cattelan maurizio

‘L’ARTE MI STAVA SOFFOCANDO’ - CATTELAN PENSIONATO GODE CON LA SUA RIVISTA ‘TOILETPAPER’, E PROGRAMMA UN’OPERA IN AMERICA: ‘SE RIESCO A REALIZZARLO, È UNO DI QUEI LAVORI CHE CREERÀ GRANDE DISTURBO E MAGARI METTERÀ ANCHE IN FORSE LA MIA LIBERTÀ’ - ‘QUANDO HO VISTO TUTTE LE MIE OPERE AL GUGGENHEIM HO VISTO TUTTE LE MIE SINDROMI E HO CAPITO CHE NON DOVEVO PIÙ DIMOSTRARE NULLA’

 

Francesca Bonazzoli per il Corriere della Sera

 

maurizio cattelan pierpaolo ferrarimaurizio cattelan pierpaolo ferrari

«L' arte mi stava soffocando. Non riuscivo più a dormire di notte. Stavo facendo la mostra della mia carriera al Guggenheim di New York ma non volevo più saperne. Nel momento in cui ho detto basta, questa è l' ultima mostra che faccio, finalmente ho cominciato a divertirmi. Lo stesso senso di liberazione provato quando da giovane mollai il lavoro da infermiere all' ospedale».

 

Cinque anni fa Maurizio Cattelan, l' artista italiano più quotato nel mondo, annunciò che sarebbe andato in pensione, e così ha fatto. Da allora si è dedicato a tempo pieno alla rivista di immagini fondata assieme al fotografo Pierpaolo Ferrari, «Toiletpaper», che fino a venerdì si trasforma in un bar con calcetto e ping pong allestito alla Mediateca Santa Teresa di Milano.

toilet paper magazine by cattelan e ferraritoilet paper magazine by cattelan e ferrari

 

«In questi anni ho riversato le mie energie su "Toiletpaper" che da giornale di carta ha trasferito le idee sugli oggetti di arredo realizzati in collaborazione con Seletti. E abbiamo intenzione di espanderci ancora. Vogliamo vedere quante vite può avere un' immagine», racconta Cattelan.

 

Nel solco di «L.o.v.e»

Ma in vista c' è anche il ritorno nel mondo dell' arte, già cominciato lo scorso settembre con l' opera America, un water d' oro massiccio installato al Guggenheim: 73 mila «utenti» all' anno. Anche il prossimo progetto sarà a New York e in uno spazio pubblico.

 

maurizio  cattelan pierpaolo ferrarimaurizio cattelan pierpaolo ferrari

 «Se riesco a realizzarlo, è uno di quei lavori che creerà grande disturbo e, chissà, magari metterà anche in forse la mia libertà. In questo periodo di protezionismo autarchico in America tutto è percepito «contro», soprattutto se vieni da fuori. Durante la pausa artistica ho capito che le gallerie mi interessano sempre meno. Mi appassiona più il dibattito che il lavoro suscita nel pubblico.

 

La scultura L.O.V.E. in piazza Affari ha aperto una strada, anche se credo di non aver mai vissuto un' esperienza di quel genere, dove il mio interlocutore era un' intera città. Ognuno, ogni giorno, diceva la sua addirittura prima che il lavoro fosse installato. Intendiamoci: non è che voglio diventare Arnaldo Pomodoro, ma se riesci a far accettare lavori che hanno un certo grado di disturbo, si sposta anche il livello di dialogo e tolleranza di una città verso altre questioni».

CATTELAN DITO MEDIOCATTELAN DITO MEDIO

 

I maliziosi sono pronti a speculare sul ritorno di Cattelan così come avevano fatto all' annuncio della pensione: strategia di marketing. Lui ride: «Veramente mi sono tolto dalle scatole proprio nel momento in cui potevo incassare. In tutta la mia carriera ho prodotto meno di quello che fa qualsiasi artista in un solo anno. Ma ero arrivato a un punto in cui le cose avrebbero cominciato a ripetersi e lavorare non era più un piacere. È stata una pausa fisiologica. Poi non sai mai dove ti portano le cose. Se le fai con sincerità, però, producono sempre benefici».

maurizio cattelanmaurizio cattelan

 

Scelte francescane

«L' esperimento di "Toiletpaper" è servito a ricaricarmi. È come quando un paziente va in analisi e un giorno decide che non ha più bisogno dell' analista. Guardando tutti insieme i miei lavori esposti al Guggenheim è stato come vedere la totalità delle mie sindromi e ho capito che non dovevo più dimostrare nulla a nessuno. A quel punto ero a un bivio: avrei potuto fare la scelta francescana e liberarmi di tutto. So che potrei, vivo con pochissimi oggetti, ma forse la mia non era una chiamata spirituale».

maurizio cattelan  maurizio cattelan

 

Non è la boutade di un artista le cui opere battono all' asta milioni di dollari. Cattelan fa una vita che lui stesso definisce «noiosa». Le sue case sono vuote. A Milano ci sono solo due sedie. A New York una, più un divano «di cortesia» per non far sedere gli ospiti sul pavimento. Legge moltissimo, sempre in inglese, ma regala tutti i libri («La mia casa coincide con lo studio. È la mia caverna»).

 Cattelan Cattelan

 

Tutti i giorni va a nuotare nelle piscine pubbliche, a Milano alla Cozzi, che considera bellissima («La piscina è una forma di meditazione»); non possiede un' auto e in tutte le città si muove in bicicletta, ma la sua bici è un modello semplicemente comodo e ne tollera il furto come una forma di bikesharing. Considera un lusso comprare un paio di pantaloni senza chiederne il prezzo.

 

 Cattelan  il-cesso-d-oro Cattelan il-cesso-d-oro

«Le cose che mi fanno felice sono quelle che tutti abbiamo a disposizione. L' altra notte, per esempio, stavo tornando a casa in bici sotto la pioggia. Era bello, la città era deserta, mi sentivo felice e così ho allungato la strada e sono passato a godermi il Duomo».

 Cattelan  il-cesso-d-oro Cattelan il-cesso-d-oro

 

La paura delle paure

È difficile credere che una star internazionale come Cattelan passi molto tempo da solo, senza Tv e piattaforme social.

 

Che faccia una vita molto regolare dove l' unica cosa che esce dalla routine è il lavoro. Ma Cattelan è sempre sincero in modo spiazzante. Non nasconde nemmeno le sue angosce.

«La mia paura più grande è di non dominare le paure. Il nostro ego può essere così accecante che l' esperienza accumulata non basta a rassicurarci. La morte, invece, mi preoccupa nei termini di quello che lascio: è veramente questo quello che voglio rimanga dietro di me?

MAURIZIO CATTELAN MAURIZIO CATTELAN

 

Ha senso quello che faccio? Da adesso in poi vorrei produrre anche un solo lavoro all' anno, ma perfetto, che sia una mia affermazione, non derivato da una necessità di mercato. Sono in una posizione di privilegio, la gente mi guarda, e ho il dovere di fare lavori che possano spostare qualcosa. Ma la verità è che, più di tutto, mi piacerebbe lasciare un orfanotrofio».

 

E l' amore? «È curioso: ho avuto una fidanzata tutte le volte che ho fatto una pausa dal lavoro. Credo che per me il lavoro sia un surrogato della famiglia e del resto ci sono molti pupazzi ed animali fra le mie opere. Comunque non sono mai stato incuriosito dalle donne belle. La simpatia e l' intelligenza vincono sulla bellezza. Non c' è cosa peggiore che svegliarmi al mattino con accanto una persona con cui non posso fare quattro risate ».

 

 

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