william n.copley

MEMORIE DELLE MIE PUTTANE IGNOTE - A MILANO LA FONDAZIONE PRADA OSPITA UNA MOSTRA DEL PITTORE EROTOMANE E ANARCHICO WILLIAM N. COPLEY - IRRIDEVA LA SUA AMERICA E L’URSS: LE SUE BANDIERE IN TESSUTO SVENTOLANO CONTRO LA GUERRA FREDDA

Pierluigi Panza per il Corriere della Sera

 

WILLIAM COPLEYWILLIAM COPLEY

Si potrebbe dire che, come Leonardo da Vinci, cercò per tutta la vita di dare un volto a quella madre che non aveva mai conosciuto. Leonardo lo fece dipingendo Madonne e Sant' Anne; l' americano William N. Copley (1919-1996) dipingendo prostitute. Tante, da sole, con uomini, in gruppo in un ossessivo kamasutra californiano che negli anni Ottanta lo portò persino a realizzare un Monumento alla Prostituta ignota , risposta radical-pacifista a quelli per i Militi ignoti.

 

Era nato orfano, quest' apprendista stregone, collezionista d' arte e pittore espressionista-kitsch al quale a Milano la Fondazione Prada, con la Menil Collection, dedica da oggi una mostra con opere sue e di surrealisti da lui collezionati. Fu adottato da una ricca famiglia di editori di Los Angeles, repubblicani e conservatori fino al midollo.

 

WILLIAM N.COPLEYWILLIAM N.COPLEY

La miscela detonò subito: un disastro a scuola, iscritto al Partito comunista dagli anni Quaranta, bevute, donne, cinque o sei mogli, vari figli. Diventa giornalista per caso, poi poeta autodidatta (molti suoi quadri hanno scritte), sbocca all' arte grazie al cognato, John Ployard, che lavora per Walt Disney e gli fa conoscere Max Ernst. Si trasferisce a Parigi ed è subito ossessionato dall' erotismo. Ma anche dall' anarchismo: le sue bandiere in tessuto sventolano contro ogni nazione e contro la Guerra Fredda, trovando in questo una simbolica comunanza con il periodo attuale.

 

Spendendo i soldi della famiglia, Copley sublima le sue perversioni dipingendo e fondando una galleria che fa conoscere artisti come René Magritte, Yves Tanguy, Man Ray, Joseph Cornell, Robert Matta e Max Ernst. Di molti diventa amico, raccoglie le opere creando la più importante collezione di Surrealismo sulla West Coast. La pulsione del collezionista è di carattere sessuale, come da teoria freudiana, e in Copley pulsione erotica e collezionistica diventano ossessioni.

WILLIAM N.COPLEYWILLIAM N.COPLEY

 

Sostiene artisti con la sua rivista «S.M.S.» (acronimo di Shit Must Stop ) e con la sua fondazione, ribattezzata Cassandra; promuove Walter De Maria, Andy Warhol, Claes Oldenburg… Grazie a Marcel Duchamp, con il quale ha contatti strettissimi, sviluppa rapporti con la famiglia Menil che gli compra le opere.

 

Vorrebbe socializzare i temi sessuali sbattendoli in faccia senza mediazioni; ma è autoreferenziale e firma le sue donne con la sigla «CPLY» perché tutte le «O», scrisse un critico americano, «le ha usate per il sedere delle donne».

 

Alla metà degli anni Sessanta la California è un crocevia di sollecitazioni; gli studenti di Berkeley studiano Marcuse, leggono Ferlinghetti e Kerouac, si affermano i Figli dei fiori, dilaga la droga e Copley vive questo clima dell' America libertaria o, come racconta il curatore Germano Celant, «vive la matrice californiana, un contesto ancora da scoprire perché dopo la Biennale del '64, che premiò Robert Rauschenberg, la bilancia della ricerca pittorica si spostò dall' Europa a New York, che diventò il centro dell' universo ed escluse gli altri.

 

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Lui vive in un clima alla Orson Welles, il lotta con il Grande Fratello rappresentato dalla famiglia, appassionandosi a Francis Picabia, che è il suo liberatore verso il folk e il kitsch». La Nuit espagnole (1922) di Picabia è sullo sfondo di molte sue tele.

 

Ci sono foto in cui è travestito come Mozart, altre come un guerrigliero sudamericano. La sua opera diventa un contributo critico contro la «manipolazione» del sistema famigliare o, se si vuole, la testimonianza anticipata della crisi delle «nuove famiglie». Alla fine Copley si stufa un po' di tutto, anche della collezione e incomincia a regalare le opere. Poi, nel 1978, vende (quasi) tutto in asta.

 

WILLIAM N.COPLEYWILLIAM N.COPLEY

I suoi lavori sono per lo più acrilici su tela di grandi dimensioni e accecanti colori, più qualche collage. Sono ricchi di citazioni più di quanto si possa immaginare da uno così: in The Accident del 1983, ci sono citazioni pop da Déjeuner sur l' herbe di Manet, squarci di Cappella Sistina e il suo autoritratto; in I am Sacrificed del 1986 una citazione da Goya ma in chiave ferocemente anticlericale; rifà la sedia di Van Gogh in Electric Chair del 1970 e anticipa un po' Maurizio Cattelan con il suo wc Untitled del 1971 e il dito medio in Portnoy' s Complaint del 1973.

 

Prada lo espone in concomitanza a una seconda rassegna (oltre al permanere di quella, molto forte, incredibilmente vicina di Kienholz) di Tobias Putrih (Kranj, Slovenia, 1972) intitolata Slight Agitation ¼ , tre installazioni site-specific all' interno della vecchia cisterna da tempo divenuta spazio espositivo.

 

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