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LA SQUADRA DEGLI ULTRA’ FA PAURA - GLI AVVERSARI NON SI PRESENTANO PERCHE TEMONO DI ESSERE PESTATI E LORO CONTINUANO A VINCERE LE PARTITE A TAVOLINO - LA STORIA PAZZESCA DEL CANELAS, IL CLUB DEGLI ULTRA’ DEL PORTO A UN PASSO DAI PROFESSIONISTI: “IL CALCIO NON E’ UNO SPORT PER BALLERINE. NOI ABBIAMO PIÙ "GARRA", PIU' GRINTA, DEGLI ALTRI” - VIDEO

Filippo Femia per La Stampa

 

CANELASCANELAS

A guardare i numeri, la cavalcata del Canelas sembra prodigiosa. Il club portoghese di quarta divisione ha vinto le ultime undici partite per 3-0. Ma quei match non sono mai stati giocati. Da due mesi gli avversari si rifiutano di scendere in campo: preferiscono regalare la vittoria a tavolino e pagare una multa. Il motivo? Hanno paura.

 

Il club di Vila Nova de Gaia, 300 km a Nord di Lisbona, è formato da membri dei Super Dragões, ultrà del Porto, e il capitano è Fernando Madureira, boss della curva. Minacciavano e aggredivano arbitri e avversari. Il clima era di terrore e intimidazione costante, denunciano i dirigenti rivali, che chiedono l' anonimato ai media locali. I giocatori del Canelas sono hooligans, secondo le accuse, che hanno portato la violenza della curva al campo.

 

La legge del Macaco Fisico palestrato, qualche precedente per rissa e resistenza a pubblico ufficiale, Fernando Madureira ha 41 anni e somiglia più a un buttafuori che a un calciatore. In passato si è diviso tra il campo - un discreto bottino di gol nelle serie minori - e il ring: su Facebook mostra orgoglioso le foto con il volto insanguinato dopo gli incontri di Mma, violenta disciplina di full contact.

 

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Per tutti è Macaco, a causa del suo camminare a piccoli balzi. Sostiene che il Canelas è vittima di un boicottaggio ridicolo e per replicare alle accuse rispolvera un vecchio mantra pallonaro: Il calcio non è uno sport per ballerine. È duro, specie in queste categorie.

 

Ma su YouTube rimbalzano i video delle gesta del Canelas: colpi di tacco, pochi; colpi proibiti, tanti: scorrettezze a palla lontana, insulti e risse. Noi abbiamo più "garra" degli altri, taglia corto il capitano, che veste il numero 9 con il nome Macaco. Sul davanti campeggia lo sponsor a lettere cubitali rosse: Life, non un inno alla vita ma il nome di uno strip club locale.

 

CANELAS ULTRA'CANELAS ULTRA'

Il terrore del Canelas ha conquistato anche gli spalti degli stadi. I sostenitori sono un manipolo di esaltati che prendono di mira gli avversari (panchina compresa) per novanta minuti. Non di rado la situazione è degenerata in aggressioni. E la polizia non ha mosso un dito, accusano gli altri club.

 

Arbitri spaventati I problemi sono cominciati la scorsa stagione quando il 90% degli arbitri si è rifiutato di dirigere il Canelas. Chi lo faceva era minacciato. Ma non riportava nulla sul referto, dicono gli avversari. Nessuna sanzione ai giocatori, dunque. E a fine anno arriva la promozione. Di questo passo per la squadra fondata appena sei anni fa - ora a +14 sulla seconda - si apriranno le porte del professionismo. Con l' accesso alla terza serie, nella prossima stagione, il Canelas potrà partecipare alla coppa nazionale.

 

 

L' imbarazzo della Federcalcio è evidente, ma ancora non ha agito. Nel frattempo il tecnico della squadra è stato squalificato un anno per incitamento alla violenza e si sono verificati alcuni episodi inquietanti. Due minivan del Pedrouços, un club rivale, sono stati trovati carbonizzati e il campo di un' altra squadra è stato bruciato. Se dimostrano che è opera dei nostri tifosi, ritiro la squadra, ha detto il presidente del Canelas, Bruno Canastro. Che ha rilanciato la tesi del complotto: Paghiamo la nostra cattiva fama.

Ma quando abbiamo giocato, i nostri avversari volevano farsi selfie con Macaco.

 

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I giocatori del Canelas, che non disputano una partita dal 23 ottobre, hanno convocato una conferenza stampa per chiedere agli avversari di tornare in campo dopo Natale.

Hanno anche lanciato un' iniziativa per ripulire la loro immagine: una partita all' insegna del fair play contro una rappresentanza di giornalisti. Nessuna rissa, stavolta. E dalle maglie era sparito il locale a luci rosse.

 

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