bologna lazio mihajlovic 3

LA LUNGA LOTTA DI SINISA - MIHAJLOVIC SCOPRÌ DELLA SUA MALATTIA QUASI PER CASO, A LUGLIO DEL 2019, MA NON SI FECE METTERE I PIEDI IN TESTA DALLA LEUCEMIA E DECISE DI TORNARE IN CAMPO DOPO UN MESE DALLA FINE DEL PRIMO CICLO DI CURE - LA RICADUTA A MARZO DEL 2022: "QUESTA MALATTIA È MOLTO CORAGGIOSA NEL TORNARE AD AFFRONTARE UN AVVERSARIO COME ME, MA SONO PRONTO A DARLE UN'ALTRA LEZIONE" 

mihajlovic

Andrea Ramazzotti per www.gazzetta.it

 

Sinisa Mihajlovic alla fine si è arreso, ma ha lottato come un leone contro la leucemia acuta mieloide che gli era stata diagnosticata, la prima volta, nell’estate 2019, quando era allenatore del Bologna. Con la squadra già in ritiro a Castelrotto, era stato lui stesso, il 13 luglio 2019, a rendere nota la battaglia che avrebbe affrontato.

 

“Ricevere la notizia della malattia – ammise con gli occhi lucidi in conferenza stampa – è stata una bella botta e sono rimasto due giorni chiuso in camera a piangere e a riflettere. Mi è passata tutta la vita davanti... Ora che farò? Rispetto la malattia, ma la guarderò negli occhi, la affronterò a petto in fuori e so già che vincerò questa sfida, non vedo l'ora di andare in ospedale: prima comincio le cure e prima finisco.

SINISA MIHAJLOVIC

 

La leucemia è in fase acuta, ma attaccabile: ci vuole tempo, ma si guarisce. Non voglio far pena a nessuno, ma spero che da questa storia tutti capiscano due cose: nessuno è indistruttibile e la prevenzione è importante. Nella mia vita ho sempre dovuto combattere, nessuno mi ha regalato nulla e sono sicuro che da questa esperienza ne uscirò come un uomo migliore”.

 

SINISA MIHAJLOVIC

Il padre di Sinisa era morto a causa del cancro e per questo il serbo si sottoponeva spesso a prove tumorali. Così nell’estate 2019 aveva scoperto la maledetta malattia che adesso lo ha portato via.

 

CHEMIO E INTERVENTO

Mihajlovic si era sottoposto al primo ciclo di terapie al Sant'Orsola di Bologna già a luglio e, con l’ok dei medici, il 25 agosto era andato in panchina al Bentegodi per il match contro l’Hellas Verona. Poi un secondo ciclo, la visita sotto la finestra della sua stanza dell’ospedale ricevuta dalla squadra reduce dalla vittoria in rimonta a Brescia (4-3) e il trapianto di midollo osseo, il 29 ottobre. Al suo fianco, oltre allo staff dell’ospedale, il responsabile sanitario del Bologna, Gianni Nanni, che informava i giocatori sullo stato di salute del loro allenatore.

 

sinisa mihajlovic

Le cose sembravano andare bene e il 26 novembre, chiuso il terzo ciclo di chemio, aveva parlato insieme ai medici del Sant’Orsola per fare il punto della situazione. “Questi quattro mesi sono stati difficili – confidò – ma voglio usarne una citazione di Vasco Rossi: 'Io sono ancora qua'. Non mollerò niente perché allenare mi fa sentire vivo". In quei lunghi 120 giorni tra chemio e operazione aveva allenato da remoto, ovvero collegato attraverso il pc con il suo staff e la squadra. Poi gradualmente era tornato a Casteldebole e allo stadio per le gare del Bologna.

 

“Prima la pazienza non era il mio forte, ora mi godo ogni minuto di ogni giornata. Sembra una cosa da niente, ma prendere una boccata d'aria diventa una cosa bellissima. Non mi sono mai sentito un eroe per quello che sto facendo. Sono un uomo, dal carattere forte ma un uomo, con tutte le sue fragilità. E queste malattie non le puoi vincere solo con il coraggio: servono le cure. Voglio dire a tutte le persone malate gravemente che non c'è da aver paura, di piangere e di sentirsi deboli. Quello che non devono perdere mai è la voglia di vivere".

sinisa mihajlovic

 

 L’8 dicembre era in panchina per Bologna-Milan e venne accolto dall’ovazione del Dall’Ara. A gennaio 2020, pur dovendo mantenere certe precauzioni, pensava di aver superato il momento più difficile. E invece…

 

COVID E RICADUTA

Nell’agosto 2020, al rientro dalla vacanza a Porto Cervo, Sinisa era risultato positivo al Coronavirus: era stato in isolamento due settimane, ma totalmente asintomatico. “Dopo la leucemia, tre cicli di chemio e un trapianto di midollo, il Covid è stato come bere un bicchiere di acqua” raccontò a settembre alla Gazzetta dello Sport. Seguirono mesi in cui Sinisa ha potuto pensare solo al campo e ai risultati positivi ottenuti con il Bologna, sempre salvato con anticipo.

 

sinisa mihajlovic

 Il 27 marzo 2022 l’annuncio che la leucemia era tornata ad aggredirlo e il nuovo ricoverato al Sant’Orsola. "Questa malattia è molto coraggiosa nel tornare ad affrontare un avversario come me - disse -, ma sono pronto a darle un'altra lezione. Questo è il percorso della mia vita, a volte si incontrano delle buche improvvise, si può cadere e bisogna ritrovare la forza per rialzarsi".

 

Dall'ospedale era uscito 35 giorni più tardi, il 2 maggio. Il 28 aprile, però, la squadra era andata a trovarlo un’altra volta per cantare cori da stadio ("Sinisa is on fire") sotto la finestra della sua stanza. C’era da festeggiare la vittoria del giorno prima nel recupero del Dall’Ara contro l’Inter. Il serbo non riuscì a trattenere le lacrime.

 

ESONERO

sinisa mihajlovic

 Mihajlovic è stato esonerato dal Bologna il 6 settembre dopo che aveva ottenuto 3 pareggi e 2 sconfitte nelle prime 5 giornate. Ha chiuso l’esperienza sotto le due Torri dopo 164 panchine e 4 salvezze consecutive. “Dopo tre anni e mezzo di calcio, di vita, di lacrime di gioia e di dolori – scrisse in una lettera aperta - sarò sempre uno di voi che siete fratelli e concittadini”.

 

sinisa mihajlovic e la moglie

Poi con la consueta schiettezza: “Non capisco questo esonero. Lo accetto, come un professionista deve fare, ma ritenevo la situazione assolutamente sotto controllo e migliorabile. Faccio fatica a pensare che tutto questo dipenda solo dagli ultimi risultati e non sia una decisione covata da più tempo. Peccato. La malattia? Non mi sto più curando, sto solo facendo controlli, sempre più saltuari, e nulla mi impedisce di lavorare e andare in panchina”. Tre mesi dopo la situazione purtroppo è cambiata. Ciao Sinisa, ci mancherai.

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