la mostra di pittura di sylvester stallone

IL PENNELLO DELLO STALLONE - AL MUSEO D’ARTE MODERNA DI NIZZA SYLVESTER STALLONE INAUGURA LA SUA MOSTRA DI PITTURA - IL SUO “ASTRATTISMO IPERCARICO” È MEGLIO DELLE SUE GIACCHE E DI ALCUNI SUOI FILM

Alberto Mattioli per “la Stampa”

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I quadri di Rambo sono dipinti «alla Rambo»: un’esplosione. Per fortuna, solo di colori. Certo è bizzarro: Sylvester Stallone ha scelto proprio il periodo di Cannes per presentare le sue opere a Nizza, mezz’ora di treno più in là. Che Rocky fosse un collezionista (Rodin, Bacon, Warhol) lo si sapeva. Meno noto che dipinga, e da sempre.

 

Anche perché è soltanto la terza volta che espone: si segnalano precedenti non memorabili in Svizzera nel 2011 e in Russia nel ‘13, ma in gallerie private. Invece stavolta la retrospettiva «Real Love» è visitabile (fino al 30) al Mamac, il Musée d’Art Moderne et Contemporaine di Nizza, uno dei più prestigiosi di Francia.

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La vernice, sabato, è stata clamorosa. Stallone si è appalesato in camicia e calzini viola e giacca a scacchi grigi e rosa, con contorno di bodyguard muscolosi quasi quanto lui. E ha ricevuto un’accoglienza trionfale, con centinaia di ammiratori, selfie, autografi e scambi di battute con la folla.

 

Primo fan, il primo cittadino sarkozysta di Nizza, Christian Estrosi, noto soprattutto per le posizioni «alla Rambo» su problemi delicati tipo la costruzione delle moschee o l’immigrazione («L’Italia la smetta di fare la generosa con il territorio degli altri», disse in una memorabile occasione lamentando che les italiens facessero passare troppi immigrati) e per il divieto di sventolare bandiere algerine durante i Mondiali di calcio.

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«Lei non è solo un attore che ha dei muscoli e, come Ercole, affronta battaglie titaniche»: così il sindaco ha salutato la star. Appunto: il non solo Ercole ha spiegato di aver iniziato a disegnare a otto anni, di non avere mai smesso e che, «contrariamente al cinema, nell’arte non c’è competizione. Bisogna soltanto dare il meglio».

 

Mettendo se stessi su tela (magari dopo aver messo gli altri al tappeto, come Rocky): «Ho sempre praticato la pittura per esprimere le mie emozioni più profonde. Quando attraverso una crisi, dipingo meglio di quando sono felice». E allora questa retrospettiva 1975-2015 diventa, come da didascalie, «un violento diario intimo».

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ASTRATTISMO IPERCARICO

Insomma com’è, il Rambo artista? Da non addetto ai pittori, direi nemmeno male nel suo astrattismo ipercarico. In ogni caso, meglio i suoi quadri delle sue giacche. Magari non sono molto originali: si vede subito che a mister Stallone piacciono Warhol, Rothko e magari gli espressionisti tedeschi. Colpisce un quadro, Finding Rocky, ma soprattutto per la data: 1975, quando la saga boxistica che avrebbe portato molto fortuna a Stallone e al suo conto in banca era ancora solo un progetto.

 

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E Death on a friend, di due anni posteriore, svela lo Stallone che non t’aspetti, con il cuore spezzato per la morte di un amico. Gli unici altri soggetti riconoscibili sono Michael Jackson in una tela del 2010 e un Rocky molto warholiano in The Arena, del 1999. In ogni caso, i quadri sono in tutto venti e la visita non richiede più di mezz’ora (invece il museo intorno è decisamente interessante, e naturalmente molto più vuoto).

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Il tutto con Cannes imperversante a due passi. Proprio lì, l’anno scorso, Stallone aveva presentato in anteprima I mercenari 3 con tutto il reparto geriatrico delle star d’azione, lui, Mel Gibson, Harrison Ford, Arnold Schwarzenegger e addirittura Dolph «Ti-spiezzo-in-due» Lundgren.

 

A Nizza, Sly ha fatto sapere a mezzo Nice-Matin che la saga dei mercenari continuerà con una quarta puntata. E che soprattutto è pronta ad andare nelle sale la settima di Rocky, titolo Creed: «È una bella storia, con un’estetica curata e un finale a sorpresa». Massì, tutto sommato, ancora meglio il cinema.

 

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