LA FINALE VISTA DA MURA E SCONCERTI – OLANDA E ARGENTINA HANNO FATTO UN REGALO ALLA GERMANIA: UN GIORNO DI RIPOSO IN PIÙ, AL QUALE VANNO AGGIUNTI I 30 MINUTI SUPPLEMENTARI E LO STRESS DEI RIGORI PER GLI ARGENTINI – MISSING MESSI
1. FAVORITI I TEDESCHI MA CONTERÀ?
Mario Sconcerti per “Il Corriere della Sera”
L’Argentina raggiunge la Germania con metodi opposti, ma la raggiunge. Niente a che vedere con lo spettacolo tedesco, ma una cura insistita nel bloccare l’avversario, una vera promozione del bello del quasi catenaccio. L’Olanda non ha fatto niente di più, ha avuto meno pause ma ha tirato anche meno in porta. Ai rigori Van Gaal non ha cambiato il portiere. E ha perso. Impossibile dire cosa avrebbe fatto Krul, ma Cillessen non ha dato segni di presenza in nessuno dei rigori.
La finale è dunque Argentina-Germania, una finale corretta. L’Argentina non è brillante, ma è durissima da battere. È stata una partita frenata, nessuna delle due squadre aveva possibilità di cercare il bello. È mancato per quasi tutta la gara Messi, uomo stavolta soltanto in cammino sul campo, un comportamento così insistito da sembrare volontario.
Comunque sia i risultati sono stati modesti. Lo ha aiutato poco Higuain, isolato dalla mancanza di proposte, il più vivace è stato Lavezzi che non ha però ancora il passo del giocatore decisivo. Dall’altra parte Van Persie era dentro la sua involuzione mentre Robben è stato a lungo sacrificato a sinistra per contenere Zabaleta.
Nessuna delle due squadre ha avuto voglia di superare l’avversario. Si è andati lentamente alla ricerca dello sfinimento, di un’azione individuale che aveva poche probabilità di realizzarsi per la grande attenzione di tutti al marcamento reciproco. Non c’è stato spettacolo, ma non era nemmeno atteso. Nessuna delle due ha in programma un buon calcio.
A rendere bella la partita è stata la scommessa che la conteneva, né si può chiedere al Mondiale di regalare un Brasile-Germania al giorno. Ed è giusto dire che c’è una bellezza, perfino uno spettacolo anche nel gioco difensivo esatto. È semmai interessante notare che nei giorni in cui si glorificano i vivai nazionali, genere necessario non una soluzione, Olanda e Argentina erano piene soltanto di giocatori che lavorano all’estero.
L’Olanda ha fatto alla fine qualcosa di più, ma sono essenzialmente mancati i fuoriclasse, pochissimi gli attimi fuggenti, molta tattica, molto ordine e sempre quel tipo di calma che fa diventare nobile la paura del risultato. Va da sé che vista da qui la finale ha un favorito logico, ma contano ancora i favoriti? Di sicuro sarà una grande partita.
2. LA PARTITA PIÙ BRUTTA: UN REGALO AI TEDESCHI
Gianni Mura per “La Repubblica”
La più brutta partita del Mondiale promuove l’Argentina e boccia l’Olanda. Giusto. L’Olanda non ha fatto nulla, l’Argentina poco, tutt’e due hanno deciso di non giocare per 90 minuti, più o meno. E hanno fatto un torto alla loro tradizione, alla loro storia, a tutti quelli che guardavano la partita allo stadio o in televisione.
Strano, ai confini dell’autolesionismo, l’atteggiamento dell’Olanda. Aveva cominciato entusiasmando il mondo, con la cinquina alla Spagna. Poi deve aver deciso che la bellezza del gioco era un lusso, uno spreco. Van Gaal non è certo un esteta. E così l’Olanda si è via via rimpicciolita: vittoria stentata con l’Australia, in extremis con il Cile, ai rigori col Costarica.
Ai rigori stavolta ha perso, e Van Gaal non ha nemmeno potuto ripetere la genialata di Krul, terzo portiere, schierato al 119’ al posto di Cillessen. Ieri i tre cambi li aveva già fatti, in porta è rimasto Cillessen e, al di là della mimica per deconcentrare i tiratori argentini,
non ha parato nulla. Sì invece Romero, e immagino lo shock dei tifosi della Sampdoria, che già si erano beccati un Mustafi titolare: altro che Niccolai in Mondovisione. Romero ha respinto i tiri di Vlaar e Sneijder, e li ha anche parati bene.
Oltre ad aver giocato contro la storia, la tradizione, gli spettatori, agli argentini si può rimproverare di aver giocato anche contro la memoria di Di Stefano, nonostante la fascia nera al braccio e il minuto di raccoglimento. Il primo tiro in porta di Messi, su punizione telefonata, dopo mezz’ora. Il primo tiro in porta dell’Olanda, Robben, al 99’. Detto questo sarebbe detto tutto. Però bisogna aggiungere che, giocando o meglio non giocando a quel modo, le due squadre hanno fatto un piacere alla Germania: che già aveva un giorno di riposo in più, al quale vanno aggiunti i 30 minuti supplementari e lo stress dei rigori.
L’Argentina aveva Messi e Higuain, ha patito moltissimo l’assenza di Di Maria, le sue accelerazioni, i suoi strappi, i suoi dribbling. L’Olanda aveva Robben e Van Persie. Il resto, media caratura o bassa manovalanza. Merita di andare avanti l’Argentina perché le poche occasioni da gol, Palacio di testa e Rodriguez di piede se l’è procurate. Non ha il vero Messi. Qualche dribbling riuscito, molti passaggi sbagliati, errori anche sui calci da fermo, ci aveva abituati molto meglio.
Sabella è un ct di buon cuore: l’ombra di Lavezzi non l’avrebbe tenuta in campo per 100’ nemmeno la famiglia di Lavezzi. Latitando le poche stelle, oscurate da un atteggiamento rinunciatario, per non dire codardo, sono emerse le virtù, pur non eccelse, di Mascherano, che è stato il vero capitano in campo. Per come ha giocato in questo Mondiale, sempre vincendo con un gol di scarto, l’Argentina ha già raggiunto un grandissimo traguardo. Se non cambia faccia, per la Germania sarà una passeggiata o quasi.