paolo baratta e christine macel

CHE MACEL ALLA BIENNALE! - PRESENTATA A VENEZIA LA 57ESIMA EDIZIONE: LA CURATRICE SARA’ LA FRANCESE CHRISTINE MACEL: TRA CONFLITTI E FORZE REGRESSIVE (TRUMP?) RIMETTO AL CENTRO LA FIGURA DELL'ARTISTA” - CI SARA’ UN "TRANS-PADIGLIONE" AD UNIRE ARSENALE E GIARDINI

BARATTA MACELBARATTA MACEL

Pierluigi Panza per il Corriere della Sera

 

La figura dell' artista e del suo atto creativo sarà al centro di Viva Arte Viva, titolo della 57ma Biennale d' Arte (13 maggio-26 novembre), presentata ieri a Venezia, alla quale hanno aderito 85 Paesi.

 

«La Biennale è il luogo di nascita delle opere d' arte che qui iniziano il loro cammino e quest' anno intendiamo riscoprire quel particolare umanesimo che celebra la capacità dell' uomo di non soccombere ai fatti quotidiani», ha introdotto il senso dell' appuntamento il presidente dell' istituzione, Paolo Baratta, quasi recuperando il sociologo Marcuse. Per realizzarlo ha chiamato come curatrice la francese Christine Macel, che realizzerà un «poema epico» in un prologo, otto episodi e un epilogo. Su 120 artisti 103 sono presenti per la prima volta.

 

BARATTABARATTA

Marcel si pone in discontinuità con il precedente curatore, Okwui Enwezor: meno ideologica e meno ossessionata dal nuovo, più allarmata dai pericoli che corre l' umanesimo in un mondo schiacciato da tecnologia e conflitti.

 

«Dopo quello che è successo in questo ultimo anno nel mondo, carico di conflitti e forze regressive (pensa a Trump?, ndr ) sono contenta di rimettere al centro la figura dell' artista», afferma. «La mia Biennale si interroga su cosa sia un artista, cosa fa, di cosa si alimenta, cosa pensa...». Intenzioni che si concretizzeranno in un «Trans-padiglione» che «unisce» Arsenale e Giardini.

 

Il trans-viaggio inizia dal Padiglione centrale dedicato alla fenomenologia della creazione, ma anche all' otium latino, «che è alla base della ricerca». Qui si vedranno Franz West in stile Falstaff sdraiato sul divano a fare la pennica (o a pensare?), Dawn Kasper trasferirà qui per sei mesi il proprio atelier e Olafur Eliasson inviterà studenti e migranti per realizzare lampade.

MACELMACEL

 

Nel Padiglione del libro le filippine Katherine Nunez & Issay Rodriguez, 25 anni, post native digitali, illustreranno la riscoperta dei volumi e l' abbandono degli ebook; in quello sulle paure fa un timido capolino il figurativo, mentre in quello della Comunità ci saranno opere della sarda Maria Lai, che legò alla montagna i cittadini di Lanusei.

 

PIERLUIGI 
PANZA 
PIERLUIGI PANZA

Qui trova posto anche la decana della mostra, la 96enne coreografa Anna Helprin. Nel padiglione della Terra c' è la Casa galleggiante del gruppo nipponico The Play, mentre la brasiliana Erika Verzutti farà un cimitero degli animali; in quello sulle tradizioni ci si interroga sul destino della modernità, mentre in quello più trans di tutti, dedicato agli sciamani, si esplora l' artista come missionario: torna così in Biennale Ernesto Neto con i suoi rituali amazzonici.

 

Nel padiglione dionisiaco l' estasi è tutta al femminile: Courbet sarebbe un pallido interprete. Uno «spettacolo pirotecnico» sarà il Padiglione dei colori, con opere di Giorgio Griffa, Dan Miller, Karla Black. Finale al Padiglione del Tempo, con Edith Dekyndt che continua a depositare polvere in un rettangolo illuminato.

 

PAOLO BARATTA E CHRISTINE MACELPAOLO BARATTA E CHRISTINE MACEL

Infine i progetti. La Tavola Aperta è un tavolo dove si pranza con un artista (posti in vendita, pranzo filmato in streaming), menù sconosciuto. Il progetto Pratica d' artista è un luogo dove gli artisti postano un video sul loro lavoro in atelier. Tra i padiglioni nazionali saranno per la prima volta presenti quelli di Antigua e Barbuda, Kiribati, Nigeria, Kazakistan.

 

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