LESBO-VOLÉE - MARTINA NAVRATILOVA PRENDE A RACCHETTATE MARGARET COURT CHE HA DEFINITO I GAY CREATURE DEMONIACHE: “RAZZISTA E OMOFOBA” – "NOI DONNE PRONTE A GIOCARE 5 SET MA CI DEVONO PAGARE COME GLI UOMINI – SERENA WILLIAMS? TORNERA’, DA MAMMA, FORTE COME PRIMA MA NON SO SE È LA MIGLIORE DI SEMPRE: MI SEMBREREBBE DI SVILIRE ME STESSA – VIDEO
Gaia Piccardi per il Corriere della Sera
La signora che non ha mai avuto paura di guardare negli occhi la vita, dirige lo sguardo luccicante di malinconia verso un punto indefinito dell' orizzonte di questo caffè parigino troppo moderno per accorgersi dei 60 anni di storia sotto il panama bianco.
Storce la bocca come quando cercava l' ispirazione per un servizio vincente. Accarezza con il pollice destro una vena in rilievo sulla mano sinistra.
Sospira. «Sono davvero preoccupata, sai: Donald Trump mi succhia l' aria dai polmoni...».
Un pomeriggio di chiacchiere insieme a Martina Subertova, diventata Navratilova grazie al secondo marito della madre Jana, 18 titoli dello Slam in un' esistenza densissima, è un' occasione che non va sprecata parlando solo di sport. Il tennis, certo, è stata la zattera su cui solcare le onde del destino.
«L' ho amato, lo amo e lo amerò sempre e credo che il successo al Roland Garros della giovane lettone Jelena Ostapenko sia una buona notizia». Non abbiamo visto una smorzata in tutta la finale, però, Martina: «Certo a me piace la varietà, quella che mettevo io nel mio tennis. Ma apprezzo anche i contrasti tra le giocatrici difensive e le grandi colpitrici da fondo. Quindi, senti, a me Jelena diverte: vedrai sull' erba di Wimbledon...».
Affascinante di imprese e conquiste, bella (assai) dentro, ordina da bere e volta pagina.
A Parigi, nel torneo delle leggende, ha mostrato fiera la cellulite sulle cosce di mezza età, che molto hanno corso e vissuto. E d' altronde, del conformismo e delle apparenze, Martina se n' è sempre fregata.
È diventata americana quando la cortina di ferro era un muro nella mente, non un reperto storico, e lesbica quando dichiararsi omosessuale non era chic né di moda.
È sopravvissuta al cancro raccontandone in pubblico e a chissà cos' altro, che ha scavato rughe non abbastanza profonde da scalfirne l' intelligenza.
Ha voglia di parlare, Martina. Non del passato, quello decanta nei libri. Dei suoi temi, piuttosto. Eguaglianza di genere, diritti degli omosessuali, parità tra tennisti e tenniste: il mondo attuale, insomma, quello alle spalle non le interessa granché. Pare incredibile, Martina, ma nel 2017 c' è ancora chi mette in dubbio che le ragazze non meritino pari trattamento economico. Sorride amara: «Dipendesse da certi maschi, giocheremmo ancora sul campo numero 15. Non è che possiamo perdere tempo ad aspettare che il resto del pianeta stia al passo con noi.
Uguali diritti significa premi uguali. Punto. Vogliono farci giocare tre set su cinque? Parliamone. Ma non c' è dubbio che uomini e donne vadano ricompensati allo stesso modo». È in polemica - a distanza - con l' australiana Margaret Court, a 74 anni attuale detentrice del record di Slam al femminile (24, tre più di Serena Williams:
«Tornerà, da mamma, forte come prima ma non chiedermi se è la migliore di sempre: mi sembrerebbe di svilire me stessa e le altre campionesse...»), che nel suo ruolo di pastore di una chiesa cristiana di Perth ha definito gay e transgender «creature demoniache». Martina si arrabbia davvero: «Ha torto! E non si rende conto dei danni che fa quando pronuncia certe frasi omofobiche e razziste.
NAVRATILOVA RICHARDS BILLIE JEAN KING
Ai ragazzi, soprattutto: gay, trans, bisessuali. I suoi discorsi pieni di odio provocano traumi. Un terzo dei teenager americani si suicida a causa dell' orientamento sessuale che non viene accettato. Un terzo, ti rendi conto? Significa centinaia e centinaia di ragazzi. E questo solo negli Usa. Sono sicura che succede anche in Australia, per colpa di persone come la Court. Non puoi permetterti di offendere così la comunità Lgbt, non è giusto».
rosie o’donnell e martina navratilova
Vive a Miami. Negli Usa, però, oggi è a disagio. «Sono in disaccordo con tutte le opinioni e le decisioni di Donald Trump. Non si può stare zitti e subire. E nemmeno andarsene: trasferirmi in Europa sarebbe la sconfitta più grande. Quando le cose vanno male bisogna lottare per cambiarle.
Come americani abbiamo il dovere di alzarci e gridare che così non va. Io credo davvero che Trump sia una minaccia per gli Stati Uniti e il mondo intero. Il potere che ha in mano mi terrorizza. Spero che non duri a lungo».
Lei che è stata una stella polare per generazioni di donne, che punti di riferimento ha oggi? «Nelson Mandela, che purtroppo non ho mai incontrato. È presto per dire in quale ruolo passerà alla storia Emmanuel Macron ma lui potrebbe diventare una di quelle persone cui essere grati per un cambiamento. La senatrice Kristen Gillibrand di New York sta facendo un buon lavoro: cercherò di convincerla a correre per la presidenza». Di cosa sei più fiera? «Di essere stata una brava figlia». Cosa ti rende felice?
serena williams su vanity fair
«Essere una buona compagna per mia moglie e una buona madre per i nostri figli».
Il giorno dopo arriva una mail: «Ho ripensato alla tua domanda sulla mia stella polare. Non è facile rispondere perché ho la sensazione che Trump abbia succhiato tutta l' aria dell' universo. Ma voglio aggrapparmi a ciò in cui ho sempre creduto: le donne.
Quelle di colore, in particolare, perché devono superare ostacoli infinitamente superiori ai nostri. Vai a vedere Hidden Figures («Il diritto di contare» ndr ). Ciao, Martina».
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