I GIORNI (TRISTI) DEL CONOR - McGREGOR VIENE GONFIATO COME UNA ZAMPOGNA DA POIRIER CHE LO STENDE AL SECONDO ROUND- AD ABU DHABI LA STAR IRLANDESE DELLA MMA, LE ARTI MARZIALI MISTE, SEMBRA QUASI NON ESSERE LUI. ZERO SPACCONATE, SCARSA REATTIVITÀ E SGUARDO SIMILE A QUELLO DI UN VITELLO DESTINATO AL MACELLO. FORSE IL MCGREGOR CACIARONE ED ESPLOSIVO ERA MENO POLITICAMENTE CORRETTO MA BEN PIÙ EFFICACE. ORA PER LA VETTA C’È DA METTERSI IN CODA. ECCO PERCHÉ - VIDEO
mcgregor poirier
Giulio Di Feo per gazzetta.it
Certe cose le capisci dallo sguardo, e dalla stranezza di certe serate. Già veder entrare McGregor sull’ottagono per primo, da sfidante, non è usuale. E poi gli occhi, non quello spavaldi di sempre ma grandi grandi, quasi umili.
No, Conor non era Conor, nonostante il pubblico presente (circa 2000 persone, il 10% della capienza dell’impianto ad Abu Dhabi) fosse tutto urlante per lui. Non lo era stato nemmeno nei giorni prima, dove non aveva dispensato le solite spacconate ma complimenti e frasi motivazionali. E non lo è stato sull’ottagono, dove per la prima volta ha perso per k.o., cedendo al secondo round ai pugni di Dustin “the diamond” Poirier, che ora reclama giustamente un posto al sole e una cintura.
McGregor quindi è cambiato? Forse sì. Tecnicamente le cose che sa fare le fa sempre bene. Ma quella che fa meglio stavolta è mancata: The notorious si prende il match già quando lo accetta, ti entra nelle ossa e nel cervello con le parole e coi gesti, ti guarda e già ti massacra, non ti dà tregua, ti induce all’errore e le sue abilità sull’ottagono con gli errori avversari vanno a nozze. E se non si crea quella sensazione di “Io sono io e voi non siete un c...”, resta solo l’ottagono.
Lì si vede che ha un gameplan chiaro, e nel primo round ai punti forse vince pure: Poirier lo porta a terra e poi a parete, lui si libera con quelle spallate che contro Cerrone avevano fatto la differenza e centra anche l’avversario con un bel sinistro. Ma le gambe, la reattività, le parole, i gesti, il... Conor style non è quello di sempre, combattere una volta all’anno (pesa la pandemia ma anche la gestione del personaggio...) e per giunta contro uno dei migliori fighter al mondo non è semplice. McGregor vede davanti i 5 round lunghi come anni, pensa di chiuderla prima, rischia e si espone ai calci alle gambe dell’avversario che lo infiacchiscono. E Poirier alla prima occasione entra duro, combo pugilistica e fine dei giochi.
Forse il McGregor caciarone ed esplosivo era meno politicamente corretto ma ben più efficace. Ora ha promesso che continuerà, e in effetti la sua voglia traspare da mesi, ma per la vetta c’è da mettersi in coda. Perché Poirier, con Khabib che si è ritirato (si è ritirato?) reclama il titolo. Ma c’è un nuovo sceriffo in città.
IL FUTURO— Si chiama Michael Chandler, già stella della lotta a livello Ncaa e campione Bellator. Il suo esordio in Ufc arriva tardi, a 34 anni nel co-main event della serata, ma è stato uno sfoggio di esplosività come non se ne vedevano da tempo. Poco allungo ma collo taurino e spalle da bulldozer, ha ronzato attorno a Hooker, che pure è fighter di altissimo livello, per un paio di minuti e al primo varco l’ha steso come un pupazzo: destro al corpo, sinistro al volto. Anticamera non ne vuole fare: ha preso il microfono e ha sfidato McGregor, Poirier, Khabib, chiunque.
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