MITORAJ: MITO O MITOMANE? - LO SCULTORE POLACCO VIENE CELEBRATO DAL “CORRIERE” COME L’ULTIMO DIFENSORE DEL “BELLO” IN SENSO CLASSICO: DA RIMBOCCARSI LE PALLE - MA L’ARTE NON DOVREBBE ESSERE FIGLIA DEL PROPRIO TEMPO?

Alessandra Mammì per Dagospia

 

mitoraj veneziamitoraj venezia

Letto Sabato scorso sul “Corriere della Sera”: «Talvolta Igor Mitoraj fonde il mondo romano con quello etrusco, mentre quello greco lo confronta con la Storia. Mondi frammentari (ma, qui, volutamente), come frammentari sono le liriche di Saffo. Che nascono dall’emozione e all’emozione si consegnano senza condizioni». Firma : Sebastiano Grasso. Gancio di cronaca: mostra palazzina dell’Opera del Duomo,  Museo delle Sinopie,  cattedrale di Pisa (catalogo con testi di Luca Beatrice, Francesco Buranelli e Antonio Paolucci). 

 

Eh la miseria! Romani, etruschi, greci più la Storia (maiuscola) e persino Saffo... Degno di scomodar tanta roba forse non è neanche de Chirico. Ma Mitoraj, scultore polacco di robusti studi accademici, gode di una strana aura: quella del santo e dell'eroe che difende la bellezza nella barbarie del mondo.

mitoraj valle dei templi di agrigentomitoraj valle dei templi di agrigento

 

 Contro tutto contro tutti e soprattutto contro quel complotto di galleristi, critici e mercato che invece di palpitare per il Bello perduto, ingannano il mondo con marmorei ditoni Cattelan e colorati pupazzoni di Koons.

 

Forse per questo lo scultore  post-neo-pompier che rammenda angeli e faccioni extra large con naso diritto e boccoli piatti ai lati delle tempie, gode di tanto successo tra i flagellanti del “tempora/mores”.

 

mitoraj ai mercati di traiano romamitoraj ai mercati di traiano roma

E purtroppo non solo loro, visto che grazie a tali esempi di metafisica dal sapore EuroDisney, Mitoraj impupazza le nostre città e i nostri giardini (vedi giardinetto di Ponte Mazzini a Roma fino al grande giardino di Boboli a Firenze). Gli amministratori infatti apprezzano. Perchè Mitoraj lo capiscono anche loro.

 

L'angelo caduto, Eros alato, Ikaria, Ikaro alato ,Osiride ferito, il frammento di storia, un bel po' di romano, una presa di etrusco e greco quanto basta. Il tutto però non sempre scolpito in marmo (che si fatica). Molto dell'antico di Mitoraj è prodotto in resina moderna. Perché lui, sempre secondo il Corriere: “parte sì dalla fusione del mondo greco con quello romano, ma vi applica elementi moderni. Come le bende, per esempio”

mitoraj a cracoviamitoraj a cracovia

 

E' l'Arte (maiuscola) ferita dai tempi corrotti. Quelli da cui Mitoraj e suoi cantori fuggono invocando la Bellezza (termine pericolosissimo che spesso giustifica scempi drammatici) e rifiutandosi di vedere la realtà.

 

Quella realtà che gli artisti per mestiere da sempre sintetizzano in un' immagine, in un segno, in  un linguaggio. Lo fa Richard Prince con i suoi cowboy delle Marlboro che compra dal tabaccaio, Damien Hirst con le sue cristologiche farmacie e tormentose ipocondrie, Jeff Koons con la monumentalizzazione del Pop di un Paese smarrito, Vezzoli con il culto del red carpet e delle celebrities.

igor mitorajigor mitoraj

 

E' il mondo che li circonda, il paesaggio che vedono la mattina quando si svegliano aprono il computer, accendono il televisore, rispondono agli amici su Facebook o controllano il loro smartphone.  Dove scarseggiano Ikaros e volti etruschi. Perché come diceva Kandinskij  “ogni opera d'arte è figlia del proprio tempo e madre della nostra sensibilità”. Kandinskij: mica Damien Hirst. O anche quell'astratto degenerato di Kandinskij fa parte della cupola?

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