marino pallotta stadio

HABEMUS STADIUM! PALLOTTA, DOPO AVERCI PROVATO A FARE IL FURBETTO, SI PIEGA AL CAMPIDOGLIO E ACCETTA I VINCOLI: L’IMPIANTO RESTERÀ ALLA ROMA - MARINO AVVERTE: “SENZA INFRASTRUTTURE NON SI APRE NESSUNO STADIO”

Ettore Intorcia per “Il Corriere dello Sport

 

marino pallottamarino pallotta

Il sì della Giunta al “pubblico interesse” dello stadio della Roma è arrivato. E’ l’epilogo di una lunga partita che si è giocata nella notte tra mercoledì e giovedì: larga parte del Pd riteneva necessaria un’altra condizione da inserire nella delibera, l’indissolubilità del legame tra l’AS Roma e il suo stadio, che formalmente finirà sullo stato patrimoniale di un’altra società ad hoc facente capo alla proprietà americana.

 

«Una questione ridicola», aveva spiegato mercoledì il presidente Pallotta commentando le prese di posizione della maggioranza. Alla fine, però, ha dovuto accettare l’ultima condizione posta dal Campidoglio: la soluzione della trattativa è arrivata ieri mattina, quando la Giunta ha ricevuto una lettera dalla dirigenza giallorossa il cui senso Marino ha riassunto con la formula va bene, rendiamo più forte questo legame.

 

Formalmente, questo legame sarà sancito da una joint venture (un accordo commerciale tra la Roma e la società che costruirà lo stadio oppure la nascita di una terza società ad hoc, al Campidoglio non interessa il come) che permetterà al club giallorosso di partecipare ai ricavi che il complesso sportivo genererà al di fuori delle partite di calcio (per esempio: concerti) ma senza farsi carico dell’esposizione debitoria per sostenere l’investimento.

marino pallotta 2marino pallotta 2

 

In sostanza: la Roma non patrimonializzerà (lo stadio non sarà a bilancio tra gli asset di proprietà del club) ma capitalizzerà, cioè vedrà crescere i propri ricavi con entrate extra botteghino. Avrà l’impianto in concessione per 30 anni e, a rendere ancora più forte il legame tra il club e il suo stadio, godrà anche di un diritto di prelazione sull’acquisto dell’immobile qualora l’altra società decidesse di metterlo in vendita.

 

Quanto alla joint venture, sarà formalizzata all’atto della stipula della convenzione urbanistica, ultimo atto per dare il via ai lavori: c’è tutto il tempo per studiare la formula migliore. Oltre a questo vincolo, ci sarà anche la “penale” implicita dell’interesse pubblico: circa 160 milioni di euro che il proponente dovrebbe pagare se venisse meno agli impegni presi con l’amministrazione.

 

ignazio marino e pallotta alla presentazione dello stadio di tor di valleignazio marino e pallotta alla presentazione dello stadio di tor di valle

La linea Marino. Il sindaco Ignazio Marino considera questa delibera una vittoria sotto tutti i punti di vista: una dimostrazione di efficienza della macchina amministrativa della Capitale, ma anche una prova di estremo rigore sul piano politico e metodologico. «E’ una giornata memorabile, io penso che questo provvedimento possa essere uno sblocca Roma», commenta adattandosi alla terminologia dell’esecutivo Renzi. «Quello che avevamo ricevuto era una proposta irricevibile, così com’era non avremmo mai dato l’ok.

 

Un’amministrazione che investe sull’ambiente e sul trasporto su ferro non poteva accettare che ventimila persone arrivassero in moto e altrettante con la macchina. Volevamo un modello diverso: il 60% delle persone, per le partite o per gli spettacoli che lo stadio ospiterà. Daremo una nuova possibilità di mobilità a chi vive in quei quartieri. Abbiamo dimostrato di poter garantire rigore e trasparenza, con la schiena dritta e con un dibattito alla luce del sole».

tottitotti

 

Simultaneita’. «Sarà uno dei più grandi cantieri della Penisola. Un ecomostro? Avremo un parco di 34 ettari, più grande di villa Borghese, videosorvegliato ventiquattro ore su ventiquattro, come nelle città nordeuropee. Chiedo: la gente preferisce il buio e il degrado o un parco sicuro?», aggiunge Marino. Ricordando che nei prossimi mesi Roma vedrà al via cantieri per 4 miliardi di investimenti, di cui uno solo per Tor di Valle.

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Ribadisce, però, la condizione già espressa a Pallotta durante il colloquio di New York di fine agosto: «Non si apre nessuno stadio e non si fa nessuna partita, e quindi chi investe non ha introiti, se non sono completate tutte le infrastrutture. Vogliamo i servizi prima che Totti scenda in campo in quello stadio a giocare la prima partita nel 2017».

 

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