keith haring

KEITH HARING A MISURA DUOMO – NASCOSTO NELLA CASA DEGLI STUDENTI (COMPRATA DAI MORATTI) A MILANO CI SAREBBE UN MURALE DEL CELEBRE ARTISTA AMERICANO – ELIO FIORUCCI, SCOMPARSO NEL 2015, RICONOBBE IL TRATTO DI HARING E LO DEFINI’ “UN ESERCIZIO DI BOTTEGA” – IN CITTA CI SAREBBERO ALTRI GRAFFITI DELL'ARTISTA

Claudia Zanella per repubblica.it

KEITH HARINGKEITH HARING

 

Dal negozio di Elio Fiorucci alla città, Keith Haring ha lasciato il segno. E tra le vie del centro, nascosto in una stanza, ci sarebbe un murale del celebre artista americano. Fiorucci riconobbe a prima vista il tratto di Haring, ma l'opera non gli è mai stata attribuita ufficialmente.

 

Percorrendo via Laghetto, proprio di fronte alla Statale, c'è un palazzo di due piani, con le persiane colorate. Al pianterreno un bar con la libreria. Dal locale, attraverso una stretta porta di legno si accede alle scale di pietra che portano all'appartamento. Su ogni piano, pareti affrescate da motivi di tutte le epoche.

ELIO FIORUCCIELIO FIORUCCI

 

E tra la cucina e il ballatoio, si apre una stanza piena di disegni. Tutto è coperto da motivi geometrici blu che ricordano lo stile di Haring. Una storia che parte negli anni Ottanta, quando un gruppo di ragazzi dei centri sociali occupa la palazzina.

 

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"Al pianterreno c'era uno spazio comune, poi al piano superiore una cucina su cui si affacciavano le stanze", racconta Milly Moratti. E le pareti sono diventate le tele di tanti artisti e giovani che hanno lasciato la loro firma. Fino agli anni Novanta, quando sono stati sgomberati. La palazzina, di proprietà del Comune, è stata messa in vendita e comprata dalla famiglia Moratti. Per l'appartamento "abbiamo voluto mantenere la vocazione originaria". Così, i Moratti hanno deciso di affittare le stanze a universitari e ricercatori per periodi brevi. E come all'epoca, "è rimasto uno spazio frequentato da giovani e studenti".

 

Proprio durante una festa tra amici, qualche anno fa, dopo qualche bicchiere di troppo e approfittando di un momento in cui è stato lasciato da solo un ragazzo ha deciso di lasciare il suo ricordo. Con una pittura rosa acceso ha disegnato quello che, spiega la restauratrice Giuliana Pignolo, "agli inquilini della casa è sembrato il suo autoritratto" su due pareti della stanza. Sporcando però anche gli altri muri.

 

Così, per eliminare il vandalismo e ripristinare quello che c'è sotto è intervenuta Pignolo. E proprio preparando l'intervento, da un'analisi delle pareti e dei pigmenti, si è resa conto che c'era già stato un restauro del disegno sottostante. Un intervento, all'epoca, direttamente sul disegno, per sistemare le parti del murale rovinate dal tempo e dalla ristrutturazione dell'ambiente. Ma anche le pennellate originali, non sembrano fatte tutte dalla stessa mano.

 

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"Qualche anno fa ho mostrato a Fiorucci la stanza", racconta Moratti. "Era molto emozionato quando è entrato". Lo stilista, "ha riconosciuto il tratto di Haring che parte da un angolo per coprire tutta la parete", spiega indicando il lato corto della stanza. Ma dietro ai disegni sugli altri muri, ci sarebbero altri ragazzi. "Fiorucci l'ha definito 'un esercizio di bottega'". Perché "Haring era generoso, gli piaceva condividere la sua arte con altri ragazzi e incentivare le loro forme espressive". E questo, sarebbe particolarmente evidente in una delle due pareti lunghe, dove il colore non abbraccia tutto il muro in un motivo continuo.

 

Una parete che, scrive Giulio Dalvit sulla rivista accademica "Concorso. Arti e lettere", anche "se realizzata contemporaneamente alle altre, si discosta in termini stilistici dal motivo geometrizzante". Secondo Dalvit, tutto sarebbe stato realizzato alla fine degli anni Ottanta. Un periodo in cui Haring ha passato del tempo a Milano e non si è limitato ad affrescare il negozio di Fiorucci. Ci sarebbero in giro per la città e nelle case dei milanesi, graffiti dell'artista ancora da scoprire e nascosti al pubblico.

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Come ricorda Dalvit, ci sono anche "testimonianze del passaggio di Haring in via Laghetto" e che nutrono la leggenda sull'attribuzione del graffito su cui, però, manca la parola definitiva.

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