"QUANDO HO SMESSO DI GIOCARE, BEVEVO E USAVO DROGHE PER SENTIRMI MEGLIO" - L'EX PORTIERE DEL TORINO LYS GOMIS, NATO A CUNEO DA GENITORI SENEGALESI, RACCONTA I SUOI PROBLEMI CON LE SOSTANZE DOPO UN INFORTUNIO NEL 2019 CHE LO COSTRINSE AL RITIRO: "NASCONDEVO IL PROBLEMA. CHI MI VOLEVA BENE VEDEVA CHE SOFFRIVO, ERO IO A NON VOLERE ESSERE AIUTATO" - IL 34ENNE, CHE OGGI GIOCA IN SERIE D, SI È DISINTOSSICATO NEL 2024: "UNA MATTINA HO GUARDATO LO SPECCHIO: NON ERO IO, NESSUNA EMOZIONE. 'DEVI FARE QUALCOSA, QUI RISCHI DAVVERO DI MORIRE', MI DICEVO…"
Estratto dell'articolo di Lorenzo Tanaceto per "la Stampa"
Lui – con la sua storia a lieto fine «da uomo felice e migliore» – è Lys Gomis, 34 anni, primo della dinastia di quattro fratelli italiani nati a Cuneo (gli altri sono Alfred, Moris e il più giovane, David), tutti portieri, così come il compianto papà Charles, originario del Senegal. Lys ha giocato a lungo nel calcio professionistico, nella Nazionale del Senegal, nel Torino in serie A e B, fino al Teramo, in B.
Era il 2019, la rottura del tendine rotuleo del ginocchio sinistro lo costrinse al ritiro. «Dal momento che ho smesso con il calcio dei grandi sono entrato in una fase depressiva, non mi riconoscevo più, non accettavo di avere smesso perché la mia vita è sempre stata il calcio. Mi sentivo un fallito, spaesato nel mondo – racconta –. La mia vita senza calcio non aveva un senso. È stato terribile. Bevevo tanto per non restare con i miei pensieri. Usavo sostanze stupefacenti per sentirmi meglio. Credevo di non valere più nulla una volta tolta la maglietta da calciatore».
[…]«Quando ho smesso fra i professionisti, ho continuato ad allenare nella mia scuola portieri, a fare l'osservatore (ha ripreso anche a giocare in serie D, al Pdhae in Valle d'Aosta, ndr). Nascondevo il problema con semplicità. Nel mio lavoro sono bravo, e nel mondo lavorativo frenetico di oggi è raro incontrare qualcuno cui importi come stai o che cosa sei.».[…]
«Chi mi voleva bene vedeva che soffrivo. Ci sono persone che hanno dato l'anima per aiutarmi. Senza riuscirci. Ma non hanno fallito loro, anzi, hanno fatto il massimo. Ero io a non volere essere aiutato. Mi raccontavo: "Da solo si risolve tutto"».
[…] «Una mattina ho guardato lo specchio e la figura che vedevo riflessa non ero io. Nessuna emozione, apatia completa. Chi mi conosce sa che ero praticamente morto. Io non lo sapevo. Solo, ho cominciato a piangere». […] Inizio 2024. […] ha dato la svolta alla sua vita: «Devi fare qualcosa, qui rischi davvero di morire, mi dicevo. Sì, avevo paura». […]
«Prima sono andato al Sert. Sono stati comprensivi, collaborativi. Ma avevo un'altra grande paura: diventare dipendente dai farmaci. Quindi, con la mia famiglia, mio cugino Mamadou Diallo, Elena Rovera – la mia migliore amica di sempre – e Alessandro Crisci del Gruppo sportivo Passatore di Cuneo, abbiamo trovato "Narconon Piemonte", una struttura a Villafranca d'Asti che si occupa di recupero dalle tossicodipendenze. Non sapevo più chi ero. Nessuno mi ha dovuto convincere: volevo assolutamente cambiare la mia vita».[…] Il riscatto di Lys, iniziato tra febbraio e marzo, è durato cinque mesi. […]