stephen m. ross

MILAN A STELLE E STRISCE - IL MAGNATE AMERICANO ROSS PRONTO A VERSARE 450 MILIONI PER I ROSSONERI CON UNA BUONUSCITA A MISTER LI – IL PATRON CINESE SE NON PAGA 10 MILIONI ENTRO IL 4 GIUGNO SE NE DOVRÀ ANDARE

stephen m. ross

TOBIA DE STEFANO per Libero Quotidiano

 

C' è una data che ogni buon tifoso del Milan dovrebbe segnare con il circoletto rosso sulla propria agenda. Si tratta del 4 giugno: il termine ultimo che il consiglio d' amministrazione della società rossonera ha concesso al patron Yonghong Li per versare un' ulteriore tranche da 10 milioni del secondo aumento di capitale da 60.

 

Se entro il prossimo lunedì non dovesse arrivare quel bonifico, il club di via Aldo Rossi passerà ad Elliott, l' hedge fund che ha prestato 308 milioni a mister Li per rilevare il Milan da Silvio Berlusconi, e lo stesso Li perderà i circa 500 milioni che ha stanziato (lui o chi per lui) per chiudere l' operazione.

mister li

 

Ma c' è un' alternativa. Della quale si parla in modo più o meno esplicito da un paio di mesi e che sembra abbia preso corpo una decina di giorni fa.

Sul tavolo dell' uomo d' affari di Hong Kong infatti sarebbe arrivata un' offerta da 450 milioni più lauta buonuscita per Li recapitata da Goldman Sachs per conto del miliardario statunitense Stephen Ross.

 

CHI SONO? Su Goldman si sa tutto. Si sa che è una delle più grandi banche d' affari al mondo e che ha una certa confidenza con il mondo del calcio. Solo in Italia, per dire, ha promosso (nel ruolo di book runner) un bond da 300 milioni che ha portato un po' di liquidità nelle casse dell' Inter e ha prestato 230 milioni (con scadenza 2022 e un tasso d' interesse del 7%) alla Roma di Pallotta.

 

stephen m. ross

Mentre per il grande pubblico è meno conosciuta la figura di Ross. L' imprenditore americano ha poco meno di 80 anni (78 per la precisione) e può vantare un patrimonio da 7,5 miliardi di dollari. Si sa che è il proprietario dei Miami Dolphins, football americano, e che la sua storia è costellata da affari di successo in due settori: da una parte il mattone e dall' altra lo sport.

 

La sua Related Companies dà lavoro a circa 3 mila persone e negli anni ha sviluppato grandi progetti immobiliari come il Time Warner Center a New York e la CityPlace a West Palm Beach. Ed stato lo stesso Ross a inventare nel 2013 l' International Champions Cup, il mega-torneo che coinvolge le maggiori squadre al mondo con sfide incrociate tra Stati Uniti, Cina e Singapore.

 

Insomma, è bastato fare due più due per associare l' interesse di Ross al Milan con la possibilità di costruire il nuovo stadio della società rossonera.

fassone esce dallo studio legale gattai minoli agostinelli

 

Ma siamo troppo avanti. I fatti dicono che il Milan a oggi è ancora nelle mani di Yonghong Li.

 

L' ACCELERAZIONE In realtà fino a pochi giorni fa mister Li non aveva nessuna intenzione di mollare il colpo. Era convinto che alla lunga le cose si sarebbero sistemate. E che nei prossimi mesi (entro il 15 ottobre) avrebbe trovato una soluzione per rifinanziare i 380 milioni (debito più interessi e commissioni) che doveva a Elliott. Ma non aveva fatto i conti con la decisione dell' Uefa.

 

stephen m. ross

La bocciatura del settlement agreement e la prospettiva di ritrovarsi una squadra fuori dalle coppe (si decide a metà giugno) potrebbe creare un gravissimo danno d' immagine al club di via Aldo Rossi e un depauperamento dell' asset (il Milan stesso) messo a garanzia del prestito dell' hedge fund americano. E così il consiglio d' amministrazione dello scorso 25 maggio si è trasformato in una vera e propria resa dei conti. All' uscita, l' ad Marco Fassone, ha cercato di tranquillizzare tutti, ma la verità è che a mister Li è stato presentato un vero e proprio ultimatum: hai 7 giorni per un ulteriore aumento di capitale da 10 milioni, altrimenti sei fuori.

 

Goldman e Ross pagherebbero questi 10 milioni al posto di Li e metterebbero sul piatto, oltre ai 450 milioni, anche una ricca buonuscita per l' uomo d' affari cinese. Ma attenzione a dare l' operazione per scontata. Con l' uomo d' affari di Hong Kong non è mai detta l' ultima parola e i colpi di scena (è già successo) sono dietro l' angolo.

gattuso mirabelli fassone

 

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE ARRIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…