Ball, Giotto The Kiss of Judas” di Jeff Koons siamo sui 2 milioni di sterline alla galleria David Zwirner. Olafur Eliasson con il suo “The Hinged View” (una installazione fatta con delle grosse sfere in vetro) chiede 175.000 euro alla Tanya Bonakdar Gallery. La Iglesias per la sua installazione domanda 243.000 sterline.

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Parecchia ceramica (e’ tornata di moda). Molti disegni (sono sempre molto gettonati in fiera: sono di solito meno costosi).  Pochi i video (difficilissimi da vendere). Parecchi ibridi del genere “Arte-Design” (l’opzione “lo posso anche usare” non passa mai di moda). Infine una diffusa attenzione agli artisti degli anni 60/70 (offrono una scelta meno impegnativa e piu’ rassicurante agli eventuali compratori)

 

Rapido sguardo geopolitico. Parecchie le gallerie italiane. Massimo De Carlo, Raucci & SantaMaria, Sprovieri, Lorcan O’Neill, e Franco Noero sono quelli che ci offrono le cose piu’ di pregio, ma anche gallerie italiane piu’ giovani e magari meno note si danno da fare e sono interessanti e combattive. Misteriosamente scomparse le gallerie cinesi (una sola di Hong Kong).

 

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Due sole giapponesi. Moltissime brasiliane e in generale sudamericane. Poche le spagnole e qualche galleria sudafricana (memorie dell’Impero ?)

C’e,’ per la prima volta, una sezione denominata SEX AT WORK. In verita’ una scelta piuttosto enigmatica. Apparentemente e’ giustificata da un non ben chiaro impegno di supporto al femminismo ed alla condizione della donna. In realta’ sembra piu’ un pretesto per sdoganare con furbizia un po’ di cripto-pornografia. Il paradosso e’ che dove questa attitudine e’ piu’ evidente la cosa funziona meglio: la situazione diventa finalmente chiara (e magari anche divertente). E’ il caso dei lavori di Renate Bertlmann alla galleria Richard Saltoun. Dove invece si cercano disperatamente delle giustificazioni “culturali” l’offerta si fa debole e, artisticamente, talvolta pure imbarazzante.

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Anche le sculture in Regent’s Park (Frieze Sculpture) quest’anno sembrano selezionate meglio del solito. Una bellissima installazione realizzata su una preesistente fontana da Urs Fisher e’ la piu’ riuscita, ma ci sono diverse altre opere di una certa importanza: per esempio quelle di Anthony Caro, Edoardo Paolozzi, Ugo Rondinone e KAWS.

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Attraversando il parco si arriva, con dieci minuti di cammino, a Frieze Masters, il padiglione che ospita gallerie che si occupano di antiquariato e opere del passato. Ma anche di Arte Contemporanea in ogni caso. Alcune gallerie sono presenti con un doppio stand in entrambi i padiglioni. E’ un luogo da visitare con il dovuto tempo a disposizione, dove i ritmi sono abbastanza calmi e gli affollamenti non esistono. Un altro mondo. Bisogna esser pazienti per scoprire.

 

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Notevole e compatto lo stand di Blain & Southern interamente dedicato a Bernard Venet. La galleria Waddington Custot ricrea lo studio di Peter Blake con ossessiva e magistrale precisione e diventa, in questo caso, il luogo che assolutamente non-si-puo’-non-visitare. Poi tra sculture di chiesa, quadri e disegni antichi, reperti archeologici, rari vasi in ceramica, armature giapponesi da Samurai e sculture africane ci si puo’ anche perdere. Anche qua gli italiani bravi non mancano: le Galleria Continua, la Galleria Cardi e la Galleria Tornabuoni sono presenze che danno lustro e sostanza all’orgoglio italico. Tante opere di Fontana e Castellani: funzionano assai bene in asta….e qui si viene anche per fare affari.

 

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In sintesi: bello ed elegante, dopo un po’ pero’ fa un effetto “terza eta’” (qui dicono “silver” e suona addirittura quasi bene….). Preferisco quest’anno il casino caotico che c’e’ dall’altra parte. E’ piu’ rassicurante.

Londra, Regent’s Park

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Dal 5 al 8 Ottobre 

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